Quante volte ci siamo chiesti cosa sia una performance? Magari ci è capitato di vedere un video di Marina Abramovich seduta su una sedia che aspetta, oppure in piedi con i vestiti strappati circondata da un manipolo di gente pronta a ferirla. Quante volte ci siamo domandati il perché.

Ma quindi cos’è una performance? «È qualcosa che succede, o meglio, qualcuno che c’è».  E Pippa Bacca c’era col suo «desiderio di riparare, il desiderio di diffondere il bene, non il bene in sé, ma la sua idea», con la sua forza e delicatezza, con la prorompenza di attraversare i Balcani, la Bulgaria, la Turchia, la Siria, la Giordania, il Libano, le zone di guerra.

Con estrema precisione, in un vorticoso fluire di pensieri e consapevolezze, Nathalie Léger in L’abito bianco edito La nuova Frontiera, ci racconta la storia di Pippa Bacca, l’artista performer che l’8 marzo del 2008 partì per il suo viaggio in autostop vestita da sposa. L’epilogo di Pippa Bacca fu crudele, venne trovata morta dentro un boschetto tra Izmit e Gebze a pochi chilometri da Istanbul, un uomo la caricò in auto, la uccise e la violentò.

«In una delle tappe del suo viaggio, un giornalista locale le aveva chiesto: “Perché l’autostop?” Lei aveva risposto:” È un modo di fidarsi del prossimo. Per dimostrare che, quando ci si fida, non si può che ricevere del bene”». 

Giuseppina Pasqualina di Marineo (il suo vero nome) era una vera performer. Nipote del famoso Piero Manzoni, non era la prima volta che spogliava se stessa, per indossare i panni di un alter ego. C’era per esempio Eva Adamovich che con la sua austerità e la sua audacia vagava per le strade di Milano in tacco 12, calzoncini corti, pullover verde e boa di struzzo, chiamando tutti “amore” o “tesoro”, «facendo intendere che amava poco, che la sapeva lunga sugli uomini, che non si fidava degli uomini». Aveva il telefono di Eva, l’indirizzo di Eva, e se qualcuno le chiedeva dell’altra lei, rispondeva che non la conosceva, che era un errore. E se Eva era una creazione di Giuseppina volta a dimostrare alcuni meccanismi della società, degli uomini e delle donne, lo era anche Pippa Bacca, col suo abito nuziale.

Pippa Bacca che è morta a trentatré anni. Pippa Bacca partita con la sua macchina fotografica e il suo taccuino, carica di speranza e fiducia, per riparare qualcosa più grande di lei.

«Dicono che esista, da qualche parte in fondo a un fossato erboso della lontana foresta Stariï Zakaz nel territorio di Isnaïa Poliana, una bacchetta verde su cui è inciso il segreto della sofferenza degli uomini e la formula che permette di cancellare per sempre il male che è in loro. Da bambini, Tolstoj e i suoi fratelli sapevano che la bacchetta si trovava là, in fondo al fossato al margine della foresta, che irradiava tutta la forza del suo enigma e del suo sogno immortale. È là, nella foresta, vicino alla bacchetta verde, che Tolstoj ha chiesto di essere sepolto. Ognuno dei suoi racconti è una ricerca vana della bacchetta, il tentativo di decifrare la formula, di svelare il segreto. Nel suo modo fragile e infondato, è questo che cercava Pippa Bacca – non lo stupro, non la morte. Lasciando la boscaglia bolsa di Ballıkayalar, la sua anima (la verità di ciò che cercava) è volata a colpo sicuro verso le profondità fresche e verdeggianti di Isnaïa Poliana».

Con delicatezza, lucidità, Nathalie Léger cerca di raccontarci la storia di Pippa, del suo coraggio, della sua umiltà, della sua forza, del la rabbia legata al suo epilogo. La Leger gioca su una storia duale, da una parte la sua ricerca di Pippa e il limite della scrittura di dar voce a un’ingiustizia, dall’altra lo stretto rapporto con sua madre che la accompagna durante la stesura del suo saggio. Sono storie di donne che hanno patito, sofferto, resistito, creduto. Storie di legami, storie di amore, un amore che va oltre qualsiasi definizione, un amore che spinge a viaggiare nella terra della guerra per portare gentilezza e speranza.

Alda Merini scrisse per Pippa:

Abito bianco
per andare a nozze con la tua morte
e con quella di noi tutti.
Ti sei vestita di bianco
ma siccome la tua anima mi sente
ti vorrei dire che la morte
non ha la faccia della violenza
ma che è come un sospiro di madre
che viene a prenderti dalla culla
con mano leggera.
Non so cosa dirti
io non credo
nella bontà della gente
ho già sperimentato tanto dolore
ma è come se vedessi la mia anima
vestita a nozze
che scappa dal mondo per non gridare.

Pippa ha sposato il mondo, la sua cattiveria, la sua sofferenza, noi non possiamo far altro che sposare il suo ricordo, il suo atto di estremo coraggio.

Ilaria Amoruso