“Non lo sai mai chi hai veramente davanti. Mai. Valuti qualcuno per lavoro o solo per instaurare un’amicizia, pensi di parlare a chi ti capisce, perché annuisce. E gesticola. L’altra persona gesticola come se fosse sulla tua stessa lunghezza d’onda. Invece no”.
Elisa Rovesta è qui, vive, lotta e scrive in mezzo a noi. E lo fa con intelligenza e ironia. Due cose che io ritengo essere sinonimi di uno stesso identico modo di guardare la vita e di stare al mondo.
Con Fatti di umani. Racconti in cui non succede niente, edito da NFC edizioni, abbiamo tra le mani topos e stereotipi della società in cui viviamo. Creature spesso svuotate dalla vita stessa, inconsapevoli di essere una sorta di criceto che gira a vuoto e che ricerca una felicità utopia e, per questo, irrealizzabile.
Il libro strizza l’occhio alle serie tv (sì quelle che amo tanto), quelle che descrivono la società come un luogo in cui non si sa più quale sia la direzione giusta e dove si è portati a credere a tutto quello che viene proposto dai social e dalle mode, senza sviluppare un pensiero critico e senza farsi troppe domande. Lo stile è sottile, arguto e la narrazione risulta incredibilmente verosimile, proprio perché presentata come un’esperienza universale che tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto.
“Fatti di umani” è una rapsodia di racconti tenuti assieme da un filo conduttore comune che lega tra loro i personaggi. Interessante è la descrizione di “tipi” contemporanei. C’è l’amante dello spugnato giallo, che rappresenta una certa “filosofia di vita”, il nutrizionista sempre arrabbiato, l’esperto di soft skills, l’architetto che vuole imporre la sua idea di bellezza, l’influencer che non ha accoliti né seguaci. Una carrellata di “maschere” della contemporaneità che lottano per avere un proprio spazio nel mondo, come la single felice di esserlo, il fedifrago impenitente: personaggi bene o male legati tra loro perché si conoscono, si frequentano, sono amanti, amici, conoscenti e, come in un grande film felliniano, come in un affresco fatto di parole alla Carver.
Un assaggio di nuovi miti e vecchi sogni di gloria, quelli che fanno rima con la volpe che corteggia l’uva e poi, non raggiungendola, la disprezza. Ma qui, in più, la fotografa, ci fa un post e ci mette il filtro bellezza infinita.
Infinita, come la ruota del criceto, come la ricerca della felicità.
Come la società ingannevole che ci fa sorgere sogni e bisogni di cui non conoscevamo neppure l’esistenza.
“Stai facendo passi veloci, uno dietro l’altro, con il respiro affannato, sulla strada lastricata che tra poco ti condurrà dal parrucchiere. Durante il tragitto, trafelata, sei al telefono, hai colto l’occasione per sentire il tuo amico, quello che lavora in azienda, che ha il ruolo importante e conosce le soft skills”.
Natalia Ceravolo
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