Donna al Piano di Bernard MacLaverty è apparentemente un romanzo semplice con una trama semplice. La storia è basata sulla figura di Catherine McKenna e in particolare sulla sua crescita artistica, attraverso eventi della sua difficile e spesso traumatica vita personale. Ciò che è veramente sorprendente del suo lavoro è il modo in cui MacLaverty (nativo di Belfast) usa la narrazione per persuadere il lettore sulla reale complessità della vita emozionale e intellettuale di Catherine – non solo in quanto autrice ma anche in quanto madre e donna cresciuta durante il «Troubles», conflitto religioso dell’Irlanda del Nord.

Per mostrare la sua versatile personalità, MacLaverty si avvale di una narrazione non lineare nella quale passato e presente sono intimamente intrecciati e costantemente in lotta per la supremazia e il potere. Le tensioni emotive e psicologiche che emergono, come i violenti attacchi di depressione di Catherine, rispecchiano perfettamente l’instabilità politica sulla quale è costruita la prima parte del romanzo, ed effettivamente rimane una caratteristica fondamentale dell’identità di Catherine. Questo approccio è considerevolmente rafforzato dal fatto che è anche conforme alle nozioni basilari della sua arte. Come lei stessa ci informa, la musica «non è così lineare come le persone pensano»; possiede una miriade di deviazioni – come la fuga, per esempio – i cui temi molto diversi possono ancora essere considerati come parte di un tutto coerente. Senza dubbio parliamo di quelle che in inglese vengono misteriosamente e deliziosamente definite «grace notes», omonime del titolo originale del romanzo (la traduzione letterale del titolo inglese è infatti «note di passaggio»). Ma che cos’è esattamente una «nota di passaggio»

Fortunatamente, per quelli di noi con una piccola conoscenza musicale veniamo informati attraverso il romanzo, anche se mai in modo didattico. Una delle più interessanti definizioni si trova approssimativamente a metà libro, quando Catherine riflette sul fenomeno delle «grace notes» – note che non erano né una sola cosa né un’altra. Una nota tra le note. Note che sono fuori dal tempo. In un senso, le «grace notes» sono l’equivalente musicale di qualcosa come il Mandelbrot Set così caro ai Chaos Theorists. Nel suo evolversi il romanzo, mostra in maniera evidente che il tema centrale dell’opera è, infatti, la capacità della musica di integrare e di comprendere ogni cosa e il romanzo diviene infine un testamento dei poteri dell’espressione creativa. In questa ottica, la tristezza che Catherine matura nella sua vita come risultato della sua delicata relazione con la madre, la sua irrisolta disputa con il defunto padre, il contatto con un alcolista violento e i suoi feroci attacchi di depressione che creano sentimenti ambivalenti nei confronti della figlia Anna, in qualche modo miracolosamente culminano in un trionfo artistico.

Il pregio di MacLaverty, tuttavia, è che queste tribolazioni possono essere non viste come deviazioni dal destino artistico di Catherine. Invece formano una parte integrante della sua vita; sono una parte così rilevante della sua prestazione finale che sono parte del suo essere.

Non sorprende, poi, che una delle parti più intense del libro si rivela quando MacLaverty adopera la tecnica del flusso di coscienza ed entra nella psiche di Catherine durante uno dei suoi più violenti attacchi di depressione: «The baby’s head. Where she stuck the penknife. Or dashed the brains out. Think of the other things. Something else. Bis means perform the passage twice» (La testa del bambino. Quando lei conficcò il temperino. O schizzò fuori il cervello. Pensa ad altro. Qualcos’altro. Bis significa eseguire il brano due volte). Anche qui, mutando i suoi pensieri attraverso la musica acquista il potere di diradare le nuvole nere che minacciano di inghiottirla. Le poche parole finali del libro sono alla stesso tempo precise e ricche di sfumature metaforiche. L’arte ha salvato Catherine ma è anche vero che, in un senso profano, Catherine ha salvato se stessa. Il riconoscimento della sua relazione pericolosa con Dave, la penosa e lacrimosa ammissione della sua malattia a un amico suggeriscono i vari tentativi possibili di un rovesciamento di queste tendenze negative, mentre come sempre, un’arte come la musica, o anche il romanzo, contiene tutto e rimane sempre distinto, «altro». Non riproduce ciò che è visibile, come Paul Klee una volta ha notato, piuttosto crea il visibile.

Sean Murphy

Traduzione di Barbara Iandiorio

Il libro

Bernard Mac Laverty
Donna al piano

Guanda, 2000
Traduzione di G. Zeuli
264 p., brossura

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