“Ci sono persone che hanno paura di noi perché non capiscono cosa facciamo. Io non sono una strega né una curandera né un’indovina, questo lo sa Dio, le erbe e i funghi mi danno il grande potere della contemplazione perché quello è il potere più grande che possiamo avere qui, noi sulla terra, perché è contemplando che uno si può curare o sistemare qualunque problema o dispiacere”.

A parlare è Feliciana, l’anziana e saggia donna protagonista di questa storia, diventata famosa per le sue doti “magiche”. Feliciana non è una strega, non sa guardare il futuro, non sa leggere né scrivere, ma ha il dono de Il Linguaggio. Lo ha scoperto da ragazza, quando ha trovato Il Libro e si è ritrovata ad essere la prima donna in un mondo di antenati tutti uomini. Il suo dono è quello di curare le malattie dell’anima, di pulire le ombre “che sono i dispiaceri perché la luce esiste ma l’oscurità è una sua creatura. Io non sono una maga, Il Linguaggio cura, ma ci sono persone inquiete per il futuro e per questo c’è la chiaroveggenza, e ci sono persone che credono che la malattia si può curare solo con le medicine […] ma il male ha molte forme e non tutte le malattie si curano con le medicine fatte in laboratorio, tutti sappiamo che ci sono più mali che pasticche”. È sul monte che le ha mostrato suo nonno che Feliciana trova le erbe e i funghi in grado di curare l’anima, entrando nella persona e trovando il suo dolore che, quasi sempre, risiede nel passato.

Siamo nel mondo ancestrale delle tradizioni messicane e, insieme, in quello del Messico contemporaneo, quello vittima del capitalismo e quello che fa la lotta al capitalismo. Streghe di Brenda Lozano (Alter ego edizioni) è un libro di donne che parla di magia, erbe e funghi, di violenza, di femminismo, di sorellanza.

A capitoli alterni si narrano due realtà di due persone estranee che finiscono nella stessa storia: quella di Feliciana e quella di Zoè. La storia inizia con la morte di Paloma, nata Gaspar e assassinata perché muxe. Alle 6 del pomeriggio, orario che si ripeterà più volte nel corso della storia, viene trovato il suo corpo, il corpo di un muxe pieno di brillantini, di vestiti dai colori vivaci, Paloma aveva lasciato Gaspar e cambiato i suoi occhi in occhi felici, con le cicatrici che mostrano tutto il dolore provato. Paloma era stata pugnalata e “l’aveva uccisa quell’uomo con un pugnale alle spalle perché era muxe, l’ha uccisa perché era nata uomo e morta donna”. Anche se molti amavano Paloma, tanti non amavano vederla felice, perché era una di quelle persone che “sembrava essere nata felice e sarebbe morta felice perché se c’era qualcosa che Paloma adorava era stare bene”.

Zoé è una giornalista, viene da Città del Messico, è cresciuta con i Simpson e un padre morto troppo presto, ha una sorella, Leandra, sempre fuori dall’ordinario, e una madre che “sente le cose”. Arriva a San Felipe per indagare sull’omicidio di Paloma e solo una volta lì inizia a capire il potere dell’attrazione. Perché è grazie all’incontro con Feliciana che ha capito che “per conoscere bene una donna bisogna conosce bene se stesse”. Le due donne parlano due lingue diverse, in contrasto tra loro, come i mondi da cui provengono. La lingua quasi sgrammatica di Feliciana, con il suo ritmo lento e il suo mondo ancestrale è in contrasto con quella lineare e veloce di Zoè, ma si ritrovano a parlare lo stesso Linguaggio.

Streghe non è un libro che parla di pozioni e formule magiche, Streghe racconta di una lunga tradizione di curanderos, di bambini che non sanno giocare, perché devono imparare a lavorare. Il potere del linguaggio parallelamente a quello dell’ascolto, mezzi imprenscindibili per la cura dell’anima. Racconta dei vari tipi di funghi e di erbe curative, di come una saggia donna si rifugi nella natura, “perché la natura ha le risposte ai mali che ci tormentano, bisogna guardare i cicli del tempo per capire la natura che abbiamo noi persone”. L’aspetto che più mi ha colpita è il potere della condivisione che mostra questo libro. Un potere immenso, salvifico, miracoloso. Feliciana può curare soltanto le persone che le parlano, ha bisogno di sentir pronunciare il loro nome per poter accedere a loro. Il Linguaggio così diventa reale e riesce a riportare l’ordine delle cose “come la primavera che viene dall’inverno sblocca i raccolti, Il Linguaggio porta ai tempi fertili dell’estate”.

Giusy Esposito