Dove crescono i cocomeri è un libro che percorre nelle sue trame un tema molto delicato: quello della malattia mentale. Questo tema è ancora più difficile  perché la persona ammalata è la madre della giovane protagonista.

L’autrice Cindy Baldwin, affronta l’argomento ponendo al centro del romanzo Della, una tredicenne americana che vive con la sua famiglia  in North Carolina, in quell’America calda in cui d’estate si suda copiosamente, ancora di più quando il sistema refrigerante in casa è rotto. Terra generosa che offre frutti succosi come i cocomeri coltivati dal padre di Della, di cui il romanzo porta il titolo.

Il lungo romanzo ti immerge nell’atmosfera contadina di una località in cui tutto ruota intorno alla coltivazione e alla vendita dei prodotti della terra, ai suoi tempi, al ritmo del lavoro e del riposo settimanale con la riunione in chiesa, la domenica, stretta intorno alla piccola comunità a cui non sfugge il disequilibrio interno della famiglia. Il ritmo della vita viene interrotto dall’improvvisa malattia della madre, una vergogna da non rivelare, la malattia rimasta forse latente per anni, si è manifestata prepotente dopo le due gravidanze della donna e quando esplode lascia tutta la famiglia con il fiato sospeso e scatena la paura, nascosta fino ad allora.

Il libro ti fa risuonare sensazioni di caldo, estate appiccicosa come il sudore che corre sia per il lavoro nei campi che per le notti soffocanti che ti tengono sveglio. Tutto è appiccicoso come il succo di un cocomero. Quel cocomero che la madre nel cuore della notte mangia in cucina, la luce del frigo che la illumina, lei fragile creatura che si accanisce ossessivamente sulla fetta succose  e toglie minuziosamente e istericamente i semini neri, segno evidente del male, pericolo per le sue due bambine da proteggere: Della, l’adolescente e la piccola peste Mylie.

Il cocomero, adorato dalla protagonista, diventa quindi uno spunto negativo per scoprire la fragilità della madre e lei vorrà far guarire la madre, cercherà soluzioni per aiutarla, un altro cibo altrettanto appiccicoso e dolce, un miele miracoloso, ancora più dolce e appiccicoso che potrebbe salvarla, perché la signora delle api ha curato molte persone del villaggio e della sua famiglia con la magia di quel miele.

Il miele della signora delle api potrà salvare davvero la sua mamma?

La “speranza” è la pennuta creatura
Che si posa nell’anima,
E canta melodie senza parole,
E non smette mai – proprio mai

Recitano i versi di una poesia di Emily Dickinson, contenuti in un libricino amato da Della e donatole dalla signora della biblioteca. Intorno a questo libro la protagonista si stringe e confesserà alla signora Lorena la sua paura. “Non voglio vedere così la mamma”

La bibliotecaria le risponderà: “ma è una cosa che prima o poi dovrai fare, piccola. Tanto vale farlo adesso”. Intanto fuori imperversa un temporale, finalmente piove dopo tanto tempo, cade l’agognata e copiosa pioggia dopo un lungo periodo di soffocante siccità.

Con questa pioggia a lavare e cancellare il sudore e l’appiccicoso sugo delle sostanze vischiose arriverà anche per la protagonista il coraggio di affrontare la paura e l’accettazione della complessità della vita…

Manuela Tamietti