Numero 20 | Maggio 1999

Ho scoperto la radio per amore.

Così, semplicemente: da bambina ricordo di aver avuto una radiolina, una di quelle che usano i nonni per ascoltare le partite di calcio. La mettevo sotto il guanciale e mi addormentavo sentendo radiotelenovelas che credevo fossero storie vere, gente solitaria che chiamava in radio per poi miscelarsi con i miei sogni. Fu, comunque, in seguito, nell’adolescenza che conobbi la radio e fu, come ho detto, per amore. E per necessità. Uscivo con un tizio, più grande di me di cinque anni, e proprio questa differenza che, quando stai con un piede nell’infanzia e un altro nell’aria, ti sembra un ‘infinità. È un ‘infinità. Quel primo amore, come tutti i primi amori “era perfetto II e, naturalmente “sapeva tutto”. Quante volte si ripeteva questa scena…

CONTROL: Effetto ambiente bar e in sottofondo CD THE WHO C-1 “My Generation

LOC: (canticchiando la canzone) Ah! Questi sono gli Who! E questo che suonava… ! Che bella! Beat Surrender non la conosci? The Jam!
E Violent Femmes, e i Clash, Nei! Young, Yardbirds, Eric Clapton, Steve Ray Vaughan, Pink Floyd, Sam Cooke, Morrisey, Steppenwolf, Madness, Jeff Beck…
E così cento gruppi, era possibile immagazzinare tante informazioni? Mentre a volte confessavo la mia ignoranza, altre fingevo e cercavo sempre di memorizzare…

LOCA: Ah sì, sì, certo gli… Stooges! (per sé, ispanizzando) Los Yam? Los Ju? Devo indagare…

Iniziai a comprare riviste di nascosto, il mio intento non trovava successo con i vinili, così mi dedicai alla radio.

Esplorando liste di successi commerciali, pubblicità aggressiva e insopportabile, incontri dolenti di luoghi comuni e musiche discotecare, ho scoperto nel mezzo di quel mare, un’isola che avrebbe cambiato la mia vita, sebbene non lo sospettasi minimamente: dovevo solo sintonizzarmi sulla frequenza 93,2, dove c’era Radio 3. Lì c’erano programmi, persone con nome e cognome, con voci che parlavano ai microfoni di quegli studi che immaginavo enormi e inaccessibili. Ognuno alla propria ora, mi insegnava la magia della musica e la parola nell’etere. Conobbi il cubano, le leggende del rock, la combinazione etnica, la nascita del jazz, le iniziazioni della New Age. Giocavo a inventare volti e vite per coloro i quali formavano con i loro programmi il mio orario di studentessa.

L’ironia e la finta serietà di quello che mi svegliava, parlandomi delle avanguardie della creazione e del suono doveva essere un tipo pallido, vestito di nero; così distinto con voce calda che con i suoi dischi mi trasportava fino in Portogallo o in Brasile,·o la ragazza che mi iniziò alle voci di Borges, Bioy, Casares, Neruda, Onetti o Cortazar; o quel personaggio tanto tenero che sospirava ogni volta che mettevano una canzone italiana o francese degli anni ’60.

Che successe con quel primoamore?

Sono convinta che la nostra rottura coincise con il momento in cui ho abbandonato la necessità di cercare modelli, punti di riferimento che ci conducono alla maturità. Di quel modello mi è rimasto, oltre al ricordo della prima volta, qualcosa che mi accompagnerà per sempre: la passione per la musica e per il modo di fare radio che, miracolosamente, esiste in Spagna. Tra voci scomposte e prodotti di marketing musicale, un ’emittente nazionale sopravvive senza pubblicità, dove trova spazio la letteratura, il teatro, la narrazione, lo humor, la creazione e la musica di qualità. Quando le persone chiedono per Radio 3, si risponde di solito, ” Bene è l’unica che…”. E seguono parole come avanguardia, intellettualismo, compromesso, cultura, modernità carisma ed élite.

Adesso l’emittente compie vent’anni e con lei molti di noi sono cresciuti culturalmente. Quelli che la fanno sono diventati dei miti. Lo sono stati per me e continuano ad esserlo, in più ora sono miei colleghi. Se mi avessero domandato dieci anni fa quale fosse il mio sogno, avrei risposto “lavorare a Radio 3”. Credo tuttavia che sia un sogno ad occhi aperti ogni sera quando la sintonia del programma entra a tutto volume nella mia cuffia, si accende la lucina rossa e la vertigine della diretta mi ricorda che siamo in onda.

Ana Solanes

Ana Solanes (Madrid 1973) è giornalista. Dopo aver lavorato con alcuni periodici e agenzie di stampa, entra a Radio Exterior in Spagna dove cura e presenta diversi spazi culturali. È stata inviata speciale a festival europei di cinema e di teatro. Attualmente si occupa di un programma quotidiano di Radio Nacional di Spagna e presenta per la televisione spagnola uno spazio quotidiano, I concerti di Radio 3.

«Bandidos con aviones y con moros… venían por el cielo a matar niños, y por las calles la sangre de los niños corría simplemente como sangre de niños.»
Pablo Neruda