Siamo abituati a storcere il naso quando si parla di videogiochi. Chi non è del mestiere o non è un giocatore, crede che si tratti ancora di comandare dei fantasmini o colpire una pallina che rimbalza. Ma il videogioco ha talmente affinato le sue tecniche da essere paragonabile al cinema. Gli stessi film hanno cominciato a sfruttare le tecniche della computer grafica usata per realizzare i videogiochi. I due campi ormai si sono fusi, andando a influenzarsi l’un l’altro. Nei videogiochi c’è un regista, un direttore della fotografia, ci sono attori (i cui movimenti vengono mappati per essere trasferiti nel digitale), luci, colori, una sceneggiatura, una costruzione dei personaggi, una scenografia, dei costumi e del trucco. Ormai un videogioco è un mondo narrativo in cui si può entrare e vivere una storia a 360 gradi.
Questa premessa mi è servita per partire, questa volta, non da un film, ma da un videogioco: Steins; Gate.
Steins; Gate è una visual novel, un gioco nel quale la parte grafica di cui vi parlavo, non è altamente sviluppata. Come in una graphic novel, ci sono dei disegni al posto delle animazioni che accompagnano il giocatore durante la sua esperienza. Ma in Steins; Gate la storia, i dialoghi, la narrativa sono componenti così potente da oscurare qualsiasi altro difetto grafico.
Ma cos’è Steins; Gate?
Steins; Gate è ambientato nel distretto di Akihabara a Tokyo tra luglio e agosto 2010. Il protagonista, Rintaro Okabe, e la sua migliore amica Mayuri Shiina si dirigono a una conferenza sulla macchina del tempo nel palazzo della radio di Tokyo. Qui, Rintaro incontra Kurisu Makise, una ragazza di 18 anni già ricercatrice in America, plus dotata e scienziata. Dopo una breve conversazione tra i due, in cui Makise sostiene si siano già incontrati, Okabe va alla conferenza e smentisce tutte le teorie del professor Nakabachi, umiliandolo di fronte ai suoi auditori. Dopo la conferenza, Okabe sente un urlo straziante provenire dal piano superiore e si dirige lì, dove troverà in una stanza Kurisu Makise, morta in una pozza di sangue. Sconvolto, Rintaro scappa via e manda una mail al suo amico, Itaru Hashida, in cui confessa di aver trovato Kurisu morta. All’improvviso tutte le persone attorno a lui scompaiono e Rintaro si ritrova a vagare per una Tokyo vuota e silenziosa.
Tornato al suo laboratorio di ricerca, dopo aver incontrato una Kurisu Makise viva e vegeta che lo lascia interdetto, Rintaro scopre che la data di quella mail inviata al suo amico è di una settimana prima. Rintaro comprende subito che il forno a microonde telefonico che stanno sperimentando lui e Itaru potrebbe essere la prima macchina del tempo della storia, in grado di spedire messaggi nel passato. Così ha il via Steins; Gate.
In Steins; Gate ogni azione, scelta o decisione ha il suo peso. È un gioco in cui il giocatore è portato a compiere delle scelte che lo porteranno o meno al true ending della storia. Ma il fulcro sta nei dialoghi dei personaggi che portano passo passo a scoprire caratteri complessi, background importanti di ogni singolo partecipante alla storia. Steins; Gate è diventato poi un manga ed un anime.
Alla base di Steins; Gate ci sono i viaggi nel tempo, in linee di universo possibili e infinite. Ma il viaggio è un espediente che gli autori hanno usato per approfondire la psiche di Rintaro e di chi gli sta attorno. Lo stesso Rintaro è un ragazzo di 18 anni, timido e solo, che usa un alter ego, Kyoma Hooin, come maschera per proteggersi dal mondo esterno. Soltanto Kurisu riuscirà a rompere quel muro prima degli altri, e ad entrare nell’anima pura e sensibile di Rintaro. Kurisu nasconde un passato oscuro e doloroso con suo padre che l’ha portata a scappare dal Giappone in America, mentre Mayuri, dopo la morte di sua nonna, ha perso il contatto con la realtà, crescendo come una piccola ragazza da proteggere, sempre sulla nuvole e fuori dal mondo. Rintaro ci scherza su, definendola il suo ostaggio, e vorrà proteggerla ad ogni costo. Tra Rintaro, Makise, Mayuri, Itaru (il super hacker della situazione che ha difficoltà a rapportarsi con le donne), e altri personaggi come Suzuha (la ragazza che viene dal futuro), Moeka (così timida da parlare attraverso un cellulare), si instaurerà una fitta rete di rapporti (saranno tutti membri del laboratorio di ricerca) che porterà alla luce diverse dinamiche che riflettono in tutto e per tutto la società giapponese e i suoi problemi di comunicazione e estraniazione dal mondo esterno. Non solo, i personaggi sono archetipi della sofferenza e dell’incomunicabilità umana, con cui il giocatore si trova ad empatizzare, in una spirale che capitolo dopo capitolo coinvolge sempre più in una storia intricata, fatta di passaggi da una linea temporale all’altra, di cui solo Rintaro ne ha memoria. Così, di linea in linea, Rintaro si ritroverà sempre più solo nel cercare di risistemare il tempo che è stato mutato e che è diventato una rete di morte e distruzione del mondo.
Rintaro avendo la possibilità di ricordare, è l’unico a poter salvare il mondo dalla terza guerra mondiale e dall’instaurazione di una società distopica in cui il Sern (società di ricerca scientifica) ne detiene il potere, grazie alla realizzazione della macchina del tempo.
Di pari passo corrono il destino dell’umanità e il destino dei suoi amici che Rintaro dovrà cercare di salvare.
In Steins; Gate c’è accettazione, rinuncia, disperazione. C’è la condizione dell’essere umano in quanto organismo unico e solo, alla continua ricerca di un contatto con l’altro e di una salvezza interiore. C’è amore fraterno, amore passionale, c’è la scoperta del sentimento che va contro il tempo e contro la fine del mondo. C’è la purezza dell’amicizia e soprattutto il perdono.
Steins; Gate quindi non è solo un gioco in cui il giocatore deve compiere delle scelte, ma è una sceneggiatura, un romanzo, in cui sono studiati e rappresentati dei mondi interiori, dei personaggi sfaccettati in cui ci si rivede e per i quali si empatizza. Con ogni singolo personaggio, gli autori indagano una piccola parte di anima e la rendono vita.
Il gioco permette, nella sua interezza, di avere una maggiore esperienza di interazione e può essere giocato da chiunque, anche da chi non è esperto. Il gioco permette, inoltre, di confrontarsi con la possibilità di avere un bad ending, se le scelte non sono giuste si finirà col perdere, nell’abbandonare i personaggi all’inevitabilità della distruzione e il povero Rintaro alla pazzia.
L’anime giapponese consente di esplorare la storia ma come spettatore passivo. In più, va a tagliare una grande porzione di linee temporali e possibilità, in sole 24 puntate. Ma ha da sé una caratteristica particolare: la scelta dei silenzi. La narrazione non è sempre accompagnata dalla musica e permette di interiorizzare le vicende e i grandi punti di riflessione che la storia ci lascia. Steins; Gate è un’opera che paradossalmente è nata da un videogioco e si è poi trasformata in serie televisiva animata. Per quanto realizzata con ottime animazioni e caratterizzazioni dei personaggi, non permette la stessa interazione del gioco e lo stesso esame attento delle diverse situazioni. I dialoghi costruiti nel gioco sono unici nella loro profondità e immersione narrativa.
La stessa trama riguardante la macchina del tempo, le divergenze temporali, il Sern e le scoperte scientifiche che portano il mondo all’autodistruzione, sono più approfondite e spiegate nel dettaglio, seppur si tratti di concetti che prescindono la fisica reale.
Coloro che possiedono il dono dell’intelligenza sono in verità i più sciocchi.
Rintaro, unico che mantiene memoria dei diversi viaggi temporali, rappresenta la complessità dell’uomo, nella sua sofferenza interiore. Si troverà dinanzi a scelte difficili che metteranno in gioco l’amore e l’amicizia, piuttosto che la salvezza del mondo intero. Solo chi ha più conoscenza, soffre.
Steins; Gate nella sua maestosità affronta i temi più disparati, ogni personaggio è portatore delle sue ferite e delle sue peculiarità, e affronta il tempo, il vero nemico. L’ineluttabilità dell’esistenza.
SteinS; Gate è una storia da vivere e approfondire in prima persona, sia attraverso il gioco che attraverso la sua trasposizione cinematografica.
Il tempo fugge via rapidamente. In questo momento vorrei proprio dire due parole a Einstein: sai Okabe, il tempo si allunga o si accorcia in base a come lo percepiscono le persone. La teoria della relatività è così romantica, ma è anche così triste.
Ilaria Amoruso
E tu cosa ne pensi?