Buendia Books è nata nella primavera del 2018, stiamo per compiere cinque anni. Fin da subito l’obiettivo è stato quello di valorizzare le storie di qualità, in particolare la forma del racconto, e di proporre un modello di “editoria lenta”, un po’ in controtendenza con i ritmi attuali: pochi titoli all’anno (circa una decina), per seguirli al meglio delle nostre possibilità e a lungo.

Francesca Mogavero racconta che: «Il nome deriva da Aureliano Buendia di Cent’anni di solitudine, un rivoluzionario, “un bandito senza tempo”, ma ancora capace di emozionarsi davanti alle piccole cose. Il nostro simbolo è una farfalla gialla, la prima che in Piemonte spicca il volo quando il gelo va via. Buendia sono Francesca, Andrea, i nostri collaboratori, la famiglia, le amiche e gli amici… Ma soprattutto le penne che pubblicano con noi, le lettrici e i lettori che scelgono i nostri titoli.»

Come scegliete e selezionate i vostri autori inediti?

Quando apriamo la finestra per l’invio di manoscritti inediti, precisiamo quali sono i generi, le forme, le caratteristiche che stiamo ricercando: chi si sente affine può proporci la propria opera, leggiamo tutto e, in caso di interesse, diamo una risposta entro quattro mesi.

Con altre autrici e altri autori, invece, c’è un rapporto di continuità, ci si confronta strada facendo, dal momento in cui una nuova idea prende forma.

In generale, la scelta ricade sui testi che ci colpiscono, che ci dicono qualcosa, suscitano domande e idee, su voci con cui sentiamo di poter stabilire un contatto, uno scambio stimolante… La selezione “di pancia” ha ancora un peso rilevante.

Cosa vuol dire essere un editore indipendente?

Per definizione, una casa editrice indipendente non ha alle spalle un gruppo editoriale, grande o piccolo che sia. Nella pratica, questo si traduce in una maggiore libertà di scegliere, agire e anche sbagliare (aspetto fondamentale per imparare a far meglio), ma anche in un “dolce peso” di oneri e onori (almeno qualcuno, si spera!) che ricade totalmente sulle spalle della realtà editoriale. E talvolta si avverte un pizzico di solitudine, ci si sente un po’ come Don Chisciotte… Però poi ci si ricorda che soli non si è mai davvero.

Perché ha ancora senso investire nell’editoria quando, ormai da anni, i dati di settore raccontano di una crescente vocazione alla scrittura, ma di un progressivo e inesorabile calo del numero di lettori?

È una provocazione? 😉 È un po’ come chiedere se abbia ancora senso il lavoro artigianale a fronte di una realtà industrializzata, fare cinema quando esistono le piattaforme streaming…

Esiste una vocazione alla scrittura, ma anche una vocazione all’editoria. Non voglio essere sentimentale: l’editoria è un lavoro, come la scrittura, ogni forma d’arte e qualsiasi altro mestiere, quindi richiede fatica, investimenti, percorsi da ricalcolare… e a fine mese i conti devono quadrare, bisogna pur sopravvivere, magari dignitosamente, magari sentendosi almeno un po’ felici; però c’è anche una componente emozionale, il proposito di dare vita, insieme, a qualcosa di bello. Personalmente, avverto la portata e le implicazioni del “privilegio”: ho avuto la possibilità di provare a fare un lavoro che amo, ho persone che mi sostengono, che si fidano… Quindi mi sembra giusto, finché è possibile, tener duro e continuare a insistere, a ricambiare in qualche modo.

Ha senso perché, al momento, non potrei essere né fare altro.

C’è un libro, un’opera in particolare che ha segnato in qualche modo il percorso della vostra casa editrice, facendovi capire che eravate sulla strada giusta?

Abbiamo un catalogo di circa cinquanta titoli, tutti molto diversi l’uno dall’altro, sia come contenuto e stile, sia come percorso: non è possibile individuarne uno soltanto, perché ciascuno contribuisce, anche ad anni di distanza dall’uscita, a portarci un tratto più in là, a insegnarci qualcosa. L’editoria è una filiera: ciascuno ha il proprio compito, la propria sfera, e fa il possibile per svolgere ogni operazione al meglio, ma può e deve arrivare fino a un certo punto, poi “la palla” passa a qualcun altro e aventi così finché il libro arriva tra le mani di chi lo legge… Ciascuno è soltanto un anello, ma insieme siamo fondamentali. Vale anche per il catalogo di una casa editrice.

