Tuvalu è il film, del regista Veit Helmer, che ha vinto la rassegna dedicata al Lungometraggio, «Visioni di Passaggio» (Festival Linea D’Ombra ndr).

Tuvalu è un film dolce amaro.

Dalla sedia, in platea, si viene catapultati in una favola d’amore e di ingiustizie. In un sogno…

Tuvalu è la storia di un ragazzo, Anton e di una ragazza, Eva, che si incontrano, si innamorano e partono insieme per un viaggio verso l’isola dei loro sogni.

Ma il film non è solo la storia. Il film è l’atmosfera irreale e fantastica che ti avvolge. È la quasi assenza di parole, perché a volte per comunicare basta un volto. È la gamma di colori che sottolineano le diverse situazioni. È il sorriso che ti spunta sulle labbra, quando «tutto va come deve andare» nonostante le trame dei cattivi; è la tristezza che ti prende a pensare che a volte per amore di altri si rinuncia ai propri sogni. È la gioia di sapere che, in fondo, se proprio le desideriamo, possiamo trasformare i sogni in realtà.

Il film che lei ha presentato al Festival Linea D’Ombra è molto diverso dagli altri, per linguaggi e contenuti. Perché la scelta di fare un film in bianco e nero, in cui la comunicazione tra personaggi è lasciata alla mimica?

Credo che la magia del cinema sia basata sul potere delle immagini. Oggi quello che molti registi fanno è raccontare la storia usando il dialogo. Questo è un peccato. «Tutto ciò che è stato detto, è perso» ha detto Hitchcock.

Tuvalu è stato girato in bianco e nero, ma il film presenta una larga gamma di differenti colori. Questo effetto è stato creato in laboratorio. Ogni esterno girato, nel film, ha la sua propria atmosfera, supportata da un tono specifico. La vicenda di Anton ed Eva, i protagonisti, e tutto il film, in generale, trasmette, a mio avviso, una sensazione di triste ironia a lieto fine. Come nasce la sceneggiatura di Tuvalu e cosa vuole raccontare?

All’inizio la storia era basata su un per­ sonaggio principale, Anton, un solitario apprendista in un bagno pubblico che una notte incontra una donna. È stata una sfida per il mio sceneggiatore e per me creare un intero universo, lontano dalla realtà, per rendere la storia più forte. Penso che i sogni siano molto importanti. Anche avere a che fare con i sogni dice qualcosa su come viviamo. La scrittura della sceneggiatura è stata estremamente difficile e ci ha occupati per diversi anni. Abbiamo dovuto trovare le immagini per ogni scena in sequenza per evitare le parole.

Il film è stato girato in Bulgaria. Tale scelta deriva da necessità di cast o è dettata dal preciso intento di imprimere atmosfere est europee al film

Il mondo, in cui il film viene pensato, è stato originariamente descritto come localizzato in qualche posto tra la Balknaesia e l’Absurdistan. Dopo molti viaggi ho trovato il vecchio bagno pubblico a Sofia, in Bulga­ria. Un misterioso paese, all’altra fine dell’Europa. L’atmosfera di questo paese ha aiutato Tuvalu a dare una sensazione diversa dagli altri film.

La protagonista femminile, Choplan Khamatova, intervistata al Festival Linea D’Ombra, ha sottolineato la particolarità di un cast di attori provenienti da diverse esperienze e da diversi paesi. Da cosa deriva tale decisione?

Il modo particolare in cui il dialogo è stato scritto, mi ha dato la possibilità di cercare gli attori in tutto il mondo. Questa è un meravigliosa possibilità, non l’ho persa. Non mi preoccupo che nazionalità hanno le persone. Nel mio film attori russi, americani, francesi, bulgari e rumeni creano un’unica famiglia. Il pubblico potrebbe non pensarci. Il solo fatto che siamo stati così bene insieme girando il film è una dimostrazione, che il nazionalismo è qualcosa di veramente sbagliato.

Intervista a cura di Teresa Zitarosa

Biografia di Veit Helmer al 2020

Veit Helmer (nato il 24 aprile 1968) è un regista e sceneggiatore tedesco. Ha iniziato a girare film all’età di quattordici anni. Dopo aver finito la scuola è stato tirocinante presso la stazione televisiva tedesca NDR. Due mesi prima della caduta del muro, si trasferì a Berlino Est per studiare regia teatrale presso la famosa scuola di recitazione “Ernst Busch”. Dal 1991 al 1997 Helmer ha studiato regia presso la HFF di Monaco. Il suo primo lungometraggio Tuvalu (con Denis Lavant e Chulpan Khamatova) ha ottenuto oltre 32 premi. Il suo film del 2008, Absurdistan, è stato presentato in anteprima al Sundance e ha partecipato al 30° Festival Internazionale del Cinema di Mosca. Il suo ultimo film, dal titolo The Bra (2018), è una favola fuori dal tempo, versione contemporanea e senza dialoghi del Principe Azzurro.

Linea d’Ombra Festival è un festival cinematografico che si svolge da venticinque anni nella città di Salerno. L’intervista al regista tedesco Veit Helmer fu realizzata durante la quinta edizione del Festival che si svolse dal 3 al 7 maggio 2000, tra il Cinema Teatro Augusteo e il Teatro Verdi.  A giudicare le opere in concorso fu chiamata la giuria formata da Cristina ComenciniGuillerme Breaud e Alessandro D’Alatri. Due le novità della quinta edizione: la prima, l’apertura di una sezione dedicata ai video-clip curata da Francesca Roveda, Carlo Tombola e Cristino Del Pozzo, la seconda, un omaggio a un’eroina del videogioco: Lara Croft.