Parlaci di te.

Sono Benedetta Gargano, sono nata a Napoli e ho la fortuna di vivere ancora qui. Sono una sceneggiatrice e, da qualche anno, una food writer.

Da quanto tempo lavori per la tua azienda e in che consiste il tuo lavoro.

Sono una libera professionista e lavoro per più di un’azienda. Tuttavia, cosa un po’ anomala per chi fa il mio mestiere, ho un rapporto ventennale con una casa di produzione per la quale scrivo una soap opera. Il mio ruolo, all’interno del team di scrittura, è di storyliner. Spiegare come funziona il reparto scrittura di una soap opera che va in onda quotidianamente è cosa complessa; per far sì che i ritmi produttivi non siano rallentati, le diverse fasi della scrittura – soggetto, trattamento, sceneggiatura – sono affidati a gruppi di lavoro distinti che però lavorano in parallelo. Io mi occupo dello sviluppo dei soggetti e ogni settimana produco un trattamento che viene poi affidato ai dialoghisti, che scrivono la sceneggiatura vera e propria.

Quanto è stata importante la tua formazione/studi per quello che fai oggi?

Ho studiato architettura e questo ha fatto sì che imparassi a ragionare in termini di struttura, cosa che mi è tornata molto utile anche nella scrittura perché mi ha consentito di capire l’importanza degli impianti narrativi. Tuttavia quella della sceneggiatura è una scrittura tecnica che sottende regole ben precise; non ci si può improvvisare sceneggiatori né tantomeno procedere per tentativi. Non avrei mai potuto fare questo mestiere se non avessi seguito un corso di studi specifico.

I libri che ruolo hanno nella tua vita?

Potrei dire che i libri hanno ampliato a dismisura il mio mondo fin da quando ero bambina, che sono stati maestri, buoni compagni, fonte di divertimento, di riflessione. Ma la verità è che, più di ogni altra cosa, i libri mi proteggono.

I libri sono stati importanti per il lavoro che fai?

Fondamentali.

C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?

Casa desolata di Charles Dickens.

Ce ne vuoi parlare brevemente?

Ho incontrato Dickens tardi, quando avevo già superato i vent’anni, quindi è stata una lettura scelta e non imposta. Casa desolata è stato il primo dei suoi romanzi che ho letto. La trama ruota intorno a una causa giudiziaria, ma per me l’argomento è secondario. Quello che all’epoca mi colpì fu la scrittura cinematografica; Dickens descrive Londra alternando campi lunghi a dettagli, costruisce piani sequenza e montaggi alternati. Riuscivo a vedere tutto quello che raccontava, il suo sguardo diventava il mio; quando scrivo una sceneggiatura cerco di ottenere lo stesso risultato.