«Si vive per appartenere a qualcuno o a qualcosa». È questa la consapevolezza alla quale approdano Ellie e Liam, i protagonisti di Rego Park.
Entrambi hanno un passato doloroso alle spalle, entrambi hanno perso qualcosa: Ellie la vista e con essa la sua esistenza precedente, Liam un grande amore.
Si ritrovano in modo casuale a Rego Park, nel Queens, dove stanno cercando di ricostruire la propria vita, facendo i conti con ferite indelebili.
Eppure, quel silenzio interiore che Corrado Passi magistralmente sa raccontare si annulla nel momento in cui i due si conoscono e capiscono di essere necessari l’uno all’altra: «[Ellie] avrebbe voluto incontrarlo solo per questo, per dirgli che, da quel giorno, ogni singolo episodio in grado di perturbare la sua vita aveva il sapore della coincidenza, quel sentore che ci pervade quando troviamo qualcuno e, da quel momento, non abbiamo più bisogno di cercare altro».
Gli incontri possono dare la forza per intraprendere una strada di cambiamento. E questo è ciò che racconta la storia di Ellie e Liam, che sarebbe banale definire solo una storia d’amore. È piuttosto, una storia di formazione grazie alla quale i due protagonisti, anche con l’aiuto di personaggi aiutanti solo apparentemente secondari – Annie, Pam, Daisy – riescono, in un viaggio che li porta da New York a Los Angeles – a ridare forma a sé stessi, scontrandosi definitivamente con la parte di sé ancora legata al “prima” e specchiandosi nell’ampiezza dei propri vuoti da colmare.
Corrado Passi accompagna il lettore nei complessi meccanismi psicologici in cui si resta imbrigliati nei momenti di sofferenza e di crisi, davanti ai bivi nei quali la coscienza si smarrisce. Ed il percorso interiore dei personaggi è narrato in modo avvincente e mai banale, con un ritmo veloce e sostenuto, avvalendosi di un linguaggio asciutto ed elegante, a tratti poetico. Le descrizioni dei luoghi teatro delle vicende esistenziali dei due – Cape Town, il deserto afghano e iracheno, New York, l’oceano – mai puramente esornative, hanno il merito di aprire l’orizzonte immaginativo del lettore e di favorire la sua immedesimazione nei personaggi.
È più di una storia d’amore, quella di Ellie e Liam; è una storia di riconciliazione e redenzione: perché a volte, per curare certe ferite, l’amore non basta, ma ci vogliono il coraggio di tornare a credere in sé stessi e negli altri, la disponibilità a morire a sé stessi e rinascere, anche al di là dell’amore.
Sì, anche al di là dell’amore. Ellie e Liam, e con loro il lettore, si chiedono più volte nel corso del romanzo cosa significhi vivere. Ed alla fine approdano ad una consapevolezza profonda: forse vivere, in fondo, non è solo resistere, essere fedeli a sé stessi e combattere, ma sapersi disfare di ogni maschera, imparare a fermarsi, a saper contemplare.
«Ellie cammina a passi leggeri, sicuri, le mani come un timone per muoversi senza incertezze. Non ha più, il suo sguardo, il peso della rabbia e del rancore. Fuori c’è solo l’oceano, onde e cielo che si fondono senza interrompersi. Sembra accarezzarle con gli occhi, Ellie, quelle onde lunghe che si infrangono sulla roccia, mentre osserva la baia increspata dal vento e le montagne scure sullo sfondo. Si avvicina alla sedia. Forse ha sentito le balene, nascoste tra i flutti smeraldo, e ne ascolta l’eco lontana. Si siede e sorride, un gesto intenso, prolungato, di chi le cerca da sempre».
Maria Consiglia Alvino
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