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Anno 0 | Numero 2 | Ottobre 1996

Lucrezia vive a Faguas in Nicaragua; fa parte di una famiglia dell’alta borghesia nicaraguese. Come tutte le ragazze di buona famiglia ha debuttato in società su una passerella in uno dei più eleganti alberghi della città; ha studiato all’estero; e di politica non se ne interessa perché apparentemente non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ma la verità è che, per la sua posizione sociale, le sono state insegnate le strade da evitare per non lasciarsi coinvolgere dai “disagi” di Faguas. È ora in età da marito ma, con dispiacere dei genitori, trova un lavoro come architetto e va a vivere da sola nella casa che le ha lasciato l’amata zia Ines. La casa dell’arancio. Nel piccolo giardino Lucrezia ha un albero d’arancio dove vive l’anima di una azteca, Itzá, che ha combattuto accanto al suo uomo Yarince contro i conquistadores spagnoli. Le popolazioni indiane credevano che l’anima delle persone sopravvivesse e si ripresentasse nelle piante o negli animali. Così Yarince è il colibrì che canta sui rami dell’arancio abitato dalla sua amata.

Una sera le vite di Lucrezia e Itzá magicamente s’incontrano. A distanza di secoli in quella stessa terra in cui un’indiana, invece di aspettare il proprio uomo con le altre donne del villaggio, abbandonò il suo posto di moglie per seguire l’amato in battaglia; un’altra donna, Lucrezia si innamora di un combattente: Felipe, uno dei capi del Fronte Sandinista. Questo amore le fa aprire gli occhi sulle ingiustizie e sulla povertà che vivono a Faguas. E così anche Lucrezia, contro le convenzioni sociali che la vorrebbero mite e accomodante come l’amica Sara, si ritrova a combattere contro generali il cui unico obiettivo è il potere a danno di gente povera che vive nelle periferie delle città in condizioni non degne di un essere umano.

Questo primo romanzo di Gioconda Belli è quasi del tutto autobiografico. Nata e vissuta a Managua la Belli come Lucrezia proviene da una famiglia ricca e borghese; ha studiato all’estero come pubblicista; ha fatto parte del Fronte Sandinista e ha visto morire persone molto care. L’unico vero elemento di fantasia del romanzo è il nome della città dove si svolge la storia: Faguas, formato dall’unione delle due parole spagnole fuego e agua; inventato dalla scrittrice sia perché la storia di Lucrezia poteva essere ambientata in qualunque città dell’America Latina umiliata dalla dittatura sia perché esprime la perplessità di Lucrezia nei confronti della lotta politica per il fatto di appartenere all’alta borghesia che non si è mai curata di queste cose e per il disagio nel sentire la diffidenza da parte dei compagni più poveri. Attualmente Gioconda Belli vive a Los Angeles con il marito italiano e i figli. Ha abbandonato da alcuni anni il Fronte Sandinista con una poesia: doveva essere una lettera di dimissioni ed è diventata una poesia. Ha continuato a scrivere poesie fino a quando non è sopraggiunta un’esigenza più grande: “comunicare un’esperienza collettiva che non poteva essere espressa in versi.” E con questo spirito è nato il libro La donna abitata. Ora la Belli usa la scrittura, in particolare il romanzo, per continuare a essere coinvolta con quanto succede nel suo paese.

La donna abitata (come la maggior parte dei romanzi di scrittrici sudamericane) ha come protagoniste donne combattenti che non rinunciano alla propria femminilità, ma affiancano i loro uomini nella lotta portando la loro sensibilità e forza d’animo; il loro senso del sacrificio e amore. Lucrezia, con le sue perplessità e dubbi e con la progressiva convinzione delle sue scelte, assume fin dalle prime pagine una dimensione reale che sembra impossibile ridurre a mera riproduzione letteraria perché si ha la sensazione di essere proprio lì con lei. Anche tutti gli altri personaggi che appaiono nella vita di Lucrezia hanno uno spazio perfettamente disegnato da renderli indimenticabili. Questo libro ha colori caldi e parole melodiose come ninne nanne e dolorose come pugni inaspettati nello stomaco. Ha impregnato l’odore della vita che accetta la morte come una compagna indivisibile e necessaria se quella morte è per un giusto ideale di pace e di uguaglianza, se è per il bene di tutti.

Lea M. Iandiorio

I libri nel 1996

La donna abitata
e/o, 1996, L. 24.000

Sofia dei presagi
e/o, 1996, L. 26.000

In libreria

la-donna-abitataGioconda Belli
La donna abitata

e/o, 1999 (collana Tascabili e/o)
374 p., brossura

Traduzione di M. D’Amico
€ 11,00  Disponibile in e-book a € 5,99

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Gioconda Belli (1948) è nata in Nicaragua. Giornalista, poetessa e scrittrice di fama internazionale, ha partecipato attivamente alla lotta del Fronte Sandinista contro la dittatura di Somoza. Con L’infinito nel palmo della mano (Feltrinelli, 2009) ha vinto il premio Biblioteca Breve 2008. Sempre con Feltrinelli, Nel paese delle donne (2011; premio La Otra Orilla 2010) e L’intenso calore della luna (2015).

© Biografia tratta dal sito feltrinellieditore.it

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