Fin dal titolo di questo libro incontriamo la preposizione “tra” la quale, con una certa immediatezza, esprime quella volontà tutta poetica di insinuarsi nelle cose, anche quelle che apparentemente ci appaiono assai difficoltose, per non dire impossibili.

Il Piave rappresenta un punto di osservazione imprescindibile degli eventi sia per storia autobiografica e coordinate territoriali del poeta Carniel, sia per il carico simbolico che assume su di sé, ossia l’essere un limite mitico che deriva dagli ormai non più recenti anni della Grande Guerra. Nel Piave si susseguono suggestioni memoriali, parole che sfuggono, si proiettano visioni, si rimuginano pensieri ed è il fluire del fiume a costituire quasi un’allegoria esistenziale che pone la voce dell’io-poeta in sintonia con se stesso e il territorio. Il Piave diventa un vero e proprio corpo del verbo.

In seconda battuta abbiamo la luna a cui si affidano le proprie speranze, le proprie malinconie, un luogo ideale in cui proiettare la propria intimità, uno spazio confessionale privato in quanto destinato a se stessi, ma al tempo stesso pubblico perché ogni essere umano possa usufruirne e quindi riconoscerne l’utilità. Ed è il “tra”, di cui si parlava all’inizio, il luogo dell’indagine poetica di Michele Carniel, ovvero rintracciare quella concretezza che intercorre tra il luogo della vita che scorre con noi, ma al tempo stesso prima di noi (il Piave), e il tempo che potrebbe-sarebbe-dovrebbe essere (la luna).


Tra il Piave e la luna

Tra il Piave e la luna
le rive si stringono
per mettere all’acqua
carezze ma espresse alla luce del sole.
Tra il Piave e la luna
la corrente s’inceppa ad ogni tua eclisse
perché sulla fotocopia del cielo
non vivi mai.
Tra il Piave e la luna
gli eroi hanno smesso di cantare
perché gli esempi hanno cessato di esistere.
Tra il Piave e la luna
ogni onda soffoca sul nascere
per timore di ritrovarsi in mare aperto.
Tra il Piave e la luna
la polvere rimane sospesa
per capire su quale abbandono sostare.
Tra il Piave e la luna
l’umanità agonizzante
sceglie un Dio qualsiasi da odiare.
Tra il Piave e la luna
il pensiero uccide solo

quando travestito da silenzio.
Tra il Piave e la luna
sussurrami piano come nasce ad ogni ora il giorno
e come muore ad ogni istante
il nostro momento.


Si può affermare che la poesia di Michele Carniel trovi un quid nella sopportazione della vita, nella resistenza agli eventi i quali, connotati da una continua tensione tra lo spirito e il corpo, consumano e affaticano. Nonostante tutto c’è bisogno di andare avanti affinché le cose continuino ad esistere, anche se non c’è una spiegazione a tutto questo.

La poesia sembra quasi diventare una rituale di accettazione del desiderio in sé e del cambiamento continuo che ogni essere umano è chiamato a vivere: «Ma la carne non si inventa / dall’oggi al domani / e nell’arco di tempo / in cui gli alberi crescono dentro le case / al posto delle famiglie, / noi fuggiamo / per ripararci nei ritagli frastagliati / di un orizzonte mai tramontato» (p. 32). In questo si scorge una certa consapevolezza esistenziale che riporta all’amore che si ripropone in nuovi amori, sentimenti che feriscono nell’effimera dimensione del tempo. Il dolore è un lupo solitario che trova pietà nei propri simili e «le lacrime sono solamente una menzogna / di questa nuova primavera» ci dice Carniel. Così il rimando diventa, da possibile vissuto, il vissuto stesso. Il “tra” di cui si parlava in apertura diventa voragine con cui tutti gli esseri umani fanno i conti, ci si guarda indietro, si torna al principio e si scopre che la passionalità è anche una formidabile forma di resistenza: «(di che notte siamo fatti?»), si chiede il poeta in un inciso. Difficile spiegare, ma la verve un po’ surrealista ci viene in soccorso: «e continuerei a suonare / fino all’estinzione dei polpastrelli.» Ed è forse questa ostinazione gentile il succo di tutto ciò che si trasmette anche nelle prose di questo volume, il senso di un granitico “nonostante tutto”.

Non resta che invitare il lettore a individuare attraverso l’introspezione di Carniel i propri antri in cui sono confinati i desideri e il peso della realtà è a guardia di quelle divagazioni che, a pensarci bene per quanto dolorose, ci fanno vivere.

Federico Preziosi

Michele Carniel è nato il 15 gennaio 1978 e vive a San Donà di Piave. Di professione fa il progettista di impianti navali a Marghera (VE).
Tra il Piave e la Luna è il primo libro da lui pubblicato con Sillabe di Sale Editore.