Cosa ne pensi dell’intelligenza artificiale che sembra possa minacciare ancha la produzione letteraria?

In questi giorni ho ascoltato una puntata del podcast di Nicola Lagioia, “Fare un fuoco”, dedicata proprio all’intelligenza artificiale e ai “pericoli” per la produzione letteraria. Per ora (in futuro chissà!), i sistemi si basano su un bagaglio di informazioni, di dati già pronti, quindi uno “scrittore artificiale” potrebbe produrre un ottimo romanzo (magari migliore di tanti in circolazione…), corretto, che addirittura somigli alla voce dei grandi dei passato, ma assemblato a partire da elementi che già esistono, precaricati… La mente mortale, invece, è capace di inventare, di lasciarsi impressionare dal mondo di fuori o dal proprio buio, da ciò che le si agita dentro.

E poi perché vederla come una minaccia? Se potesse essere usata come un supporto per sciogliere un nodo, superare un blocco, valutare un altro giro di frase? Chi scrive non usa già una serie di risorse, dal Thesaurus di Word a Street View, per aiutarsi a descrivere un posto mai visitato dal vivo?

A parte le armi, la maggior parte degli strumenti è neutra: sta a noi farne buon uso… Qualcuno parlerebbe di libero arbitrio.

Chi è la vostra community di lettori?

Stiamo cercando di costruire un catalogo più variegato possibile, per offrire un ampio ventaglio di letture e possibilità e raggiungere lettrici e lettori molto diversi.

In generale, chi legge editoria indipendente, chi, tra i tanti titoli che escono ogni giorno in Italia (oltre 200!), ne sceglie uno pubblicato da una piccola realtà, magari incontrata per caso a una fiera o tra gli scaffali di una libreria, è una persona curiosa, capace di mettere e mettersi in discussione, attirata da una buona storia, da uno stile che lo cattura… Anche se non è mainstream, anche se canta fuori dal coro.

Cosa avrebbe bisogno oggi una casa editrice indipendente?

Di fiducia. Da parte di chi legge e delle istituzioni. Le ragioni per cui un certo libro, una certa casa editrice, non arriva nelle grandi piazze culturali o in tutte le vetrine sono moltissime, non necessariamente connesse alla qualità (anzi…). Perché non scommettere su una penna, su una realtà non ancora famose? Certo, il grande nome (“grande” spesso per motivi che esulano dalla scrittura, c’è chi approda al libro quando “grande” lo è già) attira, chiama pubblico e attenzione, ma quanto si può imparare da chi scrive (e pubblica) non soltanto per vedere la propria faccia in aletta? Quanto si può capire della cronaca, dell’ambiente, su noi stessi, ascoltando chi concilia narrazione e competenze, impegno e necessità?

E poi c’è bisogno di aiuti seri, concreti e basilari: dà soddisfazione sostenere un grande progetto (una casa editrice che dà vita a una rassegna, che realizza format innovativi…), ma per sognare in grande, per sentirsi liberi di esplorare e cimentarsi in prove sempre nuove, occorrono certezze e tranquillità. Sapere di avere le risorse per stampare, per esempio.

Quali sono i futuri obiettivi della casa editrice?

A maggio arriverà ufficialmente in distribuzione nazionale il primo titolo della nuova serie Ghiaccio (Psicoporno. Dodici racconti alla ricerca di Eros di Valeria Bianchi Mian, Debora Riva e Laura Salvai), uno spazio nuovo dedicato allo stupore e alla meraviglia (quello che forse provò Aureliano Buendia davanti al plotone di esecuzione, ripensando a quando suo padre lo aveva portato a vedere il ghiaccio, appunto), alle trame e alle voci impossibili da incasellare sotto un unico genere. Senza però dimenticare i formati e le scelte fatte finora.

Insomma, restiamo con un’ala ben piantata qui, tra concretezza e lavoro manuale, e un’altra sempre pronta a spingersi più lontano, in perenne ricerca, mossa dal vento di un mondo che cambia e dalla voglia di saperne di più.

Intervista a cura di Lea Iandiorio

Buendia Books ha partecipato all’Independent Book Tour 2022 con la presentazione di I teschi di Malta.