Pesantemente oscurato dal web, quello delle riviste su carta è un settore che molti pensano ormai frusto. Al contrario, negli ultimi anni è riuscito a diventare una nicchia creativa dell’editoria indipendente, un porto franco per tutti coloro che desiderano contenuti di qualità da condividere, una bolla spazio temporale dove non è la velocità di pubblicazione dell’informazione a fare da unità di misura, bensì la sua densità. Una forma di informazione verticale che trova nelle due storie che sto per raccontarvi due esempi ricchi di ispirazione.

Comune denominatore dei due progetti: una rilettura contemporanea dell’edicola di una volta, interpretata come luogo di scambio e fermento culturale attraverso la diffusione delle riviste su carta. Due realtà, una a Milano e una a Perugia, che grazie a un’acuta osservazione del mercato, a una passione forte per la lettura attenta e riflessiva, a una buona dose di coraggio e fiducia nei propri sogni, sono riuscite a realizzare due format che mettono al centro la curiosità e il desiderio di approfondimento.

Reading Room, Milano

In un quartiere lontano dai ritmi frenetici del centro di Milano, in via Mincio, c’è la sede di questo negozio, attualmente chiuso a causa dell’emergenza COVID-19. A raccontarci del progetto è Francesca Spiller, la fondatrice. “Reading Room è nata nel maggio 2018 dalla mia grande passione per la fotografia e i magazine. In realtà la costruzione del progetto e la selezione hanno preso circa un anno di lavoro prima dell’apertura. Se devo indicare un motivo fondante direi l’ambizione di avvicinare quante più persone possibile a queste bellissime pubblicazioni, attraverso un luogo che sia qualcosa di diverso da un negozio, uno spazio culturale per soddisfare i curiosi e i lettori più incalliti”.

Perché avete scelto di occuparvi di riviste, fra le varie espressioni di carta stampata?

Perché in questo momento le riviste, o perlomeno alcune espressioni dell’editoria periodica che è un territorio vastissimo, rappresentano un incredibile campo di espressione e sperimentazione. Penso ai tanti progetti editoriali nati negli ultimi anni che hanno messo al centro la ricerca, sia iconografica sia testuale, e che sviluppano questa profondità in modi resi possibili proprio dalla carta stampata. 

Qual è secondo voi il punto di forza oggi delle riviste, settore (in rinascita?) che ha attraversato un lungo periodo di purgatorio?

Rispetto al dominio del web e del digitale le riviste, per la stessa natura del medium, permettono un approccio diverso al contenuto, sia nella stesura sia nella fruizione. Se il web è velocissimo e l’informazione è al minuto, le riviste hanno giocoforza un respiro più lento, possono sviluppare un approfondimento, immergersi in una complessità. E non si tratta di contrapporre un settore all’altro, una presunta guerra tra digitale e analogico, ma di due facce complementari della nostra fame di contenuti e approfondimento. Siamo animali che si muovono con grande scaltrezza dallo schermo dello smartphone alla pagina della rivista e del libro, questo movimento nel suo complesso costituisce una gestualità nuova, dove sta il nostro presente e anche il futuro prossimo della nostra vita di lettori e divoratori di contenuti. Lo dice molto bene Alessandro Baricco nel suo The Game

Cosa c’è di diverso dall’edicola tradizionale e cosa c’è di diverso dalla libreria, a livello di concept, di clientela e di fruizione, nel vostro spazio?

Il nostro spazio invita le persone a entrare, a sfogliare i magazine e, attraverso i numerosi incontri che organizziamo, approfondire tematiche e scoprire come questi progetti editoriali vengono realizzati. I sistemi distributivi sono per loro natura fluidi, destinati a cambiare nel tempo, l’edicola di oggi non è certo l’edicola di 50 e neanche 10 anni fa. Se un luogo come Reading Room ha una ragione d’essere, è perché il contesto in cui viviamo ha favorito il fiorire di progetti editoriali che adottano approcci nuovi. Quello che non è cambiato è la nostra fame di contenuti di qualità.

Qual è la risposta di pubblico al vostro progetto? Che tipo di pubblico raccogliete?

