Luciana Martini nasce a Firenze dove trascorrerà la sua infanzia e l’adolescenza, girerà poi durante la sua vita per l’Italia fino alla Sicilia dove vivrà a lungo e che le ispirerà il racconto Marco in Sicilia.
La sua è principalmente letteratura per l’infanzia di cui ha scritto molto, le opere principali sono: Lelka ragazzo lappone, Marco in Sicilia, Nove novelle nuove, Novelle nuove, Il colore del vento Filastrocche della buonanotte, Filastrocche a Drocchinella, Ragazzi come siamo, La Terra Rossa e Addio al Pianeta Terra che furono pubblicati all’epoca dagli anni quaranta in poi da case editrici fiorentine alcune delle quali ancora esistenti.

Una fiorente e variegata produzione letteraria dalla quale ho scelto alcune opere.

Filastrocche a Drocchinella sono 39 filastrocche in rima baciata che iniziano con una dedica molto struggente rivolta alla figlia chiamata Alessandra: ”Cara Alessandra queste Filastrocche, senza di te, non ci sarebbero mai state, sono nate con te e sono per te e per i bimbi piccini come te. Io, che sono grande, le avrei volute forse meno umili e facili, meno ingenue e alla buona. Ma tu le hai volute così, e così io te le ho date, con amore, Mamma”.

Le Filastrocche a Drocchinella si leggono in un soffio, sono molto semplici, troviamo quelle dedicate ai genitori, ai bambini, la filastrocca alla Befana, alle stagioni come quella dedicata all’inverno, agli animali, ai gatti, ai cani e alle rane.
Molto bella la filastrocca dedicata alla nonna in cui l’autrice dice chiaramente di volere una nonna che la porti ovunque ai giardini, alle giostre, per i viali, una nonna di quelle speciali che fanno marmellate, torte e ciambelle e che racconti novelle; una nonna senza fretta, una nonna tutta nonna. E chi non corre con il ricordo alle proprie nonne che per tanti sono state colonne portanti del nostro essere bambini e adulti.
I temi delle filastrocche sono la sensazione di felicità nelle piccole cose viste con gli occhi dei bambini, l’esser contenti di stare a cavalluccio sulle spalle di papà, la felicità di assaporare una stecca di lecca lecca in una carta d’argento e dorata se dentro c’è la cioccolata, in queste semplici parole l’autrice ci descrive l’animo gioioso dei bambini.
La filastrocca del mattino invece è un inno all’inizio della giornata con il rituale della pulizia, “Filastrocca del buon mattino, col mio bimbo al lavandino coi rubinetti di acciaio lucente, l’acqua fresca pulita corrente il sapone profumato, l’asciugamani di bucato, il dentifricio alla banana, il primo sole sulla persiana”.
La filastrocca dedicata alla spiaggia descrive quello che normalmente fanno i bambini quando giocano sulla spiaggia, “Sabbia netta, una paletta, un rastrello, un po’ di mare dentro al secchiello per fare un castello sotto l’ombrello. Ci metto a abitare una stella di mare un granchio con la famiglia, una conchiglia.”
La filastrocca del lettone dove ogni bambino preferisce stare perché con la mamma e il papà e inizia così: “Se la notte hai un po’ paura c’è sempre un’isola sicura, se nel cielo balena un lampo, in mezzo all’isola trovi scampo. Se la bua ti tiene sveglio vai nell’isola e già stai meglio. Per tutti i bimbi alti un spanna isola grande è il lettone di mamma”.

La semplicità delle parole e degli argomenti che l’autrice ci aveva preannunciato nella dedica sono valide per tutti e ognuno di noi si è sicuramente riconosciuto in una frase, in una filastrocca in quella che è stata la propria infanzia. C’è poi la filastrocca dedicata all’inverno, “L’inverno ha un odorino, davanti ai bar, di cappuccino, odora di panettone, di tante cose buone, di frittelle, di Natale e di novelle, della neve che c’è per via del calduccio di casa mia.”
Luciana Martini usa il linguaggio dei bambini nel descrivere anche le sensazioni che un bambino può avere pensando all’inverno e a quello che si può fare di bello anche in questa stagione come assaporarne i dolci tipici e stare al caldo ad ascoltare novelle.

