La signora Berta Bartolotti vive da sola in una casa non esattamente ordinata; suo marito se n’è andato – a vivere a casa del diavolo, come sottolinea amabilmente lei –, ma Berta non è certo caduta in depressione. È una donna autosufficiente, si guadagna da vivere intrecciando tappeti e ama fare quello che le pare. Adesso ha anche un fidanzato, un farmacista cinquantacinquenne che vende polverine, supposte e pomate e che ha due rughe profonde in fronte a forza di leggere ricette.

Una mattina la vita tranquilla e sregolata dell’originale signora viene sconvolta da un evento inaspettato. Un fattorino suona alla porta e le consegna un pacco che pesa come minimo venti chili. Il pacco contiene un grande barattolo di metallo argenteo e dentro il barattolo appare un esserino accoccolato e raggrinzito che le dice:

— Buongiorno, mamma cara.

È un bambino liofilizzato che, grazie a una speciale soluzione idratante e nutritiva, nel giro di pochi attimi si trasforma in un settenne delizioso, affettuoso, beneducato e perfino già vaccinato: il figlio che ogni mamma sogna di avere.

Berta non ha mai ordinato un bambino per corrispondenza, forse non ha mai desiderato avere un figlio, eppure lo accoglie come il dono più bello che la vita le abbia fatto. Non esita a mettere insieme i (pochi) risparmi e a spenderli senza riserve per comprare tutto ciò che può servire al nuovo arrivato.

Non ha la minima idea di come si fa, a crescere un figlio. D’altronde una madre che odia una serie di parole come “a dovere”, “coi piedi per terra”, “scopo”, “sensato”, “normale”, “istruttivo”, “per bene”, “decoro”, “morale”, “casalinga”, “consono” e “appropriato” non si può dire che corrisponda allo stereotipo della “mamma perfetta”.

Eppure madre e figlio iniziano ad amarsi di un amore puro e incondizionato, come solo l’amore tra una madre e un figlio può essere. Anche Egon il farmacista si affeziona a questo pargolo che gli dà tante soddisfazioni, e pure Kitti Rusika, la bambina del piano di sotto, si innamora di lui e i due diventano inseparabili.

Ma. Il pacco è stato recapitato per sbaglio alla signora Berta Bartolotti e, quando la fabbrica produttrice si accorge dell’errore, vuole indietro il suo prezioso prodotto.

Si ride tantissimo leggendo Il bambino sotto vuoto, romanzo ormai datato (1975), ma che si può annoverare tra i moderni classici per bambini. Una lettura che offre spunti interessanti per riflettere sul concetto di educazione, ribaltando i luoghi comuni, al netto di prediche e morali da bacchettoni.

Christine Nöstlinger, viennese, ha scritto più di una ventina di libri, tutti premiatissimi e tradotti. Per il complesso della sua opera, nel 1984 ha ricevuto il Premio Internazionale Hans Christian Andersen.

Sabrina Rondinelli