Tutto è avvenuto, tutto è consacrato. Tutto è già storia e leggenda, ma tutto può essere rivisto, rivissuto e raccolto, stavolta, in un libro. Il nuovo romanzo di Elena Marinelli Steffi Graf. Passione e perfezione (66thand2nd) ha a che fare con l’epica che per i grandi campioni, per gli uomini che sanno di mito non è solo la forma narrativa connaturale, è molto di più: è emozione, è coinvolgimento, è condivisione di aspetti ancora non colti, ancora non indagati. Con una forza più prepotente stavolta, perché il genio è donna nella straordinaria potenza del tennis al femminile.
Una lunga cronaca tra sport, pensieri e tormenti, con parole che disegnano quello che è già accaduto sul campo e che però adesso, attraverso una ricostruzione così viva e precisa da sembrare in presa diretta, riaccade come fosse la prima volta. Pagine fitte di polvere rossa, palline, racchette, dritti che vanno a segno e rovesci che si perdono, parità sospese che portano alla consacrazione o all’uscita di scena di una generazione, per sempre. L’erba perfetta di Wimblendon e il significato, per se stessi e per il mondo, di calpestarla. I silenzi che sono sguardi impenetrabili, calcoli, studio dell’avversario, tattica di gioco e, forse, chissà, persino paura e inconsapevolezza della propria grandezza. Le vicende, gli scandali di famiglia e gli sponsor di anni che si fanno ruggenti e rampanti. Una cronaca piena di bellezza, quella di Elena Marinelli, che anticipa ma non riduce i tempi e i passaggi cruciali di una storia che tiene il lettore, come fosse seduto davvero nel pubblico, con il fiato sospeso colpo dopo colpo, set dopo set, sconfitta dopo vittoria e viceversa.
Al suo secondo romanzo dopo l’esordio de Il Terzo incomodo (Baldini&Castoldi), Elena Marinelli, con questa biografia, racchiusa tra l’altro in un’edizione dalla veste grafica molto molto bella, porta avanti un grande lavoro letterario, dove al centro c’è una donna enigmatica.
Non è scontato, non è immediato il colpo di fulmine per la Steffi Graf che la giovane scrittrice, capace di non cedere mai a nessuna forma di tifoseria partigiana, per quanto se ne intuisca la devozione assoluta, vuole mantenere silenziosa e sempre distaccata. Non scatta proprio, il colpo di fulmine, per la tennista del libro; nasce e cresce però l’amore pieno per lei, in ogni suo trionfo di ragazzina, in ogni sua caduta di giovane campionessa destinata alla leggenda. E come per i grandi personaggi, quelli che sanno di immenso e che con il loro talento sollevano le persone comuni dalla normalità quotidiana, anche dalla Steffi Graf di Elena Marinelli non è facile accettare la separazione. Tutt’altro. Nemmeno quando lei è la prima, la più grande tennista di tutti i tempi, a capirlo, nelle riflessioni che l’autrice le cuce addosso, che la fine e l’addio sono arrivati e hanno il nome di un’altra tennista che magari diventerà la più grande di tutti i tempi. Forse, ma non fino a che in scena c’è lei, Steffi Graf.
Elena Marinelli ricostruisce, scrive, fa cronaca in maniera asciutta, assolutamente coerente con la protagonista e congedarsi dalla sua tennista è difficile. Non è facile lasciare un romanzo scritto con cura, con un trasporto capace di assoluta eleganza, al limite del distacco che comunque è una forma altissima di amore. Amore, fatica e partecipazione di chi pensa che un mito, anche conosciuto, vada di nuovo raccontato, costi quel che costi. Persino il confronto, inappropriato ma inevitabile, con un libro nella sua grandiosità analogo, Open di Andre Agassi, che di Steffi Graf è compagno di vita. Elena Marinelli riesce a superare ogni raffronto, perché non ha bisogno di accennare a quel legame e anche così fa la scelta giusta. Coraggiosa e centrata. Lei racconta una tennista e una donna, in tutta la sua potenza, in tutta la sua immensità. E questo eleva una biografia a epica.
Sabrina Varriano
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