«Talmente certa da intuire che la realtà di una notte, sì, non dico nemmeno quella di un’intera vita umana, rappresenti al contempo anche la sua più intrinseca verità». «E nessun sogno», sospirò piano lui, «è completamente sogno».

Precursore della psicoanalisi, Schnitzler si incammina nel mondo a cavallo tra sogni e realtà, conducendo i suoi personaggi, Fridolin e Albertine nel gioco tra verità, consapevolezza inconscia e paranoia. Doppio sogno di Arthur Schnitzler viene pubblicato nel 1926 e Sigmund Freud si interessa fin da subito ai suoi romanzi, arrivando a paragonare Schnitzler come una specie di suo “doppio”. Stanley Kubrick compra i diritti di Doppio Sogno e li possiede per ben trent’anni prima di cominciare a produrre il suo film, Eyes Wide Shut, l’ultimo della sua carriera ma anche il più enigmatico e controverso.

Doppio Sogno segue il dottor Fridolin e sua moglie Albertine di ritorno da un lussuoso ballo in maschera che li trascina in una conversazione notturna fatta di noia, insolenza e gelosia. Da quel momento un paziente bisognoso porta Fridolin ad abbandonare il talamo nuziale per adagiarlo su un percorso avventuroso e inverosimile, mentre Albertine viene inghiottita dalle maglie della notte e dei sogni, nei quali ciò che è assurdo sembra diventare reale.

In realtà, per quanto Kubrick si prenda più spazio, rispetta il percorso dei personaggi di Schnitzler all’interno della sua pellicola. Fridolin, scosso per la rivelazione della moglie, attratta da un altro uomo, deve affrontare una dichiarazione d’amore da parte della figlia del suo paziente ormai defunto. Deciso a non tornare a casa, si lascia trasportare prima nella dimora di una prostituta, e poi in un caffè, dove incontra il suo amico, Nachtigall che gli rivela l’esistenza di una cerchia misteriosa e delle feste scabrose che organizzano. Preso da un impeto di coraggio e eccitazione, Fridolin decide di parteciparvi. Affitta un costume in un negozio alquanto insolito dove ancora una volta viene tentato da una giovane donna, la figlia del proprietario, e si reca alla festa, dove viene salvato da una ragazza angelica e tentatrice.

La realtà spericolata e folle in cui si imbatte Fridolin lo conduce fuori dai binari della sua vita perfetta, borghese e ordinaria, confondendolo. Complice anche sua moglie Albertine che invece gli racconta di un sogno in cui lo tradisce ripetutamente e lascia che il marito venga crocifisso. Entrambi i coniugi, spinti dalla noia del loro rapporto, si puniscono a vicenda lasciando che l’odio li ferisca.

Quando Fridolin scopre della morte di una ragazza di alto rango, si reca subito all’obitorio per constatare se si tratti o meno della sua salvatrice. Schnitzler non ci svela la verità, ma ci lascia sulla soglia ad assaporarne la sensazione e sottraendoci il gusto della vittoria. Il cadavere della donna è il passepartout per il sogno che si infrange e segna il ritorno alla routine, all’apprezzare quei gesti piccoli e soliti della quotidianità.

Schnitzler plasma il suo stile su un susseguirsi di immagini che vengono trasformate in scena e carne da Kubrick.

«Cosa dobbiamo fare, Albertine?». Lei sorrise e dopo una breve esitazione rispose: «Essere grati al destino, immagino, che ci ha concesso di uscire senza danni dalle nostre avventure… Da quelle reali e da quelle sognate».

Eyes Wide Shut si conclude con la famosa battuta di Nicole Kidman, che ricorda al marito (Tom Cruise) di quanto sia importante essersi svegliati dai propri sogni e di quanto non resti che una cosa importante da fare, scopare. Battuta controversa ma che va a toccare il punto. Schnitzler si sofferma sull’importanza della verità e della condivisione nel rapporto, sulla noia che il tempo instaura, su ciò che il non detto può trasformare e rendere mostruoso. E Kubrick lo attualizza nell’unione di anima e corpo che apre le porte alla condivisione.

Eyes Wide Shut è ambientato alla fine degli anni 90’, Doppio Sogno invece è figlio degli anni Venti ma entrambi risultano contemporanei. Il matrimonio, la realtà che scavalca la fantasia e viceversa, la conoscenza dell’altro, l’attrazione, la sessualità, la libertà e la verità sono atemporali e ben rappresentati sia in una New York altolocata, che in un’invernale Vienna borghese a cavallo tra le guerre.

Maniacale e perfezionista, Kubrick scelse e volle una coppia di attori già coniugi nella realtà. Kidman e Cruise addirittura decisero di dormire sul set per immedesimarsi al meglio nei loro personaggi e lasciare che anche i loro problemi di coppia e le loro incomprensioni alimentassero l’odio e l’amore.

Eyes Wide Shut venne girato in ben 400 giorni e Kubrick rimaneggiò più volte il montaggio prima di consegnarlo alla Warner. Purtroppo morì solo una settimana dopo, non riuscendo mai a vedere il suo film nelle sale. Complice anche la sua morte prematura, la pellicola ebbe un successo clamoroso, incassando molto di più del suo prezzo di realizzazione.

Come ogni film di Stanley Kubrick, anche Eyes Wide Shut venne curato in ogni minimo particolare. Si raccontava infatti che il set in cui venne allestita l’abitazione dei due coniugi era realizzato sulla base dell’appartamento dello stesso regista e che egli stesso collaborò alla sua costruzione portando alcuni pezzi del suo mobilio.

Kubrick spettacolarizza Doppio Sogno, materializzando gli sfarzosi costumi, i suoi lascivi personaggi, il mistero, la sensualità. La scena del rito durante la festa segreta rimarrà alla storia, con il suo pathos, e la colonna sonora, una messa bizantina in rumeno recitata al contrario.

Doppio Sogno e Eyes Wide Shut restano due opere ambigue che affrontano la complessità della mente umana, la sua fragilità e fallibilità, e l’impotenza dinanzi ai sentimenti dell’altro. Da un lato il maestro del monologo interiore e della psicoanalisi letteraria, dall’altro un regista multiforme, uno dei più grandi mai esistiti. Due prodotti all’apparenza macchinosi, ma che rappresentano con una più attenta analisi due piccoli capolavori.

“Tacquero entrambi, sdraiati con gli occhi aperti, percependo la reciproca vicinanza, la reciproca distanza.”

Ilaria Amoruso