Cosa vuol dire avere paura della propria identità? Di quello che si pensa e si avverte sotto la pelle? E in che modo la letteratura oggi riesce ad essere importante davvero e a spiegarlo?

Queerfobia, edito da D editore, è una raccolta di 42 storie, nata in collaborazione con la rivista letteraria Crack che cerca di esprimere tutto il dolore e la fatica di tanti esseri umani, cittadini di qualunque luogo che con la paura per la loro identità ci vivono da troppo tempo.  “La conquista di certi diritti non è per sempre. Le trasformazioni che stanno avvenendo sotto i nostri occhi con rigurgiti autoritari e discriminatori, ci fanno capire qualora ce ne fosse bisogno che la storia non è un lineare susseguirsi di conquiste, ma può anche tornare indietro e non ci è permesso abbassare la guardia”.

I curatori del progetto sono Giorgio Ghibaudo, che collabora dal 2007 con Arcigay Torino come responsabile del Gruppo Cultura, con cui organizza incontri letterari e rassegne cinematografiche e contest di poesia ed è uno dei fondatori e redattori della rivista letteraria Crack e Gianluca Polastri, attivista, scrittore, poeta e illustratore, ha pubblicato diversi romanzi e racconti: ha curato diverse collettanee dedicate a temi LGBT, tra cui Cuori smascheratiIl volo di Ganimedia e Over60 – Men. Collabora dal 1995 con la Fondazione Sandro Penna.

Si potrebbe dire che Queerfobia con i suoi racconti, immagini, poesie di odio quotidiano si inserisca a gran titolo in quella che è la letteratura dei diritti umani e che fu teorizzata proprio nella prefazione di “Freedom” una raccolta di racconti pubblicata nel Regno Unito, in collaborazione con l’organizzazione di difesa dei diritti umani “Amnesty International”.

In Italia uno dei primi sostenitori di questa letteratura è stato Walter Siti che ha sempre detto di partire dalla cronaca, o comunque da situazioni sociali contemporanee per scrivere storie. E tra le storie contemporanee si passa leggendo questa raccolta. Come l’intervista di Daria Bignardi al sindaco Gianmarco Negri, eletto primo cittadino conseguendo una vittoria che è stata una vittoria personale, di fiducia e non di bandiera, essendo stato una donna prima di diventare un uomo.

Come La madonna della neve di Eduardo Savarese, già autore per minimum fax, denso di un Sud che conserva le sue tradizioni e l’avvocato Vitale che sbaglia a mandare un selfie, intriso di ironia e di malinconia, come Il Compagno di Agostino Bimbo che vede il protagonista alle prese col funerale del suo amato compagno: “Nella predica non hanno parlato della tua vita privata, per carità. Che ti aspettavi? E che mi aspettavo, io? Guido non gli avrà detto che dormivamo insieme ogni sera, a don Coso. Né avrà fatto cenno ai litigi nella spettabile famiglia Ranucci, quarant’anni fa, prima che tu scappassi di casa come un ladro per andare a rifugiarti a Milano, prima che mi venissi a scovare in qualche festa universitaria di giurisprudenza e ti rendessi conto, pieno di turbamento, di essere come me”.

Un respiro diverso di Katia Colica ha un ritmo intimisto, una pagina di diario strappata ed emozionante che scandaglia i pensieri di chi si sente diverso e vive con Il Riflesso delle paure come racconta Porpora Marcasciano.

E il racconto duro e vero I sogni non si decidono di Massimiliano De Giovanni che attraversa l’abisso che porta al suicidio un ragazzino, con tutta la vita davanti.

“Ogni persona è diversa, ognuno ha la sua storia. Andrea ha sempre pensato che chiunque della sua vita privata, dovrebbe essere libero di fare ciò che vuole. Ciò che più gli fa male è la finzione”.

Queerfobia invece è l’urlo della verità: letteraria e sociale, cruda e poetica.

Antonella De Biasi

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