Non leggere questo libro se:
hai perso una persona cara da poco
hai la lacrima facile
hai una storia d’amore complicata o hai appena lasciato qualcuno
sei in piena sindrome premestruale
o sei una persona che tende alla tristezza.
“C’era una nebbia fittissima, quando sono uscito per avventurarmi nella città vuota e ovattata e andare alla camera ardente” così inizia questo piccolo e delizioso viaggio di Yang Fei. Un viaggio che lo porterà a incontrare e cercare le persone che ha amato (ma soprattutto che lo hanno amato) in vita. Sono i giorni che, nella cultura cinese, vivono i morti prima di essere seppelliti in terra.
Sullo sfondo una denuncia (un vero e proprio pugno in faccia) alla Cina contemporanea.
Scritto in maniera semplice, fluida e straordinariamente tenera.
Quindi se, nonostante le premesse, hai intenzione di leggere Il settimo giorno di Yu Hua, mettiti comodo, siediti sul divano, sincerati di avere una buona dose di kleenex vicino a te e aspetta.
I personaggi usciranno uno alla volta dal libro e si metteranno accanto a te, sul divano, e ti racconteranno la loro storia.
L’unica cosa che devi fare è ascoltarli, ascoltare le loro storie piene di amore. Cercare di rispettare anche i loro sbagli. La valvola mitrale spesso batterà forte, spesso sorriderai, a volte sarai a disagio.
Ma quando avranno finito di raccontare, tu ti asciugherai le lacrime e non potrai fare altro che abbracciarli, sistemargli il mento e offrirgli un’ultima tazza di tè.
Loro te ne saranno grati.
Serena Coppola
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