Parlaci di te. Massimo, sei un Ufficiale dell’Esercito, specializzato in cyber security e ICT con all’attivo numerose missioni in Medio Oriente, insomma tanta roba potremmo commentare. Parlaci del tuo lavoro e della tua storia professionale.

Nasco a Ferrara durante la grande nevicata del gennaio 1985, in una famiglia della borghesia cittadina, in una casa pervasa dal profumo dei libri: diritto, letteratura, arte, storia, urbanistica su tutto, con alla base un forte impegno sociale.
Cresciuto a Roma, città in cui da qualche anno sono tornato a vivere, a 18 anni ho interpretato a mio modo (o forse stravolto!) l’identità culturale familiare partendo per l’Accademia Militare di Modena, per poi servire per una decina d’anni come Ufficiale dell’Esercito, specializzato in ICT e cyber security, con diversi impieghi all’estero, tra Medio Oriente e Balcani.
Chiamato alla Presidenza del Consiglio come consigliere proprio in cyber security e sicurezza nazionale, ho avuto la fortuna di sperimentare un punto d’osservazione ampio ed allo stesso tempo profondo.
Sempre curioso e sentendo il bisogno di nuove sfide, in questi ultimi anni sto scoprendo il privato, prima in una società di consulenza internazionale, oggi come CISO (Chief Information Security Officer) del Gruppo Acea.
Penso il mio percorso sia stato guidato finora dall’idea di servizio, dal senso di comunità, dalla ricerca della diversità, sorretto da una famiglia eclettica… e condito da una certa dose di ironia!

Quanto è stata importante la tua formazione, i tuoi studi per quello che fai oggi?

La formazione nel complesso, formale ed informale, è stata tutto.
Devo tanto – più di quanto spesso non riconosca – a mia madre, insegnante di lettere e letterata. 

Il suo esempio di passione per l’insegnamento, mirato non solo ad accrescere competenze, ma a sviluppare sensibilità umane e intellettuali, sebbene da me non capita durante l’adolescenza, ha lasciato quei semi che mi hanno permesso di vivere con curiosità, entusiasmo e insaziabilità i successivi percorsi di formazione.

Interpretando la cyber security non unicamente in termini tecnologici, ho diversificato il più possibile gli studi: nel diritto (internazionale, comunitario, pubblico), nella comunicazione, nella pianificazione finanziaria.
Forse proprio questa diversità di vedute è stata e continua ad essere la cifra del mio percorso.

Sappiamo che sei un lettore onnivoro ma anche che ai saggi che affrontano la questione ebraica riservi un posto particolare. I libri che ruolo hanno nella tua vita? In che modo sono stati importanti (se lo sono stati) per il lavoro che fai?

Il rapporto con i libri è così intimo che mi è sinceramente difficile riuscire a rappresentarlo. 

A cominciare dalla dimensione sensoriale, dove il profumo della carta antica per me è casa, la grande casa di famiglia di Ferrara.
I diversi colori delle coste dei libri che arrivano al soffitto sono invece le pareti della casa dei miei genitori – ed oggi anche della mia.
E’ vero, sulle letture oggi sono nettamente sbilanciato verso la saggistica. 

Penso tuttavia sia solo una fase, negli anni sono cambiato molto: da Tolkien, a Rigoni Stern, passando per Conrad e Kipling, da Benni alla letteratura sull’alpinismo eroico. Certo tutti lontani dai saggi!

Alla domanda sul cosa abbia sul comodino ora, rispondo: da compratore compulsivo, ho una pila in attesa di lettura. Ne inizio insieme almeno un paio, figli del sentimento del momento. Ogni tanto rileggo, anche parzialmente. Sempre “rubo” dalla biblioteca di casa di Ferrara.
Ora sto leggendo The new green deal di Rifkin, Homo Deus di Harari e sto rileggendo una piccola raccolta di interventi di Calamandrei. Però ci sono sempre anche tanti Dylan Dog!
Certo il rapporto con il Medio Oriente è molto forte: ho lavorato e vissuto in Libano, a cui sono molto affezionato e ho parte della famiglia in Israele, che tuttora frequento anche per lavoro. 

Sono luoghi con una densità e complessità tali da essere difficili da comprendere e per questo per me magnetici.

C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi? Ce ne vuoi parlare brevemente?

In realtà rispondo di no. Citare un titolo, o un paio, mi farebbe sentire di tradire quella diversità di anime che penso mi caratterizzi ed a cui sono affezionato; ciascuno dei miei compagni di viaggio su carta ha contribuito al percorso del Massimo bambino, adolescente, ragazzo, adulto.

Intervista a cura di Angela Vecchione