I Rothschild sono probabilmente una delle famiglie più famose e di cui si è parlato di più negli anni: sono stati oggetto di innumerevoli interviste e libri così come ispirazione per film e opere teatrali, in cui spesso verità e finzione si sono mescolate insieme, creando l’immagine di una dinastia quasi leggendaria, spesso definita come ‘la famiglia reale ebrea’. A prima vista possiamo avere l’impressione di sapere tutto sulle generazioni di banchieri che hanno determinato la fortuna di questa dinastia ma in realtà la storia è sempre stata raccontata dal punto di vista degli uomini Rothschild e c’è ancora molto da raccontare sulle loro sorelle, mogli, figlie e nipoti. Nonostante abbiano avuto un ruolo determinante nei secoli non solo nel successo della famiglia ma anche nel perseguire le loro passioni per la scienza, la politica, l’arte e la musica, sono comunque state relegate per molto tempo alle note a piè di pagina nelle biografie famigliari. Nel libro The Women of Rothschild, la scrittrice Natalie Livingstone si prefigge proprio di re-equilibrare la narrazione dando voce a queste donne e spiegare come abbiano contribuito alla società del loro tempo, consigliando primi ministri, facendo campagna per i diritti civili, e supportando l’elezione del primo deputato ebreo nel Regno Unito.

Dal ghetto di Francoforte al successo internazionale

Oggi il cognome Rothschild evoca tutte le immagini di lusso, glamour e potere comunemente associate alle più famose dinastie internazionali ma le origini di questa famiglia sono ben più umili di quello che molti pensano. Rothschild significa scudo rosso e deriva dal nome della casa che la famiglia occupava nell’opprimente ghetto di Francoforte in cui gli ebrei erano relegati in una strada stretta, con le fogne a cielo aperto, e i cui cancelli si chiudevano ogni notte per isolarlo dal resto della città. Sembra quasi impossibile ma è proprio da qui che i Rothschild hanno iniziato la loro ascesa ed è qui dove il loro centro familiare e spirituale è rimasto per lungo tempo, perché Gutle, la matriarca della famiglia, non ha mai lasciato il ghetto, nemmeno quando se lo sarebbe potuto permettere. Anche quando le sorti dei Rothschild sono cambiate lo stigma delle loro origini li ha seguiti per lungo tempo e li ha condannati ad essere spesso considerati i nuovi arricchiti dell’epoca nonché ebrei e tedeschi, e quindi indegni dell’attenzione e del rispetto dell’aristocrazia del XIX secolo. La scrittrice ci mostra come furono proprio le donne della famiglia a ricoprire un ruolo molto importante nel ‘reinventare’ l’immagine della famiglia e forgiare una nuova dinastia che potesse eguagliare in prestigio e nome l’improvvisa ed immensa ricchezza che avevano ottenuto.

Donne privilegiate ma senza potere

Com’è spiegato nel libro furono le donne della terza generazione le prime a nascere in un contesto di grande benessere e poterono beneficiare, almeno in parte, dei milioni accumulati grazie alle attività bancarie dei loro padri, fratelli e mariti. Le loro vite sono state però anche caratterizzate da molte contraddizioni: se da un lato furono privilegiate, dall’altro subirono una doppia discriminazione in quanto ebree in una società cristiana e donne in una famiglia e in un mondo profondamente patriarcale. Anche se il loro nome e ricchezza le ‘precedevano’ e aprivano loro molte porte, rappresentarono per certi versi anche una maledizione, perché nel tentativo di proteggere il patrimonio familiare, queste donne furono escluse da tutte le attività e relegate a ruoli secondari fin dagli inizi della dinastia. La prima discriminazione avvenne nel 1812 ad opera del patriarca dei Rothschild e fondatore della banca, Mayer Amschel Rothschild, che tra le sue ultime volontà introdusse una clausola che avrebbe avuto conseguenze per varie generazioni e disponeva che le donne della famiglia – così come i loro mariti – non avrebbero avuto nessuna possibilità di detenere una quota dell’azienda familiare.

Lo scopo della decisione era ovviamente quello di preservare l’integrità del business e di proteggerlo da eventuali conflitti e influenze esterne, anche se il prezzo da pagare era escludere completamente la parte femminile della famiglia. Per lo stesso motivo, il ruolo delle donne era quello di proteggere l’eredità attraverso matrimoni che, nella maggior parte dei casi, non erano altro che accordi puramente commerciali e non certo legami d’amore. Così com’era spesso avvenuto all’interno delle famiglie reali nei secoli precedenti, molti dei matrimoni Rothschild furono endogeni e cioè tra membri della famiglia per garantire l’adempimento del dovere ereditario di preservare la ricchezza e allo stesso tempo denotavano anche una forma di snobismo, nessun altro partner poteva essere all’altezza di sposare un Rothschild tanto quanto un altro Rothschild.

