Ex-Libris-0-8-61

Anno 0 | Numero 8 | Maggio 1997

Prima di leggere i libri di Osvaldo Soriano, pensavo che gli scrittori sudamericani scrivessero soltanto di donne meravigliose che ricomparivano dopo duecento anni con capelli lunghi fino a terra, di uomini che morivano e rinascevano, di eroi che non venivano fucilati mai, di Amore Amicizia Anima Spiriti Vita Magia Solarità Cuore Emozione.

Prima di leggere Soriano, pensavo che le donne sudamericane non avessero carie né mestruazioni, pensavo che non andassero mai nemmeno in bagno. E che non importava se morivano, tanto poi rivivevano quantomeno nel corpo di un’altra donna.

Prima di leggere Soriano non sapevo che si potesse prendere il personaggio di un altro scrittore e farlo diventare più decadente e vecchio come Philip Marlowe, né sapevo che si potesse scrivere la storia inventata di personaggi veri e per giunta famosi come Stan Laurel. Non sapevo nemmeno che si potesse raccontare di un personaggio con lo stesso nome dell’autore, Osvaldo Soriano, e renderlo più grasso e vecchio, più ridicolo e stupido, e farlo vivere in una storia impossibile senza mai fargli mettere in moto la memoria della sua vita vera, né con una madeleine e né, che so, con gli Oro Saiwa. Non sapevo che potevano essere esistiti dei rigori assegnati una domenica e calciati soltanto la domenica successiva, né che un portiere potesse chiedere di fare presto a calciare il rigore più importante di tutta la sua vita perché altrimenti sarebbe arrivato tardi all’appuntamento con la fidanzata, che poi non era ancora proprio la fidanzata e forse non lo sarebbe mai stata.

Non sapevo che uno scrittore poteva permettersi di scrivere che per quante pagine meravigliose avesse scritto, nessuna avrebbe mai eguagliato un gol in contropiede segnato toccando morbidamente la palla per tenerla bassa, con il rumore della tribuna in sottofondo e gli abbracci dei compagni che non sono ancora arrivati ma che stanno per arrivare da un decimo di secondo all’altro.

Prima di leggere i libri di Osvaldo Soriano, forse non sapevo una cosa che forse ora so: che uno scrittore può scrivere di qualsiasi cosa. Qualsiasi, anche la più insignificante. E fare in modo che questa cosa poi basta a raccontare tutto il mondo.

Francesco Piccolo

 

“Quomo aveva abolito gli orari e le destinazioni fisse perché diceva che l’ordine è controrivoluzionario.”

La resa del leone