Il 30 settembre 2020 è morto Joaquín Salvador Lavado Tejón detto Quino.

Quino è stato un grandissimo fumettista argentino ma tutti lo conoscono soprattutto per essere stato il creatore delle strisce a fumetti di Mafalda.
Sicuramente la maggior parte di voi avrà letto qualche striscia di Mafalda o anche tantissime strisce. Chi come me era piccolo negli anni ottanta si ricorderà anche miriadi di astucci o quaderni o chissà che altro con l’effige di Mafalda, ma oggi quello che dovete fare è comprare, regalare, diffondere un’edizione specifica che, rieditata come spesso accade poco tempo dopo la morte di un autore, raccoglie tutte le strisce pubblicate in 10 anni di produzione. Vi farete o farete un regalo bellissimo, e i vostri figli si spera cresceranno leggendo cose come questa.

Tutta Mafalda edita da Salani nel novembre 2020 è un librone con copertina cartonata e quindi migliore di gran lunga di libroni in leggera brossura che vi rimarrebbero in mano a pezzi leggendoli o libretti seriali che prima si trovavano in giro. Quest’edizione riprende un’edizione cartonata con copertina rossa del 1978 come idea, ma qui si trovano oltre a tutte le strisce (in quella rossa credo mancassero le prime due…) un sacco di informazioni in più e anche altre strisce inedite mai pubblicate in un’unica edizione. Quindi sarà anche una cosa da nerd ma anche se avete dei libri di Mafalda (come li ho io) questo librone di 646 pagine non potete perdervelo.

Io sono cresciuto leggendo fumetti di tutti i tipi e posso dirvi che Mafalda è di sicuro nel podio delle mie strisce a fumetti più amate (le altre sono B.C. di Parker e Hart, Il mago Wiz, i Peanuts, Andy Capp, Calvin & Hobbes e le geniali e amarissime Sturmtruppen di Bonvi), o forse persino quella che amo di più assieme a B.C.
Come forse saprete Quino ha realizzato Mafalda in un decennio, dal 1964 praticamente al 1973, per poi fermarsi perché letteralmente stanco di “guardare il mondo” con gli occhi di Mafalda, cioè quelli della denuncia, della non accettazione dell’ineluttabilità del mondo adulto e contorto che tutti comprime e a volte annichilisce. Non è un caso che in Argentina, patria dello scrittore, dalla fine di Mafalda il periodo difficile del paese diventi buio e terribile, con la dittatura,  i desaparecidos, le esecuzioni e le torture. Forse Quino non avrebbe nemmeno potuto continuare a scrivere Mafalda, ma aver comunque avuto la forza di interrompere una creazione che gli aveva dato notorietà mondiale per fare altro è una cosa da non sottovalutare in chi scrive storie ed è un segno di consapevolezza artistica enorme.
Ecco perché dieci anni di strisce di Mafalda sono ancora così speciali forse, e se si considera che tutto nacque quasi per caso come commissione pubblicitaria fatta a Quino da una ditta di elettrodomestici (un caso anche questo? Negli anni ’60 gli elettrodomestici in casa erano una rivoluzione forse paragonabile al web di fine anni ’90 credo, almeno per quanto riguarda la dimensione della gestione del nostro tempo sulla Terra…) oggi dobbiamo solo ancora ringraziare di poter leggere un fumetto come questo.

La magia di questa intransigente eppure delicatissima striscia sta nel perfetto equilibrio che l’autore e i suoi personaggi riescono a dare al loro sguardo, sempre in bilico tra una saggezza naturale, istintiva e pratica e le contorsioni della società e degli adulti che la plasmano e vi si arrendono dentro. Se la si confronta con i Peanuts è evidente che la principale fonte di deflagrazione e sublimazione geniale è che  il mondo in cui si muovono la protagonista e i suoi amici è un mondo dove gli adulti non solo ci sono,  ma sono con tutta evidenza i responsabili di quello che sta accadendo. La lotta che l’animo e la mente di un bambino intraprende con le dinamiche incomprensibili e seriamente folli del comportamento adulto è una lotta senza quartiere, mossa dall’amore soprattutto, ma non scevra della spietata acutezza che i bambini hanno nell’essere “cattivi” e indagatori delle fallacia altrui.
È impossibile enumerare le strisce folgoranti di Mafalda, iconiche di un linguaggio e di una chiarezza di espressività che non troverete da nessuna altra parte, ma quando leggete

Mafalda: “Stavo leggendo un articolo in cui parlano di Self made man
Miguelito: “Che cosa sarebbe?”
Mafalda: “Non ho ancora capito bene, ma sembra che se cominci in una culla miserabile e finisci in una bara di lusso hai trionfato nella vita”

vi potete rendere conto, credo, di quale sia la prospettiva con cui sarebbe il caso di guardare veramente alle nostre vite.
Nell’affrontare le strisce di Mafalda dalla prima all’ultima è impressionante vedere come, a differenza di altri autori, in Quino c’è già tutto nella prima dozzina di strisce. Certo poi la tecnica, il racconto, i personaggi si affineranno e diventeranno sempre più complessi e affilati, ma come per tutte le grandi opere in nuce c’è già tutto ed è avvertibile quello che ci sarà.

Manolito, Felipe, Susanita, Libertà, il fratellino Nando, i genitori di Mafalda, i passanti, gli anziani, i poliziotti, i lavoratori più svariati contornano le passeggiate, i giochi e il mondo-quartiere di Mafalda. La sua famiglia piccolo borghese che vive la quotidianità, le crisi del paese, l’eco delle tensioni mondiali è esattamente la narrazione di quello che si cerca di fare in letteratura: piantare un’antenna che trasmetta e riceva dal particolare all’universale e porti ovunque non un messaggio ma i suoni del mondo, cosicché ognuno li ascolti e ne possa ricavare vita da donarsi e da donare ancora.
Non stupitevi quindi se avrete il Vietnam dentro casa o Fidel Castro nella minestra, l’ombra della produttività dei cinesi in confronto al mondo occidentale (ne parliamo oggi ancora no? Ma Quino ne parlava negli anni ’60…) o la fame nel mondo, la televisione come ciucciotto consolatorio o mostro multiforme, la strada e i libri come maestri di vita, contemporaneamente.
Non stupitevi se per una volta leggerete ancora qualcosa con uno sguardo capace di andare oltre il qui ed ora.
Io non so come abbia fatto Quino a riuscire a tenere insieme la poesia, la denuncia, la narrazione del reale, l’utopia, la scienza, la vita e la morte, l’amore e l’odio, tutto semplicemente facendo parlare dei bambini in una città argentina degli anni sessanta del secolo scorso… ma è qualcosa che si sente e ci accende, questo è sicuro, e spero che se vi regalerete questo librone la sentirete anche voi questa forza, sfogliandolo ogni qual volta vi sentirete un po’ più soli nel mondo, un po’ meno compresi, un po’ più pronti a lottare per rimanere vicini ai vostri sogni di bambini.

Simone Battig