«The West Marin Water Company repairman kicked among the rocks and leaves, finding the pipe and the break in it»: è questo l’incipit di The Man Whose Teeth Were All Exactly Alike, il romanzo di Philip Dick che ho appena tradotto e che sta per essere pubblicato da Fanucci Editore. Scritta nel 1960, l’opera è una delle avventure mainstream tentate più volte da Dick per sottrarsi all’etichetta di autore di fantascienza, ma anche in questo caso il romanzo viene rifiutato dell’editore, ed è apparso negli Stati Uniti solo nel 1984, due anni dopo la morte dello scrittore.
La mia impressione generale è quella di un libro interessante anche se non privo di difetti: la prima parte, che è essenzialmente il racconto di una serie di crisi coniugali e di problematici rapporti interpersonali tra i protagonisti maschili della storia, soffre di una certa lentezza, come se la mancanza dell’idea fantastica, cioè del consueto centro motore delle opere dickiane, avesse frenato il progredire del plot. È comunque notevole il ritratto della piccola comunità di Carquinez, una cittadina tra le montagne della California, con le sue tensioni interne e un nient’affatto velato retroterra di razzismo. Il libro si anima decisamente nelle seconda metà, quando il ritrovamento di un presunto teschio di Neanderthal mette in moto una serie di reazioni a catena e porta a una scoperta (che qui non svelerò per non togliere il piacere della lettura) che ci riconduce al classico tema della mutazione umana. Notevolissimo in questa parte è l’evolvere delle psicologie dei personaggi: c’è chi da vittima diventa aguzzino, e viceversa, e gli inferni coniugali svelano volti molto diversi da quelli ritratti all’inizio.
Paradossalmente, ma forse poi no, ho avuto con questa traduzione difficoltà maggiori rispetto al consueto: avendo tradotto, dal 1970 a oggi, vari romanzi e racconti di Dick, ho una pratica non indifferente del suo stile, che ho ritrovato qui nelle forme che mi sono note; ma l’immersione in un universo realistico, con una lingua e un vocabolario molto concretamente legati alla realtà del quotidiano, mi ha non di rado bloccato nelle scelte dei singoli termini, costringendomi talora a variegate ricerche per individuare gli esatti corrispettivi italiani. Non che si tratti di un romanzo dalla lingua particolarmente complessa, o difficile, o oscura, anzi, tutto è molto chiaro e perfettamente comprensibile. Il mio atroce sospetto è che un trentennio dedicato a tradurre testi fantascientifici mi abbia portato ad avere un’ottica un po’ deviante: datemi invenzioni linguistiche legate a una tecnologia oggi inesistente, e ci sguazzo con piacere, mettetemi davanti a un comunissimo fornello da cucina, e finisco nei guai!
Dura la vita del traduttor cortese…
Vittorio Curtoni
In libreria
Philip K. Dick
L’uomo dai denti tutti uguali
Fanucci, 2016
Collana: Numeri Uno
Traduzione di V. Curtoni
202 p., brossura
€ 15,00
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