Marco Palladini sicuramente prima poeta e poi drammaturgo ci spezza ogni resistenza di candore e formale stupore attraverso questo testo teatrale recentemente pubblicato (l’articolo è del 2000, ndr) con la casa editrice Sellerio. Serial Killer è la storia di una intervista, una intervista particolare, lo scontro ideologico tra un serial killer, un assassino seriale, che risponde al nome stravagante di Rosas e l’interrogante, il visitatore, il giornalista, il sociologo, lo psicologo solo alla fine il fidanzato di una delle vittime, l’anonimo uomo comune sgomento davanti a tanta ferocia, un tale che gioca la sua vita nelle iniziali di un nome solamente puntato, un certo R.S.

I dialoghi serrati prendono forza nella voce di Rosas, un tempo, quello teatrale, cadenzato da Buio e Luce, una prigione con cui fare giustizia, togliersi di dosso quella sensazione di aver creato un mo­stro, senza volerci riconoscere neanche per un attimo in quel mostro che tanto disprezziamo e ne abbiamo orrore. Rosas ha confessato tutti i suoi crimini, ma non può assolutamente prendersi la responsabilità dei crimini che germinano dentro le nostre coscienze. L’assas­sino è pronto a sbranarsi anche il nostro ottuso visitatore, ma questa volta non userà violenza fisica, non desidera mangiarselo, in un certo senso ha bisogno del visitatore per dare uno spazio finale alle sue parole, quando ormai i gesti sono stati compiuti e confessati. Eppu­re Rosas sa anche molto bene che in questa partita è lui il più forte, pronto a dare tutto se stesso fino in fondo… sentiamolo parlare per un attimo: «Mi cercavano, mi attiravano, lo volevano. Gli uomini amano ciò che li uccide». Apparentemente il visitatore deve scrivere un libro su Rosas il visitatore è convinto attraverso la scrittura di fare giustizia del nichilismo da invasato dell’assassinio seriale, eppure non riesce a intuire il perché di una confessione totale. Megalomania? Esibizionismo?. Le risposte arrivano affilate come spade, penetranti peggio di uno stupro violento: «Per far vomitare i tipi come lei. Non è difficile. Avete tutti lo stomaco debole. Lei, poi, non c’ha proprio le palle. E non si viene a conoscere uno come, se non si hanno le palle»

La fascinazione del male questo ci racconta Palladini, non attraverso il solito binomio di un atteggiamento morale che differenzia tra ciò che è bene e ciò che è male, piuttosto attraverso un nuovo elemento di indagine: il volto dell’assassino altro non è che lo stesso volto dell vittime. Azzerati i sensi di colpa, annientate per un attimo le paure sovrastanti la parte malvagia che risiede in ognuno di noi e poi provate a rispondere alle domande di un dramma­turgo che tramite il gioco del teatro, ha innescato un meccanismo esplosivo, tanto potente quanto lo è la forza dell’amore. Non c’è nessuna colpevolezza in quello che ha compiuto Rosas perché non c’è nessuna giustificazione, nessun alibi a tutti i crimini commessi. Rosas in fondo è un puro, geneticamente altro non poteva fare, se non uccidere e altro”ora noi non possiamo fare che uccidere lui per dare tranquillità e respiro alle nostre coscienze semipulite.

Nel sussulto dei dialoghi emerge ancora un altro indizio, forte, ma lanciato come una palla, schizzata via, come non si sa, forse una rimessa di campo laterale, un indizio di natura politica che ti colpisce il petto prima della testa: «In Italia. Calabria. Li dovrebbe andare a fare le sue ricerche. A incontrare i tagliatori di teste. Gente tosta. Lì ho parlato con un vecchio strangolatore,il più rapido e abile che mi spiegava la sua tecnica di incravattamento e mi ripeteva:la morte mi ha tenuto compagnia tutta la vita, quando morirò mi mancherà molto».

E il nostro puro visitatore altro non sa rispondere che «Sottosvilup­po. Feccia mediterranea… Quella è mafia. Tribalismo criminale».

Non c’è che dire, siamo veramente bravi, noi visitatori comuni, a metterci in ridicolo e offrire il fianco alla verità di un cannibale: «Ma riempiono le casse delle banche svizzere. Il denaro ripulisce ogni scandalo di quelle macchine assassine che sono gli uomini».

Maria Caterina Prezioso

Il libro

Marco Palladini
Serial killer

Sellerio, 1999
Collana: Teatro
56 p., brossura
€ 7,75

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