The madman
You ask me how became a madman. It happened thus: On day,
long before many gods were born, I woke from a deep sleep and
found all may masks were stolen, – the seven masks I have
fashioned and worn in seven lives, – I ran maskless through the
crowded streets shouting, Thieves, thieves, the cursed thieves.
Men and women laughed at me and some ran to their houses
in fear of me.
And when I reached the market place, a youth standing on a
house-top cried. He is a
madman. I looked up to behold
him; the sun kissed my own
naked face for the first time.
For the first time the sun kissed
my own naked face and my
soul was inflamed with love for the sun, and I wanted my masks no
more. And as if in a trance I cried, Blessed, blessed are the thieves who
stole my masks.
Thus I became a madman.
And I have found both freedom and safety in my madness; the
freedom of loneliness and the safety from begin understood, for
those who understand us enslave something in us.
But let me not be too proud of my safety. Even a Thief in a jail is
safe from another thief
Il folle
Mi chiedi in quale modo io sia divenuto folle. Accadde cosi: Un
giorno, assai prima che molti dei fossero generati, mi svegliai da un
sonno profondo e mi accorsi che erano state rubate tutte le mie
maschere – le sette maschere che in sette vite avevo forgiato e
indossato – , e senza maschera corsi per le vie affollate gridando:
Ladri, ladri maledetti ladri.
Ridevano di me uomini e donne, e alcuni si precipitarono alle loro
case per paura di me. E quando giunsi nella piazza del mercato, un
giovane dal tetto di una casa
grido: È un folle. Volsi gli occhi
in alto per guardarlo: per la
prima volta il sole mi bacio il
volto, il mio volto nudo. Il sole
baciava per la prima volta il mio viso scoperto e la mia anima
avvampava d’amore per il sole, e non rimpiangevo più le mie
maschere. E come in trance gridai: Benedetti, benedetti i ladri che
hanno rubato le maschere.
Fu così che divenni folle.
E ho trovato nella follia la libertà e la salvezza; liberta dalla solitudine
e salvezza dalla comprensione, perché quelli che ci comprendono
asserviscono qualcosa in noi.
Ma che non mi vanti troppo di essere in salvo. Anche un Ladro in
un carcere e salvo da un altro ladro.
trad. Isabella Farinelli
Autore dell’eterodossia; della continua ricerca dell’io; della vita totale attraverso leggi non codificate, ma vivide e vivibili nell’armonia di un’etica naturalistica. Kahlil Gibran, poeta e prosatore troppo scomodo per l’islamismo più intransigente, ci conduce, con la sua scrittura allegorica e favolistica, nei mondi della infinita contrapposizione. Domanda/risposta; sonno/veglia; mascheramento/nudità; maledizione/benedizione. Buona parte della sua produzione letteraria si sostiene sul contrasto: la bi-fonia della ricerca (la bi-fonia del pensiero): la ricerca del bianco non può farci dimenticare dell’esistenza del nero, e viceversa. Il ritmo binario della sua poesia tende a contrapporre alla scala dei valori convenzionali, tradizionali e fossili, (si badi, non solo quelli religiosi) i valori elementari, vitali, naturali.
Nella produzione letteraria di Kahlil Gibran sono distinguibili due fasi. Alla fase araba (1905-1917), appartengono i racconti sulla realtà libanese, la concreta conflittualità sociale (ad esempio, la drammatica contrapposizione tra poveri e ricchi). Nella fase successiva, quella inglese (1918-1931), Kahlil Gibran si avvicina al Libano meno realisticamente, attraverso il simbolismo, la connotazione. Anche in questa seconda fase, però, lo sguardo è posato sul conflitto, sul contrasto.
Questo secondo momento ha proprio inizio con la raccolta di poesie e parabole The madman.
Ma chi è il folle? Folle [lat. folle (m) “mantice, sacco di cuoio, pallone”, poi “testa vuota”] è chi si dispone ad avere la testa vuota. Testa vuota? Sì, vuota dalle leggi fossili, tanto convenzionali da mascherare i valori elementari della natura, che solo attraverso la continua ricerca del proprio io possono essere veramente vissuti.
Attenti!, però. Anche chi ha la fortuna di perdere le sue maschere non canti vittoria: non si dichiari già salvo. Le leggi sanno a loro volta mascherarsi.
Roberto Plantulli
La poesia è tratta dalla raccolta Il folle di Kahlil Gibran, curata da Isabella Farinelli, per le edizioni Oscar Mondadori.
“Il poeta è il bambino che si meraviglia delle cose che accadono a lui stesso diventando adulto. Ma fino a che punto adulto.”
Umberto Saba
Kahlil Gibran (Bsharre, 6 gennaio 1883 – New York, 10 aprile 1931) è stato un poeta, pittore e filosofo libanese naturalizzato statunitense. Libanese di religione cristiano-maronita emigrò negli Stati Uniti; le sue opere si diffusero ben oltre il suo paese d’origine: fu tra i fondatori, insieme a Mikha’il Nu’ayma (Mikhail Naimy), dell’Associazione della Penna (al-Rābiṭah al-Qalamiyyah), punto d’incontro dei letterati arabi emigrati negli Stati Uniti. La sua poesia venne tradotta in oltre 20 lingue, e divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici. Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale.
Fra le opere più note: Il Profeta (scritto in inglese) e Massime spirituali.
Fonte: Wikipedia
In libreria
Kahlil Gibran
Il folle
SE, 2009
Collana: Piccola Enciclopedia
A cura di I. Farinelli
Testo iglese a fronte
108 p., brossura
€ 13,00
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