La risposta è stata ottima, Reading Room ha ingranato rapidamente e oggi si può dire che fa parte a pieno titolo della “mappa culturale” della città, nonostante la nostra posizione periferica! Poi ogni volta è una gioia vedere la felicità dei nuovi clienti che trovano da noi il luogo che stavano cercando per fare scorta di magazine. Gli incontri di cui accennavo stanno anche creando un senso di comunità intorno a Reading Room, quindi non solo una libreria ma un luogo di incontro e condivisione. Il pubblico è molto vario, si va dagli addetti ai lavori di fotografia, design, moda, architettura, agli studenti e ai curiosi in genere, quindi è una comunità assai differenziata. Considera che la nostra selezione non è monotematica, bensì multidisciplinare, quindi questo inevitabilmente allarga il nostro bacino. 

Qual è la risposta delle case editrici al canale di diffusione che offrite?

Ci sono diverse realtà con cui abbiamo un rapporto diretto, non mediato dai distributori. Queste realtà da Reading Room trovano un canale di posizionamento corretto per il proprio contenuto e spesso anche una piattaforma per raccontare il progetto, come avviene negli incontri e con Periodica Ossessione, gli speciali radiofonici che da un anno realizziamo in collaborazione con Radio Raheem, la web radio con base a Milano. 

Può il vostro progetto essere un format antidoto alla crisi delle edicole?

Non lo considero un antidoto, piuttosto un’alternativa, un canale ulteriore per trovare contenuti. In un ecosistema dell’editoria credo sia positivo perché a trarne i benefici è soprattutto la comunità dei lettori e degli appassionati di questo tipo di pubblicazioni.

In che modo sta impattando la situazione di emergenza attuale su di voi e quali sono i vostri progetti a medio lungo termine?

In questo momento siamo chiusi e abbiamo congelato le spedizioni, con l’intenzione (nel nostro piccolo) di non appesantire gli spedizionieri con beni non di prima necessità. Nel frattempo stiamo sviluppando dei palinsesti digitali, con una pillola quotidiana sul nostro sito, One Reading A Day, che ogni giorno proporrà un articolo estratto dalle nostre riviste. Abbiamo anche attivato una collaborazione social con Artribune, “Mag tip”, segnalando riviste interessanti attraverso storie Instagram. È una situazione in divenire, quindi cercheremo di rimodulare il nostro lavoro per rispondere agli scenari inevitabilmente mutati che si prospettano nel futuro prossimo.

Edicola 518, Perugia

In pieno centro, in uno spazio che era una vecchia edicola, ora si trova un “chiosco ribelle” che fa da punto di riferimento per un’informazione colta e specializzata. Antonio Brizioli, uno dei soci fondatori, spiega che sono nati “a fine 2014 come Emergenze, un gruppo di lavoro che ancora esiste come casa editrice. Al tempo facevamo una rivista omonima che poi abbiamo chiuso, ma è stato il nostro primo approccio con i magazine. In seguito, continuando a sentire l’esigenza di lavorare in questo settore, abbiamo avuto l’intuizione di non buttarci in uno spazio tradizionale come una libreria, abbiamo invece scelto una delle edicole abbandonate della città. Ci siamo innamorati di un chioschetto in una zona pedonale vicino alla chiesa di Sant’Ercolano, in una posizione molto strategica. Non volevamo replicare il modello tradizionale dell’edicola, abbiamo progettato un luogo che fosse piuttosto un collettore su scala nazionale di tante esperienze simili alla nostra di Emergenze o che riteniamo comunque interessanti nell’editoria indipendente”.

Perché avete scelto di occuparvi di riviste, fra le varie espressioni di carta stampata?

Oggi noi vendiamo anche libri, ma ci siamo distinti fin dall’inizio per proporre una selezione di magazine internazionali indipendenti e di qualità. È un settore su cui l’Italia è arrivata tardi, oggi c’è tantissima ricerca, sia formale sia nei contenuti, al tempo la nostra idea era quella di colmare una grossa mancanza. Non volevamo arrivare su un territorio già battuto, bensì fare qualcosa di nuovo che si integrasse nel territorio senza diventare un elemento di concorrenza. La nostra selezione si è molto affinata, siamo lo spazio di riferimento per coloro che amano le riviste su carta qui a Perugia.

Qual è secondo voi il punto di forza oggi delle riviste, settore (in rinascita?) che ha attraversato un lungo periodo di purgatorio?

