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Anno 0 | Numero 4 | Dicembre 1996

Un giovane marinaio decide, senza una ragione apparente, di cambiar vita sbarcando dalla sua nave per allontanarsi definitivamente dal mare e dalle navi: l’ambiente che fino ad allora aveva costituito il suo mondo. Quando ha già liquidato l’impiego, riceve, inattesa, l’offerta di un comando; e superata la prima incertezza, accetta di diventare capitano di un veliero. L’esperienza del comando è estremamente dura e la sorte, oltre all’equipaggio, mettono alla prova la tenacia del capitano. Subito dopo la partenza, i marinai cominciano ad ammalarsi e il veliero resta per molto tempo al largo senza vento per poi trovare una violenta tempesta quando ormai nessun uomo dell’equipaggio ha la salute e la forza per poterlo governare.

La linearità della trama è ben bilanciata: le emozioni, le idee e la carica trasmesse dall’autore sono intense e attuali. Gli strumenti scelti per comunicare tutto ciò sono molteplici: i simboli, gli atteggiamenti, la crescita del protagonista. Conrad all’inizio del secolo descrive in La linea d’ombra quella stessa inquietudine e ansia associate al passaggio all’età adulta che continuano a esercitare oggi la stessa influenza sui giovani: “Questo è il periodo della vita in cui è probabile che arrivino i momenti di cui ho parlato. Quali momenti? Momenti di noia, ecco, di stanchezza, di insoddisfazione. Momenti precipitosi. Parlo di quei momenti in cui chi è ancora giovane è portato a compiere atti avventati”.

C’è ammirazione e rispetto nel protagonista di fronte alla responsabilità, forse deferenza eccessiva, ma anche l’inadeguatezza di chi si pone di fronte a cose e uomini che percepisce come migliori. Quando osserva il veliero che comanderà, la descrizione è piena di passione e di erotismo, come quella che potrebbe fare un innamorato parlando della sua prima amata: “Era un veliero di gran classe, una creatura armoniosa nelle linee del suo bel corpo, nell’altezza proporzionata dei suoi alberi. […] Era una di quelle navi che, in virtù di come sono state progettale e rifinite, non sarebbe mai invecchiata. In mezzo alle sue compagne ormeggiate alla riva, tutte più grandi di lei, sembrava una creatura di razza: un puledro arabo in un branco di cavalli da tiro”. L’emozione è forte di fronte all’onere della carica: ‘‘Mi sedetti sulla seggiola imbottita a capotavola, la poltrona del capitano [..] Su quella poltrona si erano succeduti molti uomini. Quel pensiero mi si affacciò improvviso, vivido, come se ognuno di loro avesse fasciato un po’ di se stesso fra le quattro mura di quelle adornate paratie”.

Eppure oggi il modello di Conrad deve essere considerato eroico nella sua semplicità: provocazione per chi non vuol esser coinvolto o non accetta l’idea di crescere e di esser pronto a passare a un altro livello.

Conrad parla di viaggi quali risposte all’angoscia. Lo scrittore non si ferma alla pura sperimentazione o osservazione di cose o stati di vita. Non c’è bisogno di cercare di estremizzare le situazioni per coglierne il senso. Gli eventi, la natura, non lo avrebbero concesso: il mare, la tempesta, la responsabilità verso uomini e nave non lasciano il tempo di fermarsi a guardare, di chiamarsi fuori quando le cose si mettono al peggio. È in questi momenti che il giovane ha l’occasione di effettuare il passaggio, fare il salto, raggiungere un livello totalmente nuovo che produrrà percezioni diverse del mondo così come per un bruco che improvvisamente si ritrova farfalla.

Alla fine sarà chiaro che il valore dell’uomo è presente in potenza già dall’inizio; sarà evidente che quelli considerati migliori sono solo altri uomini che hanno combattuto la loro battaglia con esiti differenti; Conrad delineerà anche il volto del nemico: noi e la morte. “Un uomo deve saper affrontare la sua cattiva sorte, i suoi errori, la sua coscienza e tutto quel genere di cose. Contro cos’altro si dovrebbe combattere altrimenti?”

Angelo Sgobbo

“… per un marinaio non c’è niente che sia misterioso tranne il mare, che è l’amante della sua esistenza, imperscrutabile come il Destino.”

Il vero nome di Conrad era Józef Teodor Konrad Korsenoimski. Figlio di un deportato politico in Siberia, rimasto orfano a dieci anni, scelse appena diciassettenne, la carriera marittima. I suoi racconti si basano principalmente sulle personali esperienze marittime.

In libreria

conrad

Joseph Conrad
La linea d’ombra

Feltrinelli, 2014
Collana: Universale economica. I classici
180 p., brossura
Curatore: S. Barillari

€ 7,00

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