Una Dublino domestica, tutta cucine, soggiorni, appartamenti.
Irlanda del sud, lontano da Belfast, da Derry. Una città cattolica e tranquilla, europea, in cui non scorre il sangue, in cui come scrive Catherine Dunne, “tutto è così normale“, dove molte donne si dedicano ancora alla famiglia, e cucinano, fanno la spesa, accudiscono marito e figli e la domenica mattina badano a che siano tutti vestiti bene e se ne vanno in chiesa. E nessuno glielo impedisce.
Una città come un’altra, nell’aprile del 1995. Adesso stringiamo il campo. Guardiamo più a fondo. Questo fa chi racconta una storia. Fra tutte le famiglie dublinesi, una famiglia in particolare, fra tutte le donne di Dublino, una donna, Rose, e i suoi figli e un marito che se ne va che presentandosi una mattina colazione con la valigia in mano mentre Rose cucina delle uova – cosa c’è di più fragile di un uovo? – strappa il tessuto familiare, trasformandola nella “metà di niente“; ed ecco che all’improvviso l’eco di un paese lacerato risuona anche lì e si sente pulsare sotto la superficie, sotto la pellicola dell’intimità di una casa, nel posto che più dovrebbe proteggerti da quello che accade fuori.
E così, per tutto il libro, Rose combatte. Non fa nient’altro. Combatte per sopravvivere alla perdita, combatte per trovare un po’ di denaro e inventarsi un lavoro, per proteggere i suoi figli. È una donna irlandese, una donna adulta. Sa che può farcela. Come dire che ci sono battaglie grandi e piccole, e che a ciascuno tocca la sua. Spaccature politiche e crepe domestiche, che non si possono chiudere, con cui bisogna fare i conti. Non si può scappare. Ovunque tu sia. In Irlanda o altrove. La metà di niente viene da lì, da un posto in cui c’è gente in grado di dire che “nel mezzo di tutto l’orrore, dell’inimmaginabile, qualcuno da qualche parte preparava il pasto serale. Anche se il mondo si era appena spostato sul suo asse.” Anche se tutto sembra andare a pezzi.
Ma non vi pare che, in fondo, la vita vada così, ovunque? Da un’isola all’altra, in un mare pericoloso, profondo? Nota importante: il titolo originale ha un altro sapore, un sapore biblico. In the beginning. Al principio. In principio c’è una famiglia, niente di eccezionale, proprio come la vostra e la mia.
Elena Varvello
E tu cosa ne pensi?