Praticamente diseredate e utilizzate come pedine per il bene della famiglia, queste donne, nonostante sembrassero delle privilegiate, furono condannate a passare alla storia come figure secondarie all’ombra della fama e del prestigio degli uomini della famiglia. Come spiega Livingstone nel libro, i successi che hanno raggiunto sono ancora più straordinari perché ottenuti nonostante gli ostacoli e le discriminazioni che questo donne hanno dovuto subire, non solo da parte della società che le circondava ma anche della loro famiglia.

Un vero e proprio matriarcato nell’ombra

Il libro ci spiega come molte di queste donne avessero una mentalità indipendente e un carattere forte che le aiutò a non rassegnarsi al destino che era stato deciso per loro da altri. Decisero di prendere in mano le loro vite, cercando di trovare modi per fare la differenza sia dentro che fuori dalla famiglia. Alcune furono coraggiose e si rifiutarono di acconsentire ad un matrimonio endogeno o di comodo, e si sposarono per amore, rinnegando spesso sia la loro famiglia che la loro ricchezza. Altre invece decisero, consciamente o inconsciamente, di realizzare il loro potenziale utilizzando il loro talento, le loro idee e la ricchezza a loro disposizione per lasciare il segno e migliorare la società che le circondava. In altre parole contribuirono alla creazione di una dinastia parallela che per lungo tempo è rimasta nell’ombra ma che include figure importanti che si sono contraddistinte nei campi della scienza, della filantropia dell’arte, della letteratura, dello sport e della politica.

Il libro inizia proprio parlando di Gutle, la capostipite della famiglia che, forse più inconsapevolmente delle donne che la seguirono, fu la fondatrice di questa dinastia al femminile. La donna Rothschild per eccellenza, frugale, molto devota, completamente dedicata alla famiglia, Gutle proveniva da una famiglia più rispettabile e ricca di quella del marito e, particolare che viene spesso omesso o ignorato, la sua dote fornì il capitale essenziale per la creazione della banca. Ma il suo contributo alla creazione della fortuna della famiglia non si fermò lì. Gutle infatti ebbe un ruolo fondamentale nei primi anni della banca così come nella crescita dei figli e nella loro preparazione alla vita che li avrebbe aspettati nelle varie capitali europee dove andarono per espandere il business e cercare fortuna. La vita di Gutle creò anche grande interesse tra i suoi contemporanei così come tra i biografi moderni, perché anche quando la famiglia era ricca e i suoi figli vivevano nello splendore, lei scelse di rimanere a vivere nella casa coniugale all’interno del ghetto ebraico di Francoforte, rinunciando agli agi e allo splendore di cui avrebbe potuto godere.

Molte altre donne della famiglia che seguirono Gutle si dimostrarono all’altezza di continuare la dinastia e preservare ed espandere l’eredità culturale da lei da lei lasciata. La lista dei loro successi sarebbe lunghissima da elencare perché si estende a varie attività e a diverse parti della società e include, per esempio, l’emancipazione ebraica, la gestione di campagne elettorali, negoziazioni in borsa, e lo sviluppo di movimenti culturali nel periodo vittoriano.

La regina delle pulci

Tra tutte queste donne, quella che spicca tra tutte le altre nel libro è Miriam (1908-2005), passata alla storia, tra le altre cose, con il soprannome di regina delle pulci per la sua esperienza e conoscenza sugli insetti senza ali. Un esempio perfetto di donna Rothschild moderna e di persona poliedrica, Miriam fu una brillante zoologa, e una pioniera dell’ambientalismo, lavorò come traduttrice a Bletchley Park durante la guerra, sostenne la ricerca sulla schizofrenia, rese famoso il giardinaggio dei fiori selvatici e, verso la fine della sua vita, divenne un volto noto e molto amato dei talk show e dei programmi sulla natura. Miriam scrisse anche saggi sulle donne della sua famiglia, nel tentativo di dare loro l’attenzione che meritavano e riconoscendo come il loro contributo, anche se spesso non riconosciuto, abbia rafforzato l’immagine e il nome dei Rothschild attraverso i secoli e i continenti.

È stato proprio uno di questi saggi scritti da Miriam sulle sue antenate che ha avuto un ruolo determinante nel processo di ricerca del libro di Livingstone. Con questo progetto la scrittrice ha cercato di sposare due dei temi che la interessano particolarmente, la narrazione di storie di donne che la storia ha per lungo tempo ignorato e lo studio della storia ebraica. Grazie a questo libro Livingstone ha saputo dar risalto alla biografie di un gruppo di donne che hanno condotto una vita privilegiata ma che hanno usato le risorse finanziarie ma anche intellettuali a loro disposizione per sfidare le discriminazioni e le norme del loro tempo e creare una dinastia parallela a quella normalmente celebrata dalla storia.

Valentina Lorenzon

I Rothschild in italiano