Rispetto all’editoria classica, la rivista è più agile e immediata, si può facilmente metterla su con l’aiuto di un grafico e qualche collaboratore. È un prodotto che spesso nasce semplicemente da passioni, da hobby, dal desiderio di dare visibilità al proprio lavoro. Immediatezza e freschezza caratterizzano le riviste cartacee che si sono imposte sul web grazie alla cura e alla ricerca formale che dimostrano sempre di più, nel contenuto come nella fattura. Sono diventate delle esperienze. Proprio come ascoltare musica in vinile, o bere un vino di qualità non commerciale.

Cosa c’è di diverso dall’edicola tradizionale e cosa c’è di diverso dalla libreria, a livello di concept, di clientela e di fruizione, nel vostro spazio?

Il nostro progetto si mantiene rispettoso della tradizione dell’edicola nel suo essere spazio di incontro, presidio culturale utile non solo ai clienti, ma a tutto il quartiere. Allo stesso tempo ne è diverso perché abbiamo totalmente rivoluzionato la figura dell’edicolante, storicamente una professione tenuta a subire le scelte di mercato, quando invece noi scegliamo titolo per titolo cosa vendiamo, dialogando direttamente con gli editori senza intermediari. Dalla libreria Edicola 518 se ne differenzia non solo per la tipologia di offerta, ma anche per la diversa presenza sul territorio. Dal nostro punto di vista, la libreria è comunque percepita come un luogo elitario sotto certi aspetti, l’edicola è un avamposto stradale, non ha barriere architettoniche, le persone ci si imbattono.

Qual è la risposta di pubblico al vostro progetto? Che tipo di pubblico raccogliete?

La risposta è molto buona, il nostro pubblico è variegato, quando crei una cosa ex novo sei tu che crei il tuo pubblico. Abbiamo un po’ di tutto perché il nostro utente è fondamentalmente un lettore curioso, ha un’idea di cultura internazionale, con la voglia di andare in un luogo che consiglia le novità, fuori dal coro, dove trova un’atmosfera di scambio.

Qual è la risposta delle case editrici al canale di diffusione che offrite?

Abbiamo avuto qualche difficoltà all’inizio, siamo partiti da una rete di conoscenze che poi si è ampliata nel tempo. Lavorare direttamente senza intermediari conviene a entrambi i canali, ma non tutti sono disposti ad affrontare le difficoltà che comporta o non tutti hano la struttura all’interno per farlo. Ora che abbiamo conquistato la fiducia, le case editrici vogliono essere presenti nella nostra offerta, anzi, spesso sono loro a proporsi e noi a scegliere.

Può il vostro progetto essere un format antidoto alla crisi delle edicole?

Sono molto guardingo su questo tema perché non vogliamo veicolare il messaggio che Edicola 518 sia LA risposta, ma è UNA risposta, che sta funzionando per una serie di circostanze fortunate e per la professionalità delle persone che ci lavorano. Rifarlo altrove non ha le stesse garanzie di successo. Noi vorremmo essere ispirazione e non modello, perché vogliamo infondere la speranza che possano nascere nuovi progetti. Noi stessi non siamo convinti che questo format possa essere un franchising, perché ogni territorio è differente. Da due anni abbiamo avviato Mag Wall, un corner presso Declare, uno spazio veneziano che vende borse e altri oggetti di design: la nostra presenza qui è declinata in maniera diversa, spinge di più su settori come architettura, moda e arte. Perché pensiamo che sia fondamentale intercettare l’anima della città.

In che modo sta impattando la situazione di emergenza attuale su di voi e quali sono i vostri progetti a medio lungo termine?

Una cosa positiva è che al momento stiamo lavorando, l’e-commerce ci sta dando una bella mano, stiamo facendo numerose spedizioni. Sul territorio lavoriamo con consegna a domicilio. Ovviamente dei danni li abbiamo, per esempio tutti gli anni a maggio siamo soliti organizzare una serie di incontri di fronte all’edicola, un appuntamento che viene vissuto dalla città come un festival culturale molto partecipato, quest’anno cercheremo di recuperarlo quando possibile. Per noi è stato importante non fermarsi: nascendo come artisti, siamo abituati a reinventarci e siamo a nostro agio con l’idea che, anche nel momento più difficile, dobbiamo dare un contributo.

Daniela Giambrone