WIDOKZ ZIARNKIEM PIASKU
Zwiemy je ziarnkiem piasku.
A ono siebie ani ziarnkiem,
ani piasku.
Obywa sie bez nazwy
ogólnej, szczególnej,
przelotnej, trwalej,
mylnej czy wlasciwej.
Na nic mu nasze spojrzenie,
dotkniecie.
Nie czuje sie ujrzane i
dotkniete.
A to, ze spadlo na parapet
okna,
to tylko nasza, nie jego
przygoda.
Dia niego to to samo, co spasc
na cokolwiek,
bez pewnosci, czy spadlo juz,
czy spada jeszcze.
Z okna jest piekny widok
najezioro,
ale ten widok sam siebie
nie widzi.
Bezbarwnie i bezksztaltnie,
bezglosnie, bezwonnie
i bezbolesnie jest mu na
tym swiecie.
Bezdennie dnu jeziora
i bezbrzeznie brzegom.
Nie mokro ani sucho jego
wodzie.
Nie pojedynczo ani mnogo
falom,
co szumia gluche na swój
wlasny szum
wokol nie malych, nie duzych
kamieni.
A wszystko to pod niebem
z natury bezniebnym,
w którym zachodzi slonce nie
zachordzac wcale
i kryje sie nie kryjac za
bezwiedna chmure.
Targa nia wiatr bez zadnych
innych powodow,
jak tylko ten, ze wieje.
Mija jedna sekunda.
Druga sekunda.
Trzecia sekunda.
Ale to tylko nasze trzy sekundy.
Czas przebiegl jak poslaniec z
pilna wiadomoscia.
Ale to tylko nasze porównanie.
Zmyslona postac wmówiony jej
pospiech,
a wiadomosc nieludzka.
VISTA CON GRANELLO DI SABBIA
Lo chiamano granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso
né granello, né sabbia.
Fa a meno di nome
generale, individuale,
instabile, stabile,
scorretto o corretto.
Non gli importa del nostro
sguardo, del tocco.
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un’avventura nostra,
non sua.
Per lui è come cadere su una cosa
qualunque,
senza la certezza di essere
già caduto
o di cadere ancora.
Dalla finestra c’è una bella vista
sul lago,
ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma, senza
voce, senza odore e dolore è il suo
stare in questo mondo. Senza
fondo lo stare del fondo del lago
e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della
sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello
delle onde,
che mormorano sorde al proprio
mormorio
intorno a pietre non piccole, non
grandi.
E il tutto sotto un cielo per natura
senza cielo,
dove il sole tramonta non
tramontando affatto
e si nasconde non
nascondendosi dietro una nuvola
ignara.
Il vento la scompiglia
senza altri motivi
se non quello di soffiare.
Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Ma sono solo tre secondi nostri.
Il tempo passò come un messo con
una notizia urgente.
Ma è solo un paragone nostro.
Inventato il personaggio,
insinuata la fretta,
e la notizia inumana.
trad. Pietro Marchesani
Wisława Szymborska è un nome forse ancora sconosciuto, sicuramente difficile da ricordare. Settantatreenne, polacca, Szymborska da quest’anno non può più essere ignorata: ha, infatti, ricevuto nel 1996 il premio Nobel per la letteratura.
In Italia è possibile leggere una sola raccolta, Gente sul ponte, pubblicata dalla casa editrice milanese Scheiwiller.
La poesia della Wislawa Szymborska si interroga sui grandi temi di sempre, che sono poi il senso dell’esistere o del morire, muovendosi dalla concretezza delle cose, dalle situazioni e dai sentimenti, dall’esperienza di ciò che è comune. Ma la compassione della poetessa, il suo forte senso degli altri è sempre lieve per la leggerezza con cui si avvicina alla realtà.
Una leggerezza che è già nel linguaggio semplice, spesso colloquiale. Sembra che in molte poesie la Szymborska racconti una piccola storia tratteggiandola verso dopo verso. E del racconto è anche la temporalità della sua poesia come in Funerale “fatta” dalle frasi rubate alla colloquialità ora pensosa ora banale delle persone in processione. La sua poesia è una poesia dell’ascolto e della vista. È una poesia a cui basta descrivere per esprimere.
È una poesia che coglie ironicamente quel che è evidente e quel che sfugge nel più piccolo gesto, oggetto, incontro. Una poesia riflessiva a volte scherzosa che parla della morte (Sulla morte senza esagerare), delle tragedie della storia (La prima fotografia di Hitler), del sentire, dell’animato e dell’inanimato (Vista con granello di sabbia) sempre “in piccolo”, ma facendo scaturire da piccole notazioni un imprevedibile senso. Lei stessa dice che dal diluvio occorre salvare «chiaroscuri e semitoni / capricci, ornamenti e dettagli, / stupide eccezioni, / segni dimenticati / innumerevoli varianti del grigio, / gioco per il gioco/ e tu, lacrima del riso» (Nell’arca).
Tommasina Lupo
La Fiera dei Miracoli (collana “Strenne Franci” Scheiwiller 1993, fuori commercio)
Gente sul Ponte (Libri Scheiwiller 1996)
La fine e l’inizio (LS 1997)
Vista con granelli di sabbia (Adelphi 1998)
25 Poesie (Mondadori 1998)
Taccuino d’amore (LS 2002)
Posta letteraria, ossia come diventare (o non diventare) scrittore (LS 2002)
Uno spasso e Ogni caso (LS 2003)
Attimo (LS 2004)
Discorso all’ufficio oggetti smarriti (Adelphi 2004)
Appello allo Yeti e Sale (LS 2005)
Grande numero (LS 2006)
Letture facoltative (Adelphi 2006)
Ok? Nuove letture facoltative (LS 2006)
Due punti (Adelphi 2006)
La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009). Testo polacco a fronte (Adelphi 2009)
La prima frase è sempre la più difficile (Terre di mezzo 2012)
Basta così (Adelphi 2012)
Come vivere in modo più confortevole (Adelphi 2016)
Da aprile 2009 si è proceduto con le nuove edizioni delle raccolte poetiche edite da Libri Scheiwiller nella traduzione di Pietro Marchesani e con l’apparato delle note revisionato e aggiornato.
Libri Scheiwiller pubblica nella collana “Prosa e poesia” le singole raccolte di Wisława Szymborska: viene così restituito integralmente ai lettori il percorso poetico della grande autrice polacca accompagnando ogni edizione, come tradizione, con il testo originale a fronte.
Wisława Szymborska
Opere
A cura e con un’introduzione di Pietro Marchesani
Traduzioni di Luca Bernardini, Pietro Marchesani, Valentina Parisi e Laura Rescio. Profilo biografico di Joanna Szczesna e Anna Bikont e una conversazione con Federica K. Clementi
Adelphi, «La Nave Argo»
p. LI-1132, 7 tav. a colori
€ 70,00