Un uomo e una donna. Due professionisti, entrambi affermati. Una casa in comune con un letto matrimoniale vuoto, perché lei, C. attende il matrimonio per condividere la stanza. Nel frattempo, lui, D,. si dà al poker notturno on-line mentre C. fa eccitare davanti a una telecamera un buon numero di ammiratori, guadagnandoci, oltre all’eccitazione e al brivido del proibito, una bella sommetta.
Comincia così il thriller psicologico Pazzo di te di Andrea Cerasuolo e Carlo Conte, una storia dai vaghi echi di Eyes Wide Shut di Kubrick, una contaminazione di erotismo, psicologia e crime.
Il sesso sembra essere il collante delle esistenze dei due, una pulsione perversa e inarrestabile, specie da parte della donna. In questa coppia così fuori dagli schemi, si inserisce un giorno slave140mail.com, una figura virtuale che s’impossessa, con la sua brama di sottomissione nei confronti dell’uomo, della vita di D.
La chiave di lettura di questo romanzo – la sussurriamo al curioso lettore – è racchiusa nei versi del carme LXXXV di Catullo, in epigrafe al testo:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse
requiris,
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Odio e amo. Forse vuoi sapere perché lo faccia. Non lo so, ma sento che (questo) avviene e mi sento in croce.
Catullo si riferiva alla bella amante Lesbia, che lo tormentava con i suoi capricci e soprattutto i suoi tradimenti.
Il lettore non ritenga questa una noiosa e superflua digressione, perché Catullo in un altro carme (LXXII) pone una distinzione che chi è stato travolto dalla passione ben conosce: si può amare in modo erotico, con i sensi, e nel contempo non volere bene, non provare più affetto per l’altro. E da questo punto in poi, il rapporto può arrivare alle più pericolose deviazioni…
L’eros sfila in ogni pagina di Pazzo di te, a sottolineare che la fiamma irrazionale della passione ci piega a ogni suo volere, beffandosi della razionalità e di ogni valore etico. Ci mette in croce, come ci ricorda Catullo. Ma, dalla seconda parte in poi, abbandoniamo l’erotico lirismo del poeta latino per addentrarci in una storia sempre più dark, in un thriller teso e spiazzante, fino alla conclusione che certo solleverà non poche riflessioni e inquietudini nel lettore.
Eppure, forse perfino a dispetto degli autori stessi, nelle ultime pagine torna la disperazione di Catullo, che, consapevole delle proprie umane miserie, confessa a se stesso: Miser Catulle, desinas ineptire (infelice Catullo, cessa di farneticare). Diventa difficile, in un diabolico pas de deux come Pazzo di te, non provare emozioni contrastanti dinnanzi a una vittima per cui il baratro dell’inferno è stato così scientificamente congegnato. Quando sfugge alle redini dell’ultimo barlume di ragione l’amore diviene così un’insania, una pazzia, e l’aggettivo del titolo assume una connotazione tragicamente reale.
Donatella Brusati
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