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Ragazzi come siamo sono 26 racconti di tutt’altro registro. L’età è quella adolescenziale in cui si affrontano tutte le problematiche connesse a quell’età in cui non si è più bambini al sicuro e neanche adulti fatti. I protagonisti sono tutti ragazzi e ragazze adolescenti che si scontrano con la famiglia, la società e la scuola che cercano in tutti i modi di arginare la ribellione dei giovani che si trovano davanti. In questi racconti i ragazzi e le ragazze di cui ci racconta l’autrice hanno dei nomi ma per la maggior parte vengono chiamati ragazzo o ragazza pur essendo i protagonisti delle storie, sembrano fare da cornice quasi a segnalare la loro inconsistenza, il loro sentirsi non facenti parte di  qualcosa, il loro disagio. Se prendiamo il racconto Riunione di Natale, l’autrice descrive una festa che riunisce più famiglie intorno ad una tavola imbandita dove il ragazzo che vive in quella famiglia mostra insofferenza per la festa, i parenti e i discorsi di rito che sente ogni anno dai familiari al punto da farlo uscire di casa nel giorno di Natale da solo pur di non stare lì.

L’autrice scrive: ”L’albero, la cucina, la torta alla crema, i ravioli, il capitone per la cena con i parenti. Il padre che aiuta la moglie a fare i crostini, l’arrivo dei parenti zii e cugini. Gli zii che lo vedono cresciuto più del solito. Dalla TV piovono musiche dolci, voci cantilene di bambini mentre lui e i parenti cenano, ci sono i complimenti ai cuochi ma il ragazzo vuole uscire per la Messa, in realtà non vuole stare con i parenti. Il padre non vuole che esca, ma i parenti lo convincono a farlo uscire. Il ragazzo esce da solo incontra i disperati alla ricerca di qualcosa nei rifiuti e una vecchia che vedendolo solo gli dice: ”Solo solo bimbo mio?”. Lui capisce, si rende conto del vuoto e fa rientro a casa dove si rende conto di stare meglio con i parenti a giocare a tombola. In questa storia c’è una conclusione positiva a differenza di altre.

Nel racconto Uffa, racconta di un ragazzo che rientra a casa, è primavera, la madre è a lavoro per un congresso, nota che la camera dei genitori è aperta stranamente, quando di solito è chiusa. C’è un vestito della madre fuori posto, Lucia la donna delle pulizie non lo ha ancora messo a posto. Gli amici lo cercano per andare in piscina ma lui dice di no, suo padre fa l’avvocato e anche quella sera non tornerà a cena gli dice Lucia, perché il giorno dopo ha una causa in tribunale. Si sente tutta la solitudine di un ragazzo che non vede molto i genitori presi dai loro lavori e che ne sente la mancanza. Decide di uscire di nuovo verso un posto qualunque e pensa che tanto quando tornerà a casa non troverà nessuno ad aspettarlo.

Ragazzo spensierato racconta di uno dei tanti scioperi a scuola; qui il protagonista non va alla dimostrazione ma resta a casa a sorseggiare il suo caffè latte quando suonano alla porta. Sono tre uomini che entrano e perquisiscono la casa, sono della polizia, danno un’occhiata in giro, suo padre non c’è. Il ragazzo chiede il motivo della perquisizione e i poliziotti si affrettano a rispondere che non deve allontanarsi da casa. Il ragazzo pensa alla dimostrazione, alle risse ma quegli uomini gli dicono che non c’entrano niente le dimostrazioni, ma che c’è stata una rapina. Decide di chiamare il padre che lavora ad un distributore di benzina, ma lui quel giorno non è a lavoro, bensì in commissariato come gli dice al telefono e lo rassicura dicendogli: ”Giuseppe sta’ tranquillo”. È in quel momento che il ragazzo realizza del come faceva ad avere la moto regalata, i soldi facili, le vacanze con i compagni ricchi lui che è il figlio del garzone del benzinaio. Capisce che non tornerà a scuola, alle dimostrazioni dei compagni, che non gli sembrano più ragazzate. Da quel giorno niente sarà più come prima, ora che la realtà è stata svelata e che non è quella che sembrava. Si interroga sul suo futuro. Il racconto si conclude con una domanda che il ragazzo rivolge a sé stesso: “Cosa mi aspetta adesso che ho finito di essere un ragazzo spensierato?”.

Per noia è il disagio tipico dei questi giovani che in uno dei tanti sabati sera non sanno cosa fare, i soldi scarseggiano perché non si è ricevuta la paghetta. La noia fa da padrona mentre le saracinesche dei negozi si abbassano, e dall’angolo della piazza il signore che vende le caldarroste smonta il trabiccolo per andare via. “Centolire”, gli dice Luca, fingendo di cercare una moneta. “Ho chiuso”, dice l’uomo. “Dacci i soldi”, dice Luca e l’uomo quasi senza fiato li guarda stordito e per difendersi gli tira addosso il trabiccolo. La confusione e l’arrivo della polizia che prende lui proprio lui, il più imbecille a suo dire che non risponde alle domande del commissario. “Un mulo”, dice il poliziotto  mentre il ragazzo piange perché si sente un fesso preso dalla noia.

Pecora nera è il racconto di due fratelli, uno diligente e bravo a scuola destinato con ogni probabilità allo studio di avvocato del padre. La madre è un professoressa universitaria che aiuta il più debole negli studi ma a lui non piace studiare. Vede il suo compagno di classe che si chiama Malfatti che dopo la scuola va a lavorare a negozio di motori del padre e vorrebbe che fosse il suo di padre. Sente di essere nato nel posto sbagliato quando un giorno il Preside telefona a suo padre perché vuole un colloquio, sua madre ha gli occhi gonfi per il pianto, suo padre non viene a tavola, ma chiama suo fratello che stava leggendo il giornale. Intanto lui mangia un boccone strozzato e sente suo padre che a voce bassa quasi rallentato nel suo studio parla con suo fratello della faccenda della droga. Eppure lui dovrebbe gioirne per il fatto che non si tratti di lui ma del fratello e invece assiste al crollo del fratello, sente suo padre che gli dice con tono spento: ”Non me lo aspettavo da te. Proprio da te no”. È lì che pensa, che suo padre è come se dicesse che se lo aspettava più da quell’altro, cioè lui, e invece è suo fratello che è la pecora nera e non lui e ora capisce che dovrà farsi perdonare per questo.

I Bambini. Sono ragazzi alla loro prima esperienza con le sigarette, con ciò che è loro proibito e che come tutte le cose proibite si vuol provare. Dopo la scuola vanno a casa di un amico a fumare sigarette ma non sanno fumare e i loro vestiti si impregnano di fumo. La paura di rientrare a casa e che i genitori sentano l’odore di fumo e la bugia detta alla mamma che chiede se il film al cinema è piaciuto. Per quella volta fila tutto liscio e il giorno dopo si replica.

Negro. La tematica del diverso che vede allora una società impreparata ad accogliere, usato dalle ragazze per i rapporti sessuali per metterlo a confronto con i bianchi. L’unico amico bianco che ha è quello con cui passa un pomeriggio bevendo whisky. Il bianco si ubriaca e il suo amico negro lo riaccompagna a casa, la madre nel vederlo ubriaco si arrabbia dicendogli che è un ubriacone e che ha un negro per amico. Il ragazzo va via ed incontra dei ragazzi che lo accerchiano insultandolo, si difende tirando loro un sasso. Quanto è difficile avere la pelle di un altro colore ed essere accettati dalla società dell’epoca.

Flash in primo piano. Una madre e una figlia in primo piano. Il disagio di invecchiare, una madre che un tempo doveva essere stata bella ma che al presente non accetta di invecchiare. La figlia la guarda e in più occasioni l’aiuta a truccarsi, ma la madre è scontenta perché sa di essere stata bella. Fugge alle attenzioni della figlia quasi arrabbiata e va dalla sarta e a fare delle commissioni. La figlia scopre di avere una madre invidiosa di lei che è più bella e più giovane ed è lì che capisce che sua madre è una povera vecchia. L’autrice mette in evidenza il rapporto conflittuale fra madre e figlia e il non abituarsi all’invecchiare di colei che un tempo è stata giovane e bella.

Ragazza vuota. Una ragazza si reca in un appartamento per un appuntamento ma non è sicura di volere quell’appuntamento. C’è una donna che la aspetta sulle scale e che con maniere gentili la fa accomodare su un divano. Aspettano un uomo per l’appuntamento, la ragazza pensa ai soldi che avrà e ai regali che si farà, ma a che prezzo! Ma è questo pensiero di ciò che lei avrà che la consola perché lei dovrà prostituirsi. Poi quando l’uomo arriva lei se ne va via, ci ha ripensato, scende le scale e va sul ponte a guardare giù il fiume dove getta il biglietto di carta con su scritto l’indirizzo dell’appuntamento. Una ragazza e il suo disagio interiore, il vuoto e la ricerca della materialità per colmare qualcosa che non si pensa di avere, il ripensamento e il ravvedimento.

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Con Marco in Sicilia Luciana Martini vinse il premio Laura Orvieto nel 1970 per un’opera inedita di narrativa per ragazzi dagli undici ai quattordici anni. La motivazione della scelta fu per lo stile sobrio e netto e per la capacità di raccontare fuori da ogni retorica l’incontro fra nord e sud sullo sfondo dell’industrializzazione a sud che lei conosceva bene, perché aveva vissuto a lungo in Sicilia, e le problematiche sociali ad esso connesse.

A causa del lavoro di suo padre, Marco e la famiglia vanno a vivere a Gela esattamente alla Macchitella, una zona che poi come ci dirà la Martini alla fine vedrà anche un’espansione turistica, ma che all’epoca era luogo dove si estraeva petrolio, un villaggio per gli uomini del nord. Viene descritto come un posto dove ci sono molte case costruite a metà e baracche di legno e tettoie dove vivevano gli operai che vi lavoravano.

Belle le descrizioni del paesaggio ad opera dell’autrice che descrive un luogo selvaggio pieno di queste macchie selvatiche e la spiaggia, il mare, dove spesso i bambini vanno a giocare. Sono 17 racconti in cui spaziano i personaggi dall’uomo che vende patate con il suo barroccio, al vecchio che sta sempre in mezzo ai bambini e che parla con Marco, a Crocifisso l’amico fraterno. L’amicizia fra Marco e Crociuzzo come spesso viene chiamato dall’autrice riprendendo il siciliano, è il tema principale della storia. Chi è Crocifisso? La Martini lo mette su un piano diverso da Marco che ha una famiglia composta da padre e madre e Assunta che sembra essere una parente, una di famiglia che assume le vesti di una nonna. La sua è la tipica famiglia borghese giunta da Roma.

Crocifisso vive con un nonno vecchio e malato, è povero, vive di espedienti ma ha un cuore d’oro. Ha anche un padre che però è in galera e che quando uscirà lo reclamerà a gran voce, perché nel frattempo il nonno è deceduto e Crocifisso essendo solo è finito in un ospizio dove Marco andrà a trovarlo. La loro è una tenera amicizia fra due bambini che non potrebbero essere più diversi ma che come è tipico di quell’età si incontrano, si vogliono bene come fratelli e si inventano giochi e marachelle per passare il tempo. Nell’episodio del temporale, Crocifisso che ha trovato un lavoro come guarda galline, a causa di un forte temporale che sorprende lui e Marco perde le galline, gli costerà il lavoro e una nomea di ladro di galline. Molto struggente l’amore che entrambi i ragazzi provano per un cucciolo abbandonato che trovano e che adottano, inizialmente il cane lo terrà Crocifisso finché entrato all’ospizio verrà preso da Marco. Il cucciolo rafforza il legame fra i ragazzi che se lo portano in giro, con il quale giocano e che li accompagnerà fino alla partenza. L’autrice ci descrive Crocifisso anche attraverso gli occhi della madre di Marco che non è contenta che il figlio frequenti quel bambino. La mamma gli dice più volte che Crocifisso è un vagabondo che non ha niente e che non combina nulla, ma vedendolo un pomeriggio a casa sua con le scarpe quasi finite, la madre di Marco prova pena per il bambino tanto da dargli degli spiccioli per comprarsi un paio di scarpe nuove. Crocifisso un po’ per paura del nonno, un po’ per orgoglio farà volare le monete a terra rifiutando l’aiuto. Marco dal canto suo dimostra l’affetto fraterno per Crocifisso quando scappa di casa, prende il treno e va a trovare l’amico all’ospizio, dando prova di cosa si fa per la vera amicizia facendo preoccupare la madre che non sa dove si trovi. Quando il padre di Marco va a riprenderlo all’ospizio, chiede al Direttore dell’Istituto se può fare qualcosa per Crocifisso, sebbene anche a lui quel bambino non sia mai andato a genio ma vede come sia forte l’affetto fra i bambini.

La Martini ha tratteggiato la figura di Crocifisso come potente e gentile che nel finale con sorpresa di Marco va a salutarlo. Saluta anche il cucciolo che partirà alla volta di Milano come è giusto che sia perché Crocifisso non può badare a lui, deve lavorare. Dopo la partenza di Marco, Crocifisso torna al lavoro di bracciante di una terra avida che non fa miracoli. Marco invece pur protetto dalla famiglia, attraverso la vita dura del suo amico è cresciuto ed è diventato adulto. Intanto la Macchitella si è trasformata in una località turistica, con strade asfaltate, locali, alberghi, un luogo di vacanza per famiglie, non più una landa selvaggia dove i bambini giocavano.

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Novelle Nuove sono 16 novelle che la Martini dedica ancora alla figlia Alessandra in cui l’autrice ci racconta le avventure e le storie di principesse, spose, draghi e animali e di Nonno Giustino. Nella novella La principessa Raggio di Luna c’è una principessa figlia della Luna che fa innamorare Holiv il contadino fino a farsi sposare al posto di una contadinella promessa sposa. Ma a causa del suo dover stare sempre di fronte alla luna sua madre, non riesce a stare con Holiv che di giorno lavora e di notte dorme. Non è in grado di fare la contadina e alla fine Holiv che deve lavorare anche al posto suo torna a lamentarsi dal mulino dicendogli che la principessa non è adatta per fare la moglie e che è tornata dalla madre Luna. Il Mulino gli risponde:” Ad ogni mulino la sua acqua”. Holiv capisce il messaggio e torna da Gasparina cantando:” Chi si contenta dell’onesto vive sempre felice”. E Holiv fu sempre felice con Gasparina. Chi vuole troppo poi finisce per averlo ma non è felice perché la felicità sta nelle cose semplici.

Il Natale di nonno Giustino. Giustino è un anziano uomo, un nonno che aspetta il Natale e i bambini che verranno in visita. Prepara il fuoco, i dolci e i regali già dal giorno prima. Il giorno di Natale felice aspetta l’arrivo dei bambini quando sente bussare, corre alla porta e vede i bambini che sorridenti chiedono i regali e se ne vanno senza toccare niente. Il nonno rimane solo ed è dispiaciuto perché i bambini hanno pensato solo ai regali e non a lui e ai dolci che aveva preparato. Dopo qualche secondo sente di nuovo bussare, va ad aprire e vede una mamma e un bambino. Ma stavolta oltre ai regali il nonno offre la tavola imbandita di dolci al bambino e gli dice di prendere ciò che vuole fino ad esaurimento. Il Natale più bello di nonno Giustino.

Papà Drago ha una figlia bellissima che ha cresciuto e che sta sempre con lui finché un giorno compare un cavaliere a cavallo armato di lancia che cerca di prendere la principessa figlia del Drago che cerca di difenderla attaccando il cavaliere, ma questi più forti lo infilza con la lancia e si prende la principessa. Prima di andarsene il Drago dice alla principessa che lei non è sua figlia, ma che l’ha trovata bambina nel bosco dimenticata dai genitori. Lui l’ha cresciuta come sua ma ora le dice che lei è libera di andare. La principessa triste per papà Drago sposa il cavaliere seguendo il suo consiglio in fondo è lui che le ha fatto da padre e al qual ha dato sempre ascolto. Il bosco fa da cornice a tutti questi racconti dove i personaggi sono contadini dediti alla terra e principesse che vivono o che si incontrano nel bosco. Sono personaggi sempre alla ricerca di qualcosa che però quando arriva non è poi quello che pensavano, e quindi imparano la lezione godendosi ciò che hanno.

Francesca Lombardi

Addio al pianeta Terra, recensione collettiva a cura di Casa di Scrittura