Parlaci di te.
Sono Valentina Mariani, avellinese con radici nell’Alta Irpinia. Le montagne e il verde sono i primi ricordi dell’infanzia.
I miei genitori mi hanno insegnato il rispetto per gli altri, l’idea di eguaglianza, l’etica e la libertà, valori che cerco di portare avanti a livello personale e sociale.
Napoli, insieme ad Avellino, le città della mia formazione: diversissime, per me complementari. Il coinvolgente genio della prima, unito alla silenziosa malinconia della seconda, hanno forgiato il mio essere.
Mi sono avvicinata alla politica subito dopo la caduta del muro di Berlino, appena adolescente, alle lettere ben prima. Amo le lingue e culture straniere e i mondi che ad esse sottostanno, la filosofia, la letteratura, la politica, il basket, il vino. Abito a Bologna da quasi tre lustri e lavoro in banca, al MPS; a latere, ma potrei dire parallelamente, faccio attività sindacale.
Da quanto tempo lavori per la tua azienda e in che consiste il tuo lavoro.
Vi lavoro da quando sono stata spedita a Bologna, dopo estrazione simil lotteria, da Siena. Mi occupo di questioni amministrativo-contabili e di aziende. Nel sindacato, invece, oltre a rappresentare i miei colleghi iscritti, mi occupo di Formazione, Comunicazione e Pari Opportunità.
Quanto è stata importante la tua formazione per quello che fai oggi?
Per il mio lavoro, pochissimo, avendo studiato molto bene le lingue straniere e le lettere al liceo, Scienza Politiche all’Università Orientale – con tesi in Filosofia – , avendo conseguito un Master in Cooperazione Internazionale allo Sviluppo… Con l’attività sindacale l’attinenza invece, per fortuna, cresce. Di sicuro, però, posso dire che la mia formazione umanistica mi ha consentito di integrarmi in un ambiente lavorativo completamente diverso da quelli a cui ero abituata e che non mi corrispondeva granché.
I libri che ruolo hanno nella tua vita?
Un ruolo fondamentale. Leggo avidamente da quando ero piccola. Nella mia infanzia taciturna e piuttosto solitaria, leggere mi ha aiutato a costruire mondi e possibilità. E a iniziare ad innamorarmi della scrittura.
I libri sono stati importanti per il lavoro che fai?
I libri sono importanti per ogni aspetto della vita di una persona, a mio avviso, perché aprono porte, migliorano le capacità analitiche e interpretative, smuovono sentimenti, danno informazioni e stimoli, a seconda del tipo di libri, ovviamente. Il mio lavoro è piuttosto slegato dalla cultura in senso stretto, ma senz’altro l’aspetto legato all’etica, le capacità dialogiche con i clienti e di comprensione di alcune dinamiche sono stati ampliati dalle svariate letture fatte. I libri di filosofia, su tutti, sono stati e continuano ad essere ponte tra i miei due “lavori”, quello in azienda e quello nel sindacato. La filosofia è davvero magistra vitae. Se penso a L’homme révolté di Camus, a La gaia scienza o Così parlò Zarathustra di Nietzsche, tanto per fare due esempi a me cari, mi rendo conto che costituiscono per me insegnamenti su sé stessi, sulle relazioni umane e ciò che originano e questo, in ambito lavorativo bancario e ancor più in ambito politico-sindacale, ha grande rilevanza.
C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?
Delitto e castigo e L’idiota di Dostoevskij, Fuochi di Marguerite Yourcenar.
Ce ne vuoi parlare brevemente?
Be’, Dostoevskij è il maestro della descrizione psicologica dell’uomo, della filosofia trasposta in romanzo, dei dubbi etici, dell’antropologia nichilista.
Delitto e castigo mette in campo riflessioni geniali sul diritto, la pena, la giustizia, la colpevolezza oggettiva e soggettiva degli esseri umani.
“La bellezza salverà il mondo”, dice il principe Miskin ne L’idiota. Quale bellezza? La bellezza sa essere anche malvagia. Sta a noi, aggiungo, renderla buona. E non è esercizio facile, visto che ciò che è bello abbaglia e può ingannare.
In definitiva, è uno scrigno inesauribile, Dostoevskij.
Fuochi è una prosa poetica meravigliosa: affascinante e terribile, come il thauma di Aristotele – che porta a domandarsi del mondo e del suo senso, e quindi alla nascita della riflessione filosofica – nella usa accezione completa. Fuochi nasce da una crisi passionale, come ebbe a dire la stessa Yourcenar, e mette insieme, in un ordito perfetto, il mito greco con alcune parole ebraico-cristiane, aforismi e poesia, storia, storie, sentimento e pathos. Un’opera di alto valore letterario, una lettura emozionante e arricchente, uno specchio in cui riconoscersi, una sorgente di poesia.
E tu cosa ne pensi?