“Non abbiamo mai scopato con l’urgenza di queste settimane, ma lei sbiadisce sempre di più e sente sempre meno. Viene di rado. Si dissolve per periodi sempre più lunghi, un minuto, quattro, sette, e ogni volta si vedono parti diverse di lei: scheletro, muscoli come corde, le forme scure degli organi, il nulla”

Il corpo è il tempio della nostra anima. Un concetto semplice e basilare, troppo spesso dimenticato, trascurato. Le emozioni, le ansie quotidiane, gli stereotipi delle convenzioni sociali, otturano le porte alla luce, alla verità. Da dove proviene questa luce? Sicuramente dalla libertà. Libertà di essere ciò che si vuole e di vivere il proprio corpo, la propria sfera emotiva e sessuale all’unisono, scevri da pregiudizi morali ed etici.

Il suo corpo e altre feste è un inno proprio a questa libertà sopita, all’emancipazione, al coraggio di vivere le proprie pulsioni ed emozioni. Carmen Maria Machado dimentica il suo essere prototipo di donna servile e consenziente, tratteggia accuratamente storie di corpi. Corpi femminili che racchiudono anime inquiete, deluse, spaventate, depravate; corpi che risplendono nel torpore del buio più opaco.

Otto racconti separati ma con un unico filo conduttore, la ricerca del proprio Io. Emozioni infangate e sporcate, sogni infranti, amplessi e orgasmi. Le donne della Machado escono dalla carta e si imprimono prepotentemente al lettore, con la loro presenza. Fisica, quasi carnale, che distilla pagina dopo pagina emozioni e inquietudini. Una narrativa di genere e non facilmente classificabile che mescola sapientemente il black humor al dramma, alla distopia, al grottesco, all’eros più spinto.

Il sesso e la sessualità raccontati con sensibilità (ma soprattutto con verità) da un’autrice coraggiosa che non si fa scudo dei sentimenti più nobili e puri in cui le donne come candide e soavi Madonne del Medioevo rappresentano un canone convenzionale mai del tutto estirpato. Una donna che ama fare sesso, per tutti, è una donnaccia, una prostituta, una laida. I racconti dell’autrice anche nel dramma svelano un’altra lettura, quella del desiderio e delle sue conseguenze. Non sempre dispensatore di gioia e serenità, anzi spesso portatore di drammi, tormenti, lacrime, eros e thanatos.

Segmenti di vite infelici e segnate nel corpo e nello spirito. Il sacro tempio devastato dal bisogno chiarificatore di sigillare in canoni standard il proprio modo di vivere. Femminista? Queer?  Non serve dare un’etichetta a quest’opera, perché proprio come un corpo parla da sola.

Gabriele Torchetti