Anno 1 | Numero 8 | Maggio 1998

Allacciate le cinture e preparatevi a volare. A distanza di quasi tre anni dal suo ultimo lavoro narrativo, Gabriele Romagnoli interrompe virtualmente l’esilio newyorchese (da qualche mese osserva la comunità americana per le colonne della «Stampa»), atterra nelle librerie italiane e ci invita a decollare con lui. Lo accompagnano cinquantasei compagni di viaggio, ognuno con la sua speciale “ragione per vivere e per volare”. Uno dopo l’altro, tenuti sapientemente a bada dallo stile sobrio ed evocativo dell’autore sfilano davanti ai nostri occhi personaggi indimenticabili: misconosciuti inventori di parole; appassionati di James Bond; documentaristi più o meno pignoli della propria esistenza; donne che arrivano al cuore di prestigiatori sinceri; protagonisti di amori platonici, irrealizzabili e perduti; uomini artefici di innamoramenti al quadrato e di vite allo specchio; combattenti della memoria; comparse che ruotano intorno al numero dieci; cercatori di oggetti smarriti e tessitori di ricordi… e via elencando, a formare un album di naufraghi dell’esistenza e di pellegrini del cuore, quasi sempre delusi, spesso traditi, eppure infaticabili.

Nessuna favola consolatoria o romanticismo, attenzione. L’itinerario dello scrittore è fatto soprattutto di abissi di malinconia e di vertigini di tristezza, anche se illuminati e riscattati dalla capacità di scoprire la grandezza delle persone nelle pieghe dell’irrisolta inquietudine che le tormenta.

Quasi impossibile non riconoscersi in nessuno di questi personaggi; capitasse, niente paura. Potrete sempre rovistare negli scaffali delle librerie, o di qualche amico, per sfogliare altri “cataloghi esistenziali”, che lo scrittore ci ha regalato in passato. I lettori affezionati di Romagnoli saranno lieti di ritrovare, tra i Passeggeri, alcune vecchie conoscenze, incontrate nelle opere precedenti o nello spazio effimero della cronaca, provvidenzialmente sottratte con il loro inserimento nel volume, alla caducità della pagina del quotidiano (a meno di rientrare nella schiera dei maniacali collezionisti di ritagli: figura che, probabilmente, non stonerebbe nel catalogo…).

Difficile dire se il nocciolo del messaggio possa dirsi ottimista o pessimista. In Navi in bottiglia (la raccolta di racconti di una pagina, che valse a Romagnoli il Premio Selezione Campiello del 1993), l’autore scriveva: “Mai che la vita sia come un racconto. Mai che, se trovi le parole che cerci, te le lasci mettere in fila e ricavarci un bel finale”. Passeggeri vuole forse essere, nel suo dichiarato ispirarsi a vicende vissute (ma dovevano essere tali anche molti dei fotogrammi che compongono le Navi), un tentativo di smorzare il pessimismo di questa affermazione: a patto, naturalmente, che per “bel finale” non s’intende il lieto fine di marca hollywoodiana. La vena dello scrittore ricorda per molti versi quella di Dino Buzzati, maestro dell’arte di cogliere e raccontare il mistero della quotidianità: un Buzzati di fine millennio, però, ben consapevole dell’asprezza delle inquietudini del nostro tempo; altri vi riconosceranno forse il tono di Giorgio Scebarnenco, nella capacità di evocare con una frase o una parola il vuoto e l’incompiutezza che affliggono molte vite.

Comunque sia, leggete queste pagine; custodite nel cuore i messaggi di questo cantastorie moderno; rileggeteli in compagnia, se avrete la fortuna di trovarne una che ve lo consenta. Forse vi scoprirete a recitare insieme questa specie di preghiera:

Possiate essere, per quell’unica volta che conta,
giusti come Aristide.
Se vi schianterete al suolo, dopo imparate a volare,
come Gino Papuli.
Abbiate il coraggio di amare di Mitchie e la costanza
di Francesco Favarò.
Se qualcuno vi arriva al cuore, dedicategli le magie di cui siete capaci, fino all’ultima.
Esplorate isole e persone a forma di isola.
Dedicatevi a quello che veramente desiderate, perché solo così si vedrà la vostra anima, nel buio.
La notte prima di morire, suonate un blues fuorilegge nella tundra, sapete cosa intendo.
Uscite di scena, così: eleganti, terminali e innamorati.
E soprattutto, questo è fondamentale, la guardia, non fatela mai.
La guardia, mai.

Questo libro è per noi, erranti con l’anima offuscata e con le ali tarpate in un mondo che sembra aver perso il gusto semplice e ineffabile del volo proprio quando ha acquistato gli strumenti più sofisticati per andare lontano. Se anche non saprete farne (o trovarvi) una “ragione per vivere”, vi resterà comunque un eccellente pretesto per volare.

Buon viaggio.

Federica Gioia

 

Il libro nel 1998

Gabriele Romagnoli
PASSEGGERI
Garzanti 1998, pp. 190
L. 23.000

 

Gabriele Romagnoli è nato a Bologna nel 1960; in questi anni si è affermato come uno dei migliori giornalisti italiani. Ha pubblicato il primo racconto, Undici calciatori, nella prima antologia Under 25, Giovani blues, curata da Pier Vittorio Tondelli. Ha esordito, sempre con un libro di racconti, Navi in bottiglia (Mondadori, 1993), finalista al Premio Campiello. Il suo primo romanzo è In tempo per il cielo (Mondadori, 1995), cui è seguito L’artista (Feltrinelli, 2004). Nel 1998 ha pubblicato un altro libro di racconti, Passeggeri, che il sottotitolo definisce un «catalogo di ragioni per vivere e volare» e, nel 2008, un’altra serie di racconti, Solo i treni hanno la strada segnata. Nel 2001 è uscito Louisiana Blues (Feltrinelli), il resoconto di un viaggio in America. Sempre attento alla realtà multimediale, è anche autore dei racconti per il pubblico giovanile, Videocronache (1994). Nel 2006 ha dato alle stampe un suo personalissimo “viaggio in Italia”, Non ci sono santi (Mondadori), mentre nel 2007 è uscito, negli Oscar Mondadori, Il vizio dell’amore, trenta monologhi in cui da voce ad altrettante esperienze al femminile. Nel 2013 Mondadori ha pubblicato anche Domanda di graziaSolo bagaglio a mano (Feltrinelli) è del 2015; Coraggio! (Feltrinelli) del 2016.
Fonte ibs.it

Passeggeri attualmente è fuori catalogo. Si può acquistare usato qui