L’opera poetica di Vittorio Sereni (Luino 1913 – Milano 1983) si apre con una linea di puntini di sospensione, segno grafico che, in qualche modo, può rappresentare icasticamente il titolo e il senso stesso della raccolta: Frontiera (Inverno è la poesia di apertura). Nel 1941 Sereni pubblica il suo primo libro, selezionando con estrema cura le poesie scritte nei sei anni precedenti. Siamo negli anni di quello che viene chiamato l’Ermetismo: una corrente letteraria fiorentina che conferisce alla parola poetica un valore assoluto e rivelatore. I poeti ermetici spingono il loro linguaggio verso l’astrazione, la rarefazione e il distacco dall’esperienza concreta, che viene rimossa, liricizzata, attenuata dall’indeterminazione. Sereni, insomma, si ritrova immerso in questo clima e in questo linguaggio, chiamato ora dagli studiosi “koinè ermetica”, cioè una lingua comune, che congiunge poeti dal percorso diverso, accomunati tuttavia da queste particolari scelte stilistiche. La poesia di Sereni, dunque, nasce in questo clima e ne assorbe le caratteristiche. Tuttavia, come si addice a un grande poeta, tale linguaggio non è adottato passivamente, viene piuttosto rielaborato, riplasmato con originalità per creare una scrittura personale e inconfondibile. La lente attraverso cui tale linguaggio viene rimodellato è il concetto stesso di frontiera, che – come si è visto – dà il titolo alla raccolta e alla sezione centrale del libro. La parola, intrinsecamente indeterminata per la sua polisemia, è impiegata come nozione fondamentale della scrittura poetica e dei suoi temi: la frontiera tra il detto e il non detto, fra le differenti fasi della vita dell’essere umano, fra la vita stessa e il nulla che vi è al di là dell’estrema frontiera. Immagini di confini reali e irreali costellano questa prima raccolta, in un continuo passaggio attraverso questa barriera metaforica, assunta come forma mentis e chiave di lettura della realtà.

Inverno, come evocato, si apre con una linea di puntini di sospensione. Poi un verso, introdotto da un’avversativa che da subito ruota il punto di vista «ma se ti volgi e guardi»: la poesia di Sereni è costellata da «ma», la congiunzione che permette la svolta, il posizionamento al di qua o al di là della frontiera. L’esperienza della Seconda guerra mondiale inciderà profondamente sulla poesia di Sereni. La nuova parola chiave diventerà proprio “esperienza”: il posto dell’essere umano nella Storia e il proprio percorso all’interno di essa, persino nella quotidianità più brutale delle cose.

Con la sua seconda raccolta, il Diario d’Algeria, Sereni colloca la propria poesia al di qua della frontiera, lì dove si pone l’esperienza umana. A dominare il libro non sono più le immagini di un varco impalpabile da attraversare, ma la registrazione diaristica dell’esistenza, e soprattutto dell’esperienza di un uomo in guerra, prigioniero, altrove ed escluso. «Questa è la musica ora: / delle tende che sbattono sui pali» scrive Sereni nella più nota poesia della raccolta (Non sa più nulla, è alto sulle ali…), raccontando la monotonia della prigionia in Africa, la pena di essere scartato, confinato, allontanato dai grandi eventi della Storia: in quel momento, in quel giugno del ’44 mentre scrive, sta avvenendo lo sbarco in Normandia. Tuttavia, il Diario d’Algeria non è solo un quaderno diaristico della propria esperienza bellica, ma anche un canzoniere d’amore e un quaderno di viaggio, che racconta un itinerario storico, geografico e umano ben oltre il breve lasso di tempo narrato.

Dovranno, infatti, passare ancora molti anni prima che Sereni pubblichi una terza raccolta. Lo farà nel 1965, con Gli strumenti umani, il libro in cui la sua voce poetica giunge a una compiuta maturità. La raccolta nasce in un altro periodo fondamentale della nostra storia: il miracolo economico, che cambia il volto dell’Italia e, di conseguenza, la condizione del poeta e la natura stessa della scrittura. Sereni continua a posizionare la propria poesia nell’alveo dell’esperienza umana, rendendo però più complesso e articolato l’autobiografismo che aveva attraversato il Diario d’Algeria. Si tratta, con Gli strumenti umani, di considerare l’esistenza singolare come punto di partenza per costruire una rete di significati. Questi significati non hanno la pretesa di attraversare un varco conoscitivo, una frontiera tra il sensibile e l’invisibile, ma conservano la strenua volontà di scomporre e dare senso al presente individuale e collettivo. La parola poetica è poca cosa: sono dei «poveri / strumenti umani avvinti alla catena / della necessità» come recitano i versi di Ancora sulla strada di Zenna, che danno il titolo al libro e permettono, metapoeticamente, di comprendere il senso della scrittura di Sereni. Questi «poveri / strumenti» sono tuttavia necessari: è quanto ci permette di dialogare e di dare forma al messaggio che ciò che ci circonda e che ci ha preceduto ci consegnano: «i morti non è quel che di giorno / in giorno va sprecato, ma quelle / toppe d’inesistenza, calce o cenere / pronte a farsi movimento e luce. / Non / dubitare, – m’investe della sua forza il mare – / parleranno» (La spiaggia). A coloro che più non sono, a ciò che più non è, insomma coloro che per definizione sono e per sempre saranno muti, tramite la poesia, può essere infatti consegnato lo strumento umano per eccellenza: la parola.

Poco prima di morire (giovane, purtroppo) Sereni pubblica il suo ultimo libro: Stella variabile. Sereni continua ad adottare il suo sperimentato linguaggio prosaico, adatto a registrare l’esperienza senza però rinunciare al tentativo di comprenderla e di darle un valore al di là della sua mera individualità. I temi di sempre ritornano, forse con più cupezza e schiettezza rispetto alla raccolta precedente, istituendo un paradigma di scrittura che ha attraversato e, a suo modo, superato molte crisi. La poesia di Sereni e il suo linguaggio si sono così imposti come un classico imprescindibile del Novecento.

Andrea Bongiorno

[Edizione di riferimento: Vittorio Sereni, Poesie, edizione critica a cura di Dante Isella, Milano, Mondadori («I Meridiani»), 1995]