È fra i segreti di quell’alterazione dell’equilibrio mentale che va opportunamente sotto il nome di conversione, che a molti il cielo e la terra non riservino alcuna rivelazione fino a quando una certa personalità non intervenga a esercitare la sua peculiare influenza sulla loro, riducendoli alla ricettività. Con questa citazione di George Eliot si apre il libro di Sally Rooney, Persone normali, e soltanto dopo averlo letto si comprende che all’interno di essa è racchiuso il senso di tutta la storia.

Due personalità che intervengono l’una sull’altra rivelando loro i segreti del proprio io. Persone normali ha avuto e continua ad avere un successo incredibile, inutile forse chiedersene il motivo, perché una trama semplice, con una scrittura scorrevole, leggera, piace a tutti? Forse proprio perché parla di cose normali, di vite normali in cui un lettore riesce a immedesimarsi e a sentirsi speciale. Perché è quel tipo di normalità che fa sentire speciali e, alla fine, è quello che cerchiamo ogni volta che leggiamo un romanzo.

Connell e Marianne frequentano la stessa scuola. Lui è il tipico ragazzo popolare che gioca nella squadra di calcio, figlio di una donna che per mantenere i suoi studi fa la domestica in casa d’altri, non a caso, proprio in quella di Marianne. Lei appartiene a una famiglia agiata, è la ragazza strana del liceo, quella che legge libri di Proust da sola nella pausa pranzo. “Non ha la stessa vita degli altri. A volte si comporta in modo terribilmente blasé, facendolo sentire ignorante, ma può anche essere incredibilmente ingenua. Vuole capire come funziona la sua mente”. Si tratta di capire, sono questi intrighi della mente a incuriosirli e poi a trasformarsi presto in veri giochi di potere che diventano il punto forte della narrazione. Per Connell, Marianne diventa speciale quando scopre la sua segretezza: era andata a casa sua, accettato di stare con lui senza il bisogno di andare a raccontarlo a qualcuno. Marianne, la ragazza strana, a lei va bene essere così com’è, si accetta e si sente più normale degli altri, più normale anche di Connell che si circonda di amici che non lo conoscono per davvero. Per Marianne, Connell aveva potere su di lei al punto da voler fare qualsiasi cosa lui desiderasse, nel corso della storia si scopre una masochista, di quelle che pensano di meritare il dolore.

La storia di Connell e Marianne è la storia di nostri tanti dialoghi interiori, quelli del nostro cervello quando ripete che non lo rivedremo, che non è importante, e di quell’altra parte del cervello che ci ripete che sì, ovvio che lo rivedremo, come “una parte della sua coscienza che prima di allora non conosceva davvero, un impulso inspiegabile ad agire in base a desideri perversi e segreti”. Connell continua a essere attratto dal mistero di Marianne, dal suo modo di essere, Marianne si sente finalmente vicina a qualcuno, lei che non ha mai conosciuto il calore di una casa, con Connell riesce a sentirsi a casa.

Quando si preparano per il Trinity College i ruoli si invertono, Marianne trova la propria dimensione, si prepara per un’esistenza nuova, mentre Connell diventa il ragazzo di provincia che non può più contare sulla popolarità o sulla squadra di calcio. “Marianne aveva un furore che per un po’ gli è entrato dentro e gli ha fatto credere di essere come lei, di avere la sua stessa innominabile ferita spirituale e che nessuno dei due sarebbe mai riuscito a trovare un posto nel mondo. Ma lui non è mai stato fallato quanto lei. Era lei che lo faceva sentire così”. Si inseguono per anni senza riuscire a separarsi davvero, tipo quelle coppie che sono una coppia pur non essendolo, quelle persone fatte l’uno per l’altra pur non stando insieme davvero, si completano l’esistenza e hanno apparentemente tutte le carte in regola per sfidare il destino con il vissero felici e contenti. Ma la Rooney conosce bene questa generazione complicata, conosce gli stati d’animo, gli sbalzi d’umore, sa anche lei che provare qualcosa di tanto forte, a volte non basta, anzi fa paura.

Ricorda il Calvino del Barone rampante, quello del “Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”. Fa paura perché si tratta di avere potere sull’altro, di farsi del male a vicenda, di vivere con la sensazione di peggiorare l’esistenza dell’altro, dimenticando tutto il bello. Sono due persone che insieme si scoprono più fragili di quanti pensassero, e lontani diventano forti. Marianne e Connell sono sempre lì, per Connell anche il solo scriverle diviene espressione di un principio più ampio ed essenziale, qualcosa della sua identità, o di ancora più astratto, che ha a che fare con la vita stessa. Da sfondo, a rendere tutto più malinconico, nostalgico, c’è la meravigliosa Dublino, con tutta la sua poetica solitudine, fa da cornice eccezionale a questa storia.

Giusy Esposito

Di Sally Rooney abbiamo parlato anche nella rubrica #Perunalira di Alessandra Minervini.