“È terribile voler andarsene e non voler andare da nessuna parte” con questo esergo di Sylvia Plath si apre una storia contemporanea sul potere dei ricordi e sulle contraddizioni dei sentimenti e delle scelte. La vita sognata di Rita Lopez, edito da Les Flâneurs Edizioni, racconta con uno stile delicato, soffiato come le incursioni nei ricordi della protagonista, Marina, una mancanza inaccettata che inquina progetti futuri, il sonno notturno e le trame del quotidiano.

La devozione e la cura per gli altri sembra appartenere al suo bagaglio emotivo più profondo, infatti il lavoro di custode nel gerocomio attraversa tutto il romanzo e la sua vita nelle diverse fasi, quelle dei compleanni  festeggiati proprio lì, la vita adulta, fino all’incontro con Roberto, un riaffermarsi della vita giovane e esterna alle mura della struttura. 

Per Marina il centro è una madre che per tutta la narrazione, con un occhio chiaro e uno marrone – immagine nitida dell’eterocromia che tornerà ciclicamente nei flashback e nel dispiegarsi di una scelta finalmente forte, sovvertitrice – è sparita quando era piccola.

Marina infatti è stata abbandonata dalla madre, da quel momento vive con suo padre nel gerocomio in cui entrambi i genitori facevano da custodi e quando anche il padre muore, si trova di fronte alla scelta ingombrante del restare lì o prendere una strada diversa.

Ma quella in fondo è stata casa sua per troppo tempo e in quello spazio protetto a contatto con la vecchiaia riesce a sentirsi protetta e indispensabile. Gli anziani hanno le loro storie e i loro “azzardi”  come il professor Giuliani, che inizia a fumare a 85 anni, il generale Lattanzi e “Caramella” che ruba ghiottonerie, la signora Nunzia che ripete l’aneddoto del padre che ha vinto le Olimpiadi di Londra, Jolanda, Sara.

Il micromondo del gerocomio con le sue partire di scacchi e  odoroso di disinfettante, minestrone, circondato dal verde è tranquillo e   intessuto dalle rievocazioni materne, fino al momento dell’arrivo di un giovane che soccorre Marina in un piccolo incidente.

Roberto che sa di vento e  che si muove in moto, è uno studente universitario prossimo alla laurea, ha una relazione complicata con una coetanea e viene catturato dalla dimensione dell’ospizio e dallo spirito accogliente e saggio di Marina. 

Molto presto la fisicità di Roberto, il suo odore e la sua voce divengono un’ossessione dolcissima per Marina che inizia a chiedersi se sia ancora in tempo per poter essere desiderata e accolta da un uomo: il riconoscimento attraverso lui le serve per ricordarsi che non è solo un’orfana ormai adulta, ma è ancora in grado di dare e ricevere amore. 

Il loro rapporto si ritrova però presto di fronte ad un ostacolo e all’incursione di nuovi personaggi – una diade madre-figlia che riflette con un sottile espediente letterario quello che la protagonista ha sempre rievocato con sua madre – che si dipanerà nel punto più alto e carico di tensione del romanzo, in cui, in Marina prenderà il sopravvento una parte distruttiva.

Spesso si avverte la sensazione che lei viva in una specie di dormiveglia, è in grado di dialogare ancora con se stessa, ma osserva la vita a distanza di sicurezza. Questo flusso è intervallato dall’esigenza di prendere in mano la sua esistenza, decidere, come ha scelto di fare sempre il professore Giuliani, l’ospite più acuto della struttura, personaggio anziano ma mai decadente.

“Forse pretendiamo troppo dall’amore.Vogliamo che ci salvi la vita, che ci faccia star bene, che ci renda forti, che ci protegga e sia totalizzante. Pretendiamo di essere amati per sempre. Quando invece l’amore è pieno di contraddizioni, debolezze, incongruenze”: e il punto è davvero questo per Marina, quello di compiere il salto mentale che le serve. E per farlo servirà comprendere in modo necessario e prioritario il  coraggio di accettare gli spettri del passato, con i sensi di colpa e che ciò che si ha può essere perso.

“Qui tocca a me decidere che cosa mi accadrà, come sarò, quali parole dire, nel sogno che mi assegno”: in questi versi di Patrizia Cavalli, l’autrice  accompagna le lettrici e i lettori al centro della storia, mostrando quello che Marina perde e quello che guadagna, nella vita sognata che si assegna, fino all’epilogo circolare, pacificatore.

Antonella De Biasi