C’era una volta… il lavoro in questo paese, che in qualche modo forse confuso e condizionato, c’è ancora. Nella fiaba si utilizza la narrazione per fornire spunti e stimoli che invitino i bambini a interrogarsi, a porre dubbi che possano allargare il proprio orizzonte sul mondo. Stefano Valerio ha colto una grande intuizione, proponendoci con il suo romanzo d’esordio, Saluteremo il signor padrone, una fiaba capace di suscitare riflessioni sul modo in cui viviamo il lavoro oggi in questa società italiana, che fatica più di altre a integrarne le evoluzioni e i cambiamenti.

Tutto ha inizio con una luna che ci pone la prima domanda: cosa accadrebbe se una mattina venti milioni di italiani decidessero di non andare a lavoro? Nel frattempo che questo interrogativo ci si presenta, non abbiamo il tempo di chiederci il motivo per cui questi connazionali abbiano dato le dimissioni. Lo immaginiamo già, e nei protagonisti vediamo incarnati degli archetipi, tutti casi reali di quando il rapporto lavorativo è malsano.

La parte centrale del romanzo ci pone davanti a questi dilemmi: come reagirebbe una Repubblica fondata sul lavoro? Come funzionerebbe un’economia senza “produttori”? Ecco che la reazione all’evento è portata avanti da imprenditori, politici, sindacalisti, militari degni della penna del primo Paolo Villaggio. La satira è allegra e potrebbe sembrare assurda, forse esagerata, ma non in un paese dove figure tecniche specializzate (come Vincenzo Di Nicola) rivoluzionano l’INPS e, allo stesso tempo, politici non specializzati in ambito tecnico e in età pensionabile dovrebbero rivoluzionare il modo in cui il paese si approccia alla tecnologia.

Catartico è il ruolo della tecnologia e del suo creatore, un giovane che, partendo da un permesso di soggiorno, si forma come ingegnere in Italia, fa esperienza all’estero, torna e assume il ruolo di Deus ex Machina. A lui spetta il compito di risolvere la narrazione e allo stesso tempo veicolare il messaggio dell’autore, condensando gli studi socio-economici che l’autore possiede e raccontandoci in modo semplice la relazione tra avanzamento tecnologico e qualità del lavoro.

Da menzionare anche la copertina, la quale, come tutte le immagini tranne una, è stata sviluppata tramite un algoritmo di intelligenza artificiale. Questo aggiunge un valore ulteriore alla riflessione che l’autore vuole suscitare

In conclusione la capacità di Valerio di creare una narrazione che risuona con l’esperienza comune è evidente fin dalle prime pagine. Le domande provocatorie poste dall’autore sul significato del lavoro e sulla sua relazione con la tecnologia rimangono con il lettore, invitandolo a riflettere sulle proprie ambizioni e sulle potenzialità di un futuro più equo.

Alessio Murta