Per una lira è il titolo di una canzone di Lucio Battisti che comincia così: Per una lira io vendo tutti i sogni miei. E poi la voce a strisce di Battisti racconta la storia di qualcuno che a malincuore si distacca da una parte di sé. Ascoltandola, ho sempre pensato a chi scrive. In particolare agli esordienti. Chi, per la prima volta (e spesso per una lira) consegna il proprio destino al mondo. Nell’incertezza e nell’imprecisione, un esordio insegna a scrivere più di un capolavoro (anche quando le due cose coincidono: David Foster Wallace, La scopa del sistema, 1987). Per una lira è uno spazio dove leggendo le nuove voci della narrativa, italiana e straniera, metteremo in luce alcuni aspetti di un romanzo legati al gesto dello scrivere per la prima volta, ovvero alla scoperta della propria voce.

Alessandra Minervini, scrittrice, editor e writing coach. Il suo primo romanzo si intitola Overlove, LiberAria 2016. Il suo sito è alessandraminervini.info. Qui gli articoli pubblicati su exlibris20.


Silvia Bottani, Il giorno mangia la notte, SEM 2020

Milano, estate. Le vite di tre sconosciuti si intrecciano in una città in pieno mutamento, capace di rari squarci romantici e quotidiana ferocia. Giorgio è un uomo di cinquantacinque anni che soffre di gambling patologico. Ex pubblicitario rampante, oggi è un uomo cinico, cocainomane, dipendente dall’alcool e separato dalla moglie Marina, di cui è ancora innamorato; Naima, una bella ragazza di venticinque anni, italiana di origine marocchina, pratica la kick boxe e lavora come insegnante di sostegno in una scuola elementare; Stefano, figlio di Giorgio, è un ventottenne pugnace, praticante avvocato e militante neofascista.
A seguito di una rapina improvvisata e letale, messa in atto da Giorgio nei confronti della madre di Naima, le vite dei tre protagonisti si incrociano. Alla morte della donna seguiranno una catena di eventi e i tre si troveranno a fare i conti con gli aspetti più oscuri di sé e con le conseguenze di un gesto insensato, sullo sfondo di una città in cui il conflitto sociale cresce come una febbre. Vittime e colpevoli saranno risucchiati nello stesso gorgo, attraverso tentativi di riscatto sociale, pregiudizi e violenza, fino all’accettazione di un’umanità piena di contraddizioni e un’impossibile catarsi. Un esordio importante, ambientato in una Milano perfettamente descritta.
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Lezione n. 17

Il romanzo corale

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Prima di iniziare a leggere Il giorno mangia la notte, romanzo d’esordio di Silvia Bottani, procuratevi il concept album dei Pink Floyd The dark side of the moon. Premete on. Concentratevi. Fatevi illuminare dal lato oscuro della luna. Perché di questo si tratta. Del lato oscuro della luna, anzi delle lune che attraversano con luci d’ombra questo caleidoscopico romanzo.

Nelle prime pagine conosciamo, a grandi (e spietate) pennellate, i personaggi principali che animeranno la storia al centro della quale c’è Naima, ragazza italiana di seconda generazione le cui origini marocchine sono dentro gli occhi di chi la guarda più che nei suoi. Naima è una maestra di sostegno, vive a Milano, appassionata di kickboxing, in zona Corvetto: periferia est della città, epicentro di case popolari e attraversata dalla ferrovia verso Bologna e Genova.

Quei palazzi depressi le erano familiari. Abitava in un quartiere dove i condomini come il suo, quelli dei precari e delle maestre, erano in bilico sopra lo strapiombo delle case popolari, abitati da un’umanità da ottocento euro al mese, sempre a rischio di crollo sociale. Si difendevano ostentando dignità, i gerani alle finestre, lo zerbino pulito, le etichette sul citofono tutte uguali.

Naima è il faro attorno a cui si illuminano e a volte si adombrano i destini del coro di personaggi che fanno da base narrativa alla protagonista. C’è sua madre Fadila, c’è l’amicaamante Giulia, c’è l’alcolista vetero-yuppie Giorgio che è padre del neo-fascista Stefano, c’è lo scopamico di Naima Matteo e c’è Milano. Una metropoli allo sbaraglio dipinta come una piccola pericolosa orribile Italia in miniatura. Tutti i personaggi della Bottani non possono appartenere a un’altra realtà, sono figli di questa Milano abbandonata e abbandonica, lontanissima da fiere e aperitivi, scorza dura di un frutto straconsumato. Leggendo il romanzo si sente l’eco dell’altrettanto corale, di ambientazione milanese, e meta-noir: Alba senza giorno di Fernando Coratelli (Italo Svevo-Gaffi Edizioni). Entrambi girano intorno a un “luogo del male”, Milano, e un crocevia di destini che nella vita era meglio non si incrociassero mentre nella pagina scritta sono incroci perfetti.

Quando si scrive un romanzo corale si conosce bene, di solito, la destinazione narrativa. Solo in questa maniera si possono muovere le fila di una storia in cui i personaggi in apparenza danzano nel buio, in realtà sono ben orchestrati da chi scrive. Se c’è un consiglio da seguire per scrivere un romanzo corale, questo è: pianificare prima dove ambientare il nostro noir, perché la nostra scelta caratterizzerà tutta la storia. E diventerà il tessuto connettivo in cui far muovere e interagire personaggi e situazioni. Se avete letto L.A. Confidential di James Ellroy e la sua Los Angeles anni Cinquanta (quella bigotta, truce e violenta) la sensazione “di ogni cosa al suo posto anche quando tutto è in disordine” l’avrete certamente avvertita nella lettura. I personaggi che la animano, molto lontani da lustrini e paillettes che si scontrano con uno scenario di desolazione, bar intossicati e corruzione.  Nella narrazione in terza persona ci mimetizziamo con la testa dei personaggi, governando i loro pensieri. Un po’ come avviene al cinema, con la semi-soggettiva. Pensate alla celebre scena della doccia in Psyco di Alfred Hitchcock. La macchina da presa stringe sulla ragazza, Marion, senza mostrarne il volto. Il nostro sguardo si ferma dove vuole il regista, sulla schiena di Marion che diventa la nostra schiena. La voce in terza persona della Bottani lavora così, in un magnifico zig-zag che concede e toglie percezioni e punti di vista, abbracciando i pensieri più nascosti dei personaggi.

“Davanti allo specchio il suo viso sembrava incurante della lotta interiore che Naima combatteva da mesi. La giovinezza aveva la grazia di non chiederle il conto del dolore e della stanchezza: quel conto sarebbe arrivato anni dopo, all’improvviso, una mattina dei suoi quarant’anni, quando avrebbe osservato con stupore uno smottamento dei lineamenti, un cambiamento profondo ma fino a quel momento rimasto sopito. Avrebbe capito che il tempo non scorre lineare, ma insegue fratture e alterazioni, forma delle bolle, si raggruma e si liquefà, proprio come una sostanza organica.”

Pur essendo un romanzo corale, la storia principale che possiamo indicare come una sorta di formazione umana al contrario da parte di Naima che diventa “grande” passando per gli inferi propri e di chi le sta intorno, andando incontro a un destino di rimpianti violenti e feroci.

La bellezza de Il giorno mangia la notte si può sintetizzare con una delle più note citazioni di Fight Club esordio straordinario di Chuck Palahniuk: «Non c’è niente di statico. Tutto va a pezzi». Motivo per cui vi consigliamo di non perdervi il romanzo della Bottani se volete, anche voi come Naima, non avete paura degli occhi convessi e stregati della realtà contemporanea.

Piccola bibliografia per chi vuole scrivere
Il romanzo corale



Fernando Coratelli, Alba senza Giorno, Italo Svevo 2019
James Ellroy, L.A. CONFIDENTIAL, Mondadori 2017
Chuck Palahniuk, Fight club, Mondadori 2017
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