Portare mondi fantascientifici ai ragazzi attraverso i libri è un lavoro elettrizzante sotto mille punti di vista. L’esperimento della collana {I Codici}, pubblicata dal 2020 da Edizioni Piuma, si muove proprio nel proporre romanzi di avventura di natura distopica a un pubblico di giovani lettori, un luogo dove cercare risposte e riflettere sulla realtà contemporanea che ci circonda. Nell’ottica di creare un terreno fertile, dedicato soprattutto ad autrici donne, si cerca di dare spazio a punti di vista critici e alternativi.
Nei decenni passati sono state poche le scrittrici venute alla ribalta rispetto ai colleghi uomini, ma non è stato per mancanza di talento quanto, invece, di opportunità nell’affermare una propria carriera. A questa problematica si sono affiancate però le difficoltà degli autori di fantascienza ad oltrepassare i margini entro i quali era stata relegata la fantascienza stessa dal mondo accademico. L’abitudine di etichettarla come un genere estremamente popolare di consumo, aveva ridotto l’occasione di sdoganare molti romanzi che si sono rivelati vere e proprie pietre miliari.
In passato, soprattutto nel mondo anglosassone, si cercavano narrazioni che affrontassero il futuro, distorcendo o amplificando l’irreversibile cambiamento tecnocratico al quale erano esposti scrittori e intellettuali. L’epoca d’oro degli anni Cinquanta, i rivoluzionari Sessanta e gli avanguardisti Settanta, hanno raccolto scrittori che hanno spinto comunque la fantascienza oltre i propri limiti. Philip Dick, Ursula K. Le Guin, Samuel Delany, Arthur Clarke, Kurt Vonnegut, William Burroughs, J.G. Ballard, Thomas Pynchon, non sono che una minima parte di quel mondo che ambiva a dare rispettabilità a un genere marginale rispetto alla letteratura “alta”.
Ursula K. Le Guin è riuscita ad aggiudicarsi cinque premi Hugo e sei Nebula, a lei va il merito di aver dato maggior profondità letteraria al genere soprattutto con La mano sinistra delle tenebre e il ciclo di Earthsea.
Durante un’intervista, alla domanda perché scrivesse libri di fantascienza, la scrittrice rispose: “La fantascienza è una bella forma. Ci sono cose che si possono fare solo con la fantascienza. Il fantastico è per un modo originario di raccontare una storia e la fantascienza è un genere di questo modo, un genere moderno e postmoderno” (Intervista con Ursula K. Le Guin di Marina Camboni, Portland, Oregon, 22 Agosto 1998).
Una tendenza curiosa è stata quella, tra gli anni ’50 e ’60, di molte scrittici americane di firmare sotto pseudonimo maschile, come: Alice Sheldon in James Tiptree, Gertrude Barrows Bennet in Francis Stevens. Ma anche l’Italia non è stata da meno con: Leonia Celli in Lionel Cayle, oppure Nora de Siebert in Norman McKennedy. Roberta Rambelli, nota traduttrice, addirittura ne usava diversi.
Alice Bradley Sheldon ha una storia a sé. Cresciuta in un ambiente intellettualmente stimolante, durante gli anni cinquanta si è inventata un giorno il nome di James Tiptree Jr. Lo aveva candidamente preso da una confezione di marmellata dell’epoca. La stessa autrice confessa in un’intervista che era stata semplicemente un’idea per passare inosservata ed essere letta da un pubblico maschile senza falsi pregiudizi. E proprio a lei va l’onore di aver fatto superare la percezione di una scrittura di fantascienza espressamente maschile. La sua identità è rimasta segreta fino agli anni Settanta, nonostante rispondesse alle lettere dei suoi ammiratori senza mai entrare nel dettaglio della propria vita privata e senza mai specificare il sesso a cui apparteneva.
Nonostante la fantascienza avesse avuto le carte in regola per affrontare certe speculazioni narrative rivolte alla società e quindi finalmente uscire dalla restrizione del genere, qualcosa nel corso degli ultimi decenni del Novecento è imploso, stazionando in letteratura di consumo per lettori appassionati.
La direzione degli Ottanta e Novanta ha visto abbondare le pubblicazioni. Gli scrittori di quel periodo avevano risposto immediatamente alle curiosità e agli appetiti del pubblico verso il filone del cyberpunk. Erano gli anni dell’espansione dei computer, e la tecnologia stava prendendo il sopravvento, mentre William Gibson e Bruce Sterling immaginavano futuri tra le pagine dei loro libri.
Caso letterario è stato poi Margaret Atwood che ha pubblicato nel 1985 Il racconto dell’ancella, poi il resto è storia. Temi forti e una devastante distopia nell’anticipare tematiche care ai movimenti femministi come il rovesciamento dei ruoli sessuali e la liberazione della donna.
Riguardo al nuovo millennio si possono aprire ulteriori riflessioni. La narrazione fantascientifica riesce ad aderire e a volte intuire dei cambiamenti, e questo la pone in una posizione di privilegio nel dialogare proprio con il contesto sociale in cui si vive.
Da un paio di decenni, si è concretizzato il paradosso di ritrovarsi in una società fortemente distopica. L’esponenziale spinta tecnologica, la crescita smisurata dei rapporti sociali virtuali, i cambiamenti climatici sempre più apocalittici, