Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Lo ha raccontato Raymond Carver, il più grande scrittore americano di racconti, richiamando l’attenzione sul tema a partire già dal titolo di quella che è certamente una delle sue opere più celebri, per arrivare a far luce sul nocciolo del più indefinibile dei sentimenti.

Alla base vi è, forse, allora come oggi, l’incertezza che ci attanaglia tutti nel provare a definirlo questo amore. Del resto, cosa non ci è chiaro di questo sentimento, spacciato talvolta per motore del mondo e, atre, per chimera senza tempo, al punto da desiderare così tanto di farcelo dire?

Marcello Veneziani prova anni addietro e attraverso il pensiero filosofico a riprendere questa domanda, offrendo una risposta plausibile che sviscera con chiarezza e garbo nelle pagine del suo ultimo libro L’amore necessario edito da Marsilio Editori.

Lo fa con un linguaggio diretto e chiaro e con argomenti che colpiscono e inducono chi legge a porsi nuove domande andando al di là di sé e delle proprie convinzioni.

Quanto emerge dalla lettura de L’amore necessario è, infatti, che non si tratta di una fuga nel privato, un cambio, drastico, di rotta rispetto a quelli che sono i temi più congeniali alla produzione letteraria dell’autore.

Il saggio non è, e non ha pretese di essere, nemmeno un manuale che ci insegna ad amare fornendoci consigli per una vita di coppia più significativa e soddisfacente perché il suo intento profondo è quello di offrirci un aiuto, una guida per capire il significato dell’amore, riappropriandocene, in un’epoca come la nostra in cui si assiste a una lenta e progressiva perdita di questo sentimento.

L’amore a cui allude Veneziani diventa energia feconda e proficua, l’unica sulla quale investire per costruire un futuro; forza originaria che ci spinge a vivere, a connetterci agli altri, a conoscere e realizzare.

Il predisporsi all’amore è dunque il fil rouge che accompagna la descrizione e i racconti delle varie stanze dell’amore, un racconto che parte dal bisogno di comprendere il mondo arginando quel senso di insoddisfazione che lo permea e caratterizza.

Se il mondo collassa, si piega sulle proprie paure e sugli stilemi più turpi è necessario cercare una rifondazione amorosa del mondo e dei nostri rapporti.

L’autore parte così dal raccontare le derive di un amore sempre più autoreferenziale, irreale e generico per discernere poi quelli che oggi sono stati assunti come impercettibili surrogati dell’amore, pretesti per sentirsi innamorati, amati, fecondi d’amore. È in quest’ottica che riscoprire l’energia del sentimento amoroso equivale a fronteggiare l’imperante narcisismo e utilitarismo che ha fagocitato la nostra vita.

Ripartire dall’amore serve per imparare a guardare oltre se stessi. Spingersi altrove, guardare al di là delle nostre paure, vincere l’indifferenza che ne rappresenta, infatti, la sua più cruda antitesi.

Tracciando una panoramica esaustiva e ispirata, Veneziani tratta dei nove gradi dell’amore fondendo e facendo compenetrare in un unico viaggio varie stazioni: carnali, mentali, affettive, sociali.

Immergendoci nelle pagine, il lettore potrà scoprire e ri-conoscere l’amore per la vita, necessario per vivere e godere, riscoprendola, la gioia insita nelle piccole cose, in una routine che non deve essere spauracchio e stilema di una vita senza slanci bensì gioioso ritmo di una quotidianità piena e attenta in un parallelismo quasi immediato con la forza espressiva e il sentimento del film di Wim Wenders Perfect Days; l’amore di coppia, l’amore per la famiglia, teatro primordiale delle nostre relazioni interpersonali al quale si connette anche l’amore per gli assenti, i lontani, i ricordi.

Ma ancora, l’amor patrio fondato sull’amore e i legami con le proprie radici affrontato nell’ottica che amare è appartenere, sentirsi parte di una storia che ci appartiene e identifica; per allargarsi poi all’amore filosofo, l’amore verso il mondo per arrivare, in conclusione, ai più alti gradi dell’amore: l’amore del destino, della verità e l’amor di Dio.

Infine, una riflessione su quanto e come l’amore può arginare il dilagare spropositato dell’intelligenza artificiale che, allargandosi ad ambiti sempre più vasti, tende a depauperare l’individuo della propria unicità e delle proprie relazioni stroncandone slanci e propositi.

L’amore necessario risulta così essere l’ultima tappa di un viaggio già avviato da Veneziani e che identifica nelle sue prime tappe due scritti precedenti dell’autore: Dispera bene e La Cappa, nei quali aveva teorizzato e ampliato, rispettivamente, il malessere odierno e la disperazione come condizione universale dell’oggi e lo scontento proprio degli individui che lo abitano.

In questa prospettiva l’amore diventa un nuovo orizzonte positivo e propositivo, l’unico possibile, per un cammino di pensiero e di vita all’insegna della nascita e della rinascita. In tal senso l’amore si fa “necessario” non alludendo così al mero bisogno e appagamento quanto più al suo carattere profondo che lo delinea come unica fonte di vita e progetto a cui dedicarla.

Perché per quante definizioni daremo all’amore, esso è tale quando libera, ci spinge oltre noi stessi, anima la vita, connette al mondo.

Lorena Carella