«Perché di colpo, da un’ora all’altra, una persona assume un senso imperativo nella tua vita?»

L’amore, in tutte le sfaccettature con cui può essere cantato, non ha limiti di tempo o di spazio, e quando è espresso nella sua forma pura è un fuoco che divampa bruciando senza mai esaurirsi. Ogni anima lo percepisce in maniera differente e ogni artista, chi con la penna, chi con il pennello, chi con lo spartito, si ritrova prima o poi a combattere contro le difficoltà di concretizzare in maniera chiara il concetto nebuloso che sta alla base del primo sentimento che forse l’uomo prova per un altro essere umano, la capacità di amare.

Il Maestro Ruffilli, poeta, scrittore e traduttore, con 🔗Fuochi di Lisbona sprigiona nella sua forma più alta la lirica dell’amore.

Il protagonista di questo romanzo arriva a Lisbona per partecipare a un convegno su Fernando Pessoa, grande scrittore e poeta portoghese, e lì, tra una relazione e un’analisi sulla vita di quest’ultimo, incontra Vita, una donna che lo rapisce fin dalla prima stretta di mano.

Sulle colorate tracce sparse che Pessoa ha disseminato in tutta la città di Lisbona, tra le lettere che lo scrittore scrisse alla sua amata Ophelia, Vita e il nostro protagonista, come protetti e tutelati, vivono un amore incendiario, che fa vacillare le certezze e le solidità dell’altro, riempiendoli di interrogativi e di riflessioni.

«A colpirmi, soprattutto nella vita povera di eventi di Pessoa, era l’amore che legava lo scrittore a Ophelia, una relazione che avevo cominciato a sentire come fosse mia.»

Le vicissitudini di questi due amanti si legano e si sfilacciano sul filo delle stesse domande che Pessoa si poneva; Ruffilli con una spiccata sensibilità ed evidente ricerca e conoscenza degli intenti e della poetica di Pessoa, all’interno della prosa e della narrazione inserisce versi, stralci e lettere, creando una calda amalgama di emozioni, portando lo stesso poeta a essere fautore e padrino della storia tra Vita e il protagonista.

In questo romanzo non si parla solo di amore; si parla di vita, di passioni, di conoscenza, di sfide e di crescita; come non vi sono solo due personaggi principali: Henrique, un amico portoghese, illumina con sagacità il cammino del nostro protagonista per amare e comprendere Lisbona che, a sua volta, non è più solo cornice ma, nella sua rara bellezza descritta, diventa un’altra donna da vivere e conoscere.

«Eccolo lì sotto i miei occhi, il punto fisico di morte ad occidente. Dove appunto l’Europa terminava, oltre il fiume e il mare, come continente. E, a renderne più netta la visione, la natura anfibia di Lisbona.»

Descrivere, definire la struttura e la configurazione poliedrica di un sentimento umano è un campo minato in cui sono sepolte numerose insidie, ma Ruffilli nel suo lirismo dissotterra con poetica musicalità gli intriganti misteri della natura umana.

“Stavo sorvegliando il mondo, dietro la piega del suo viso addormentato. Oltre il respiro che le attraversava il naso e dentro il sorriso che un sogno le aveva appena li lasciato.”

Ruffilli oltre al tributo prezioso a Pessoa con le sue imperdibili riflessioni inquiete, cita anche un altro grande poeta portoghese, Herberto Helder, neorealista, maestro di espressioni di immagini oniriche e di indagini introspettive. 

Una menzione deve andare anche a Passigli Editore, per la proposta editoriale e per l’accuratezza della pubblicazione: in copertina viene raffigurato uno dei più iconici e rappresentativi quadri di Jack Vettriano, che richiama con grande impatto le suggestioni dell’interno del libro.

Le opere del pittore recentemente scomparso sono in mostra a Bologna a Palazzo Pallavicini per la prima volta in Italia, uno dei tanti modi per avvicinarsi alla poeticità di Vettriano che ha note simili a quella di Ruffilli.

In questo romanzo vi sono due diverse poetiche, quella di Ruffilli e quella di Pessoa, grandi correnti che a volte scorrono vorticose e altre volte fluiscono più placidamente, ma convergono, si mescolano, formando un fiume grande quanto il Tago, in cui si riflettono sparsi i fuochi di Lisbona.

Caterina Incerti