Dare spazio alle voci sottorappresentate, raggiungere un pubblico eterogeneo e trovare modi inediti per presentare il lavoro degli scrittori. Speaking Volumes è un’organizzazione letteraria che crede fermamente nel potere della letteratura, quello sociale prima di tutto.
Non è solo questione di offrire un riconoscimento alla creatività. Supportare e divulgare i nuovi talenti ha anche un valore sociale, in cui sono compresi i concetti di varietà e differenza, inclusione, libertà di espressione, parità di diritti. Con questo spirito è nato Speaking Volumes, un’organizzazione letteraria che ha l’obiettivo di dare visibilità a quelle voci che, per vari motivi, sono sottorappresentate. A raccontarci meglio di questa realtà è una delle co-fondatrici, Sharmilla Beezmohun, che inizia proprio da come è nata l’idea di avviare questo progetto. “Sarah Sanders e io eravamo all’International PEN a lavorare per il Free the Word!, il loro festival annuale, ma entrambe volevamo poter seguire un’agenda più ampia. Così, nel 2010, abbiamo deciso di fondare Speaking Volumes, che non si sarebbe limitata a organizzare eventi legati ai nuovi libri in uscita, ma avrebbe promosso anche autori nuovi e inediti, oltre a nomi affermati, provenienti dal Regno Unito e da tutto il mondo. Poco dopo, nel 2011, abbiamo raccolto fondi per il nostro primo grande progetto, che consisteva nel preparare un tour del Regno Unito per il 2012 con alcuni dei poeti che sarebbero venuti a Londra come parte del Poetry Parnassus del Southbank Centre, parte delle Olimpiadi della Cultura. Dato che avevamo in programma di lavorare con oltre 50 poeti in un periodo di tre settimane, Nick Chapman, nostro collega all’International PEN, in quell’occasione si è unito a noi e da allora ha sempre fatto parte di Speaking Volumes”.
Quali sono gli obiettivi di Speaking Volumes?
Il nostro obiettivo è garantire una scena letteraria il più inclusiva e diversificata possibile, un impegno che si inserisce nella lotta più grande per la giustizia economica e sociale e l’uguaglianza razziale a livello mondiale. Vogliamo abbattere l’idea che la letteratura sia solo per i bianchi della classe media e assicurarci che tutti si riconoscano nei libri e abbiano la possibilità di scriverli.
Puoi elencare le conquiste più importanti dalla fondazione?
Il nostro tour Poetry Parnassus nel Regno Unito nel 2012 è stata la prima grande impresa: oltre 50 poeti da tutto il mondo hanno visitato il Regno Unito, dall’Irlanda del Nord alla costa orientale dell’Inghilterra, dalla Scozia alla costa meridionale dell’Inghilterra. Ci ha dimostrato cosa potevamo fare solo con tre persone, unite dalla stessa visione.
Un altro grande progetto è la nostra serie Breaking Ground, attualmente in corso, che mette in luce scrittori e illustratori di colore in patria e all’estero. A partire da due tournée negli Stati Uniti di 10 scrittori neri britannici nel 2015-16, le edizioni successive hanno portato autori in Europa. Abbiamo realizzato delle brochure informative su Breaking Ground per far consocere questi autori a festival, promotori, ecc. L’ultima edizione è Breaking Ground Ireland, pubblicata con i nostri partner irlandesi, il Cuirt International Festival of Literature e la National University of Ireland Galway. Questo opuscolo racconta oltre 90 scrittori e illustratori di colore e include la comunità irlandese dei Pavee, dimostrando quanto siano numerosi in Irlanda i talenti sconosciuti.
Puoi dirci qualcosa di uno o due dei tuoi progetti in corso?
Abbiamo appena concluso un anno di celebrazioni per il nostro decimo anniversario, che ci ha visto pubblicare un’antologia intitolata Not Quite Right for Us: Forty Writers Speak Volumes (London: flipped eye, 2021). Ho commissionato poesie, racconti e saggi a 40 scrittori di tutto il mondo e, nell’era della pandemia, abbiamo fatto un tour digitale attraverso i festival nel Regno Unito e in tutto il mondo. Quel progetto è ancora in corso, abbiamo infatti una risorsa gratuita sul nostro sito Web che vede molti di quegli scrittori offrire consigli agli autori sulla scrittura.
Da dove vengono gli artisti con cui lavori?
La maggior parte dei nostri artisti proviene dal Regno Unito, sebbene la loro eredità possa essere caraibica, africana, dell’Asia meridionale e orientale, o artisti bianchi della classe operaia britannica. Abbiamo anche lavorato con autori provenienti da Giamaica (abbiamo organizzato tour di due poeti laureati giamaicani), Stati Uniti, Australia. Abbiamo realizzato progetti specifici in tutta Europa, come per esempio il nostro progetto Ber/Lon che ha connesso due autori di Berlino con due a Londra, esplorando in particolare questioni legate alla gentrificazione. Nella nostra antologia, abbiamo ospitato autori da Regno Unito, Danimarca, Portogallo, Australia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Isole Vergini britanniche, Canada e Norvegia, le cui eredità hanno origini che spaziano fra cinesi, giamaicani, pakistane, indiane, afroamericane, ghanesi, nigerane, bengalesi, cipriote, irlandesi, sierraleonesi, palestinesi, maori, yemenite, ugandesi, australiane delle Prime Nazioni e altri.
Avete mai pensato di esportare il formato Speaking Volumes in altri paesi? Se sì, dove e perché?
Dato che siamo una piccola organizzazione senza un finanziamento principale (richiediamo sovvenzioni per intraprendere nuovi progetti o siamo incaricati per conto di altri), è difficile esportare Speaking Volumes. Ma, come mostra la brochure di Breaking Ground Ireland, il formato di una parte del materiale che produciamo può essere esportato: c’è interesse e se ne sente il bisogno.
Avete progetti anche con gli illustratori: cosa ne pensi di questo tipo di storytelling e perché lo includi in Speaking Volumes?
A volte le persone pensano di non poter entrare in connessione con libri o scrittori, ma se presenti, ad esempio, un’immagine o un film rimangono agganciati a una storia e si rendono conto che, in fin dei conti, sono interessati alla letteratura. Vogliamo che la letteratura sia il più inclusiva possibile e abbiamo organizzato molti eventi che mescolano media diversi, usando musica, immagini, foto, video, per cercare di attirare quante più persone possibile.
Cosa ne pensi della poesia e della letteratura? Qual è la loro missione in questo momento, nella nostra epoca? come possono essere reali e rappresentare una connessione tra le persone?
In questo momento storico di conflitti, con l’ascesa dell’estrema destra e una politica fascista, la poesia e la letteratura dovrebbero essere presenti per diffondere maggiore comprensione e tolleranza. Il movimento Black Lives Matter e la successiva disponibilità degli editori britannici a pubblicare autori neri, ad esempio, dimostrano come il solo fatto di avere più libri di autori diversi possa portare a una maggiore accettazione. Ma poesia e letteratura sono minacciati anche dai governi di destra che vogliono fermare la strada verso una maggiore uguaglianza ed empatia, quindi dobbiamo proteggere queste manifestazioni creative da coloro che temono il potere della poesia e della letteratura, come quelli negli Stati Uniti che stanno cercando di vietare i libri che informano ed educano sulla schiavitù, per esempio.
Intervista a cura di Daniela Giambrone
E tu cosa ne pensi?