Immaginate di aprire un libro di centoventicinque pagine. Immaginate che le pagine siano numerate in ordine decrescente e che la prima sia l’ultima. La storia inizierebbe e voi sapreste esattamente quanto manca alla fine, come se partisse un conto alla rovescia. Ecco, voglio subito dirvi che ho letto questo libro centellinandone ogni pagina, e quei numeri, in basso, mi ricordavano, però, che il tempo passava: tic tac, tic tac. E la fine è arrivata: ero alla pagina numero uno, il conto alla rovescia si era concluso e io ero appena tornata da un viaggio favoloso.

Il nome dell’Isola, di Fabio Greco (Autori Riuniti), è come una conchiglia donata dal mare. Se immaginiamo i tantissimi libri che sono in circolazione come una distesa infinita di sabbia, ecco, questo piccolo tesoro si troverebbe lì in mezzo. E di sabbia e mare è pieno, il mondo creato da Fabio Greco. Siamo al Sud, nel Salento. È qui che nasce una storia che potrebbe essere frutto di una visione, o il ricordo di un sogno. Nel nome dell’isola si cela un mistero: cos’è quest’Isola di Pazze, “che nessuno si ricordava che nome era e da dove veniva e perché e percome”? Se lo chiedono i tre vecchiarazza, che a turno, al centro della piazza, raccontano la propria versione dei fatti. Sono Melo Memmi, Luigi Za e Fedo Sanapo, e quando iniziano a raccontare, tutto intorno si ferma: potenza delle storie.
Fabio Greco lo sa bene, è un autore giovane e questo è il suo romanzo di esordio, ma sorprende subito per talento e originalità. Gioca con le parole, inventa una lingua e la cuce sui suoi personaggi, una lingua che sembra sia nata con loro, una lingua che dà forma alle cose che li circondano, e pure ai sentimenti, per cui spesso è perfino difficile trovare una definizione. Greco crea parole nuove perché quelle già esistenti non possono raccontare la bellezza di Mariabbondanza, e così le dà un nome che parla, un nome che da solo basta a fare innamorare Masello, il protagonista, di questa sorta di Venere curvy. Masello ha una “bottega di pupi a cartapesta, ceramiche e terrecotte” e quando Don Polonio, il parroco nasone del paese, gli commissiona una statua della Madonna, lui, che negli occhi ha solo Mariabbondanza, modella una statua ridente e pacioccosa che suscita nei fedeli ilarità e scompiglio.

Un romanzo pieno di magia, dove tutto diventa possibile ed esiste man mano che viene nominato. Fabio Greco affida la narrazione ai suoi personaggi, sono loro che narrando ci restituiscono il mito che da sempre aleggia sull’isola.

E allora, se siete alla ricerca di una storia fuori dall’ordinario, in cui la superstizione si fonde, e si confonde, con la saggezza popolare, un luogo in cui i personaggi che lo popolano sono protagonisti di una storia che raccontano e si raccontano, dove la vita diventa teatro e si fa leggenda, è su quest’isola che dovete approdare. Cosa aspettate?

Franca Cribari per Lovers

 

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