Cari lettori chiunque voi siate,
quel che ho da dirvi, oltre a quello che ho scritto in questo libro di cui ho atteso l’uscita per un anno e mezzo, si potrebbe tranquillamente trascurare.

Vi inviterò, in definitiva, a leggere Sul nulla solo in virtù del fatto che se ho deciso di pubblicarlo (senza che nessuno ci mettesse le mani!) avevo qualcosa da comunicare a un ipotetico pubblico più vasto del giardino dei miei legami affettivi.

Un problema è che, come spesso accade, si cerca di fare delle convergenze per dare forma a una storia la quale, per quanto mi riguarda, è principalmente generata da un forte impulso emotivo; ben sapendo che ogni persona reagirà in maniera diversa per via delle sue percezioni. E proprio di percezione in senso assoluto credo di parlare in questo libro, di un piccolo percorso di alcune persone che attraverso piccole cose ne scoprono via via di più importanti, importanti per loro e per la loro capacità di essere aspetto umano.

Non credo di dover convincervi a leggere Sul nulla in questa sede, andate magari in libreria, sfogliare un po’ le pagine e sentite se, per quanto sta in voi, è il momento di leggerlo o no. Se così non dovesse essere, visto che siete in libreria, provate a vedere se può interessarvi Le voci del mondo di Schneider, oppure 75 Poesie di Kavafis, o Il Maestro e Margherita di Bulgakov se ancora non l’avete letto (è bello, bello!). O ancora, perché non è vero che gli scrittori italiani sono da meno, provate a vedere Cargo di Matteo Galiazzo (perlomeno curioso!) o Questo è il giardino di Giulio Mozzi o ancora quel Scuola di nudo di Walter Siti che già da queste pagine vi avevo consigliato (evitate invece come la peste Un dolore normale, sempre di Siti, che sembra tanto il tentativo mal riuscito di commercializzare il primo libro). Provate a cercare voi. Tornando a me credo che questo libro mi abbia emozionato fino al parossismo, nello scriverlo. E posso agevolmente parlarvi delle sue forme dicendovi che è un romanzo di circa centonovanta pagine che si apre con qualche pagina di citazioni, le quali cominciano a percorrere come una specie di affresco compositivo di alcune vie che segue il romanzo. Troverete quindi la storia che apparentemente si articola in 54 capitoli titolari, e a un certo punto non troverete un capitolo scritto in un altro alfabeto. Ah! troverete anche dei ringraziamenti personali.

Be’ scritta così sembra una valigia in cui scovare sei pezzi di chissà quale vita ma. Forse questa autorecensione non vi ha soddisfatti, pazienza, da un momento all’altro potrebbe accadervi qualcosa di più interessante. Per quanto mi riguarda mi fermo qui, aspettando vostre notizie. Vale.

Seconda recensione (in appendice alla prima)
Semplice sembra il mattino quando sale eppure nessuno può sapere dove fino ad allora sia stato. Non è nemmeno detto che stia salendo, pensa tutta questa moltitudine che lo osserva, mentre si comincia a sussurrare che prima non si conosceva, s’immaginava soltanto, un passato e un luogo dove quel tale mattino ci fosse già stato.

Tra le ordinate file / è l’albero imperiale / da fuori ordinato in file /
da dentro come una sfera / di capillari dolci, / che ci lascia superflui
/ molli / sfiorati appena da aghi millenari / da resine sempre resine
/ ma di più / (ci lascia, sussurriamo) / padroni del nostro nulla.
dei nostri pensieri, procediamo a volte lenti, e allora più rapidi di una
nostra precedente lentezza, vivi nelle nostre contraddizioni e troppo
poco coscienti dei contrari. Ma, in fondo, si grida da una pianura
rocciosa, i nostri pensieri continuano.

E nasce un sentimento strano osservando la luce di un’alba, sempre uguale a un’alba precedente urlano, ma in realtà, pensiamoci bene, anzi ascoltiamo, così differente nella sottile inquietudine dell’inspiegabile.

Due parole basterebbero trema la terra, eppure a cosa servono le parole, i segni, i messaggi che ovunque si possono dipingere per altri se non possiamo descrivere niente, niente che è anche dentro di noi, e non sappiamo contenere.

Restiamo, tambureggia il picchio appeso all’albero, questa è la verità. Non possiamo fare nulla e di tutta questa meraviglia che ci permette di sentire qualsiasi cosa e parla in atto godiamo nei rivolgimenti di un tempo che non abbiamo.

Ed ecco, così, insinuarsi una teoria, affermano dei rami alti, che con ragione incontestabile vuole essere, e quindi si presta a essere, nel suo cuore, facilmente mutabile nel trionfo del nostro sentire. Distrutta e ammirata, grandiosa e inconsistente, limpida e putrefatta, infinita propagazione negativa della sua stessa implosione, assoluta e particolare, vive e morta, amata e odiata, ideale e superficiale, atemporale e temporale, in noi e fuori di noi.

Come tutto.

Richiudiamo subito il libro e, tra le mani, scorriamo la superficie di pelle nera che lo ricopre. È opaca, e per un attimo la vista si arrabbia e l’impressione della polvere strizza i nostri occhi che s’inumidiscono irritati. Scrollando appena la testa, impugna il libro e sta per rimetterlo nello scaffale, ci guardano da vicino due belle ragazze, o perlomeno sembrano belle in questo mattino blu. Ripongo il libro al suo posto, tra altri libri. Non sapendo cosa pensare ci avviamo all’uscita, convinto che il giorno ideale mi stia sorridendo, nonostante l’assurda pagina che abbiamo letto.

Salutiamo la commessa, Paola, che conosco da una vita, la sua. Paola ha vent’anni meno di noi e, anche se la rivedo dopo un anno la sua vita, mi ha detto, non è cambiata. Stavamo per dirle che invece la nostra è uguale anche se pensiamo di avere dei problemi di convivenza con il mondo, ma la poca voglia di affrontare l’argomento ci ha fortunatamente inibito. Ed esco.

Simone Battig

Simone Battig ha pubblicato a ottobre 2019 il suo nuovo romanzo per Castelvecchi editori

Il libro nel 1999

Simone Battig
Sul nulla

Theoria, 1999
pp. 187
L. 24.000