Ma che bella sorpresa la lettura de La bambolona di Alba de Céspedes ritrovato per caso tra i libri che ho lasciato nella casa di famiglia. La mia copia fa parte della collana I grandi bestsellers usciti nel 1986 per Mondadori De Agostinis e distribuito nelle edicole.

Il romanzo fu pubblicato la prima volta nel 1967 e, per fortuna, ripubblicato nella primavera 2023 sempre da Mondadori.

Difficile inserire de Céspedes in un determinato filone letterario, rientra di sicuro tra le scrittrice italiane dimenticate e che meritano assolutamente un nuovo spazio nel panorama editoriale. Nei suoi lavori emerge un certo impegno politico e sociale esplicitato dando spazio a personaggi femminili ferite e colpevoli di essere nate donne in una società prettamente patriarcale e maschilista come quella prima metà del ’900 italiano.

Alba de Céspedes è brillante nel ricostruire la società a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento con quel radicato pensiero maschilista e di padre-padrone. Il romanzo è ambientato allestendo uno scenario perfetto di Roma intervallando dialoghi eloquenti attorno al protagonista Giulio e al ragioniere Scarapecchia.

Giulio è un avvocato di successo, scapolo, ricco, aitante la cui vita ruota attorno ai soldi, alle donne e allo sfrenato desiderio di contornarsi di quei simboli che ne rafforzino lo status sociale, come le auto, gli orologi, gli appartamenti di lusso, le serate al golf, nei nights club più in voga e nei rimontati ristoranti del momento.
Il ragionier Scarapecchia, padre della diciassette Ivana, è un impiegato calabrese trasferitosi a Roma per lavoro con un pensiero arcaico di famiglia, nostalgico del passato fascista e convinto che «stiamo già scontando il delitto di averlo ammazzato, Quello, e di averlo attaccato a un gancio come un maiale.»

Una sera un impegno di lavoro terminato prima del previsto lascia a Giulio un inaspettato tempo libero così inizia a girovagare senza una meta fino a quando la sua attenzione o, meglio ancora, la sua libido, non viene catturata da una donna intenta a telefonare da un telefono pubblico in un bar. La figura femminile con «La opulenza dei fianchi era sproporzionata alla statura non troppo alta, alla vita sottile. Il vestito della gonna stretta accentuava le rotondità posteriori in modo sconveniente.» risveglia in Giulio i ricordi dei  primi approcci sessuali con le donne abbordate lungo la strada e con amplessi veloci consumati negli androni dei palazzi.

Il desiderio è così impellente da spingere Giulio a insistere, anche dopo il netto diniego della giovane Ivana, fino al punto di suonare sfacciatamente al campanello e di imbastire l’inizio di un serrato corteggiamento e di rocamboleschi colpi di scena che metteranno in gioco i suoi principi morali fino a dubitare sul significato stesso della sua esistenza.

«Dunque, è amore? […] È possibile amare una donna che non ha né la mia educazione né le mie abitudini? Con la quale mi vergognerei non dico in veste di fidanzato, ma nemmeno di conoscenze?»

Tutta la trama del romanzo gioca su questo iniziale incontro, sui dubbi soffocanti di Giulio incapace di resistere al fascino di Ivane e sulle azioni e reazioni che si scateneranno pur di ottenere ciò che desidera.

Alba de Céspedes è bravissima a intrecciare la trama de La bambolona denunciando lo stato di sottomissione e abnegazione nel quale vivevano le donne degli anni ’60.

Da una parte inserisce, tra le amiche ed ex-amanti di Giulio, quelle donne separate, ricche e belle che sono sì libere di avere rapporti sessuali con chi desiderano ma che, sotto sotto, hanno come obiettivo quello di accalappiarsi un uomo per sposarmi di nuovo e farsi mantenere. Donne che Giulio definisce come coloro che «avevano comune l’inoperosità che le rendeva disponibili a qualunque ora e la malinconia di essere state sempre abbandonate.» rafforzando il pensiero come separarsi fosse comunque una sconfitta, un marchio per non essere state capaci di mantenere in piedi un matrimonio.

Dall’altra ci presenta la famiglia Scarapecchia, emigranti calabresi, impiegato lui e casalinga lei, in gravi ristrettezze economiche, di umile origini che tentano di salire di livello sociale pianificando un buon matrimonio per la loro unica figlia e acquistando a rate quegli oggetti che possano aiutarli ad apparire sempre più borghesi.

Alcuni stralci lasciano l’amaro in bocca in quanto rappresentano stereotipi maschilisti e sessisti: «la signora Adelina sedette come provvisoriamente, sull’orlo della sedia, spiando nel viso degli altri la reazione alla pietanza che aveva cucinato. […] “La lasci fare” disse lo Scarapecchia “le donne non mangiano: si saziano con gli occhi.”»

«Da noi, nel Mezzogiorno, dopo cena le donne accudiscono alle faccende e gli uomini discutono.»

«Zitto, Lei!… Lei non ha colpa perché si sa che l’uomo è cacciatore: è la femmina che bisogna guardare.»

L’autrice non si limita a sottolineare il pensiero maschilista e patriarcale ma mette l’accento sulla deriva della società stessa volta all’apparenza sfrenata e sfrontata che conduce sul baratro del vuoto e della solitudine per gli individui.

«Raggiungere l’amico con le due ragazze significava finire in casa sua: whisky, dischi, che fate, ve ne andate di già?, restate, mangiate qualcosa, andiamo a vedere che c’è in cucina; mangiare e poi – dinanzi ai piatti sporchi, ai posaceneri colmi di noccioli d’olive, pelli di salame, briciole d pane e mozziconi, indugiare trattenuti dall’inerzia, mentre il tempo passa, la notte si sbrindella, si lacera, mostrando tra gli ultimi elementi angoli d’ombra il chiarore sinistro del mattino. Oppure finire a letto con una di quelle due e dopo: vai prima tu? sì, grazie, passa passa, scusa […] è stato carino ieri sera, molto carino, dormito bene? Sei un vero uomo, dài!, giuro, […] innumerevoli campanelli squillano, chiamano, insistono nelle monocamere deserte, presso i letti-divano ancora disfatti, soltanto un salutino, che fai oggi? È la voce stessa della solitudine, del vuoto, del nulla, che chiama aiuto.»

La bambolona è un romanzo molto interessante e ricco di Alba de Céspedes ci regala uno spaccato molto interessante sulla società del boom economico ma è anche ricco di diverse tematiche che meriterebbero profonde riflessioni, come l’omofobia con la figura di Diodato, il domestico di Giulio che viene definito “invertito”; o il timore della morte nel padre di Giulio, che si ritaglia una fuga-parentesi da un matrimonio soffocante dopo che la moglie dichiara: «Non ti pare che dovresti smetterla di comprare tanti libri, Elpidio? Ormai all’età tua non avrai nemmeno il tempo di leggere tutti quelli che ci sono.»

Alba de Céspedes ci offre uno spaccato prezioso di un’epoca i cui strascichi, purtroppo, sono ancora presenti e vivi nella società attuale anche se le parole da lei scelte sono così indicative e precise da farci desiderare che si tratti di un passato lontano e superato.

Stefania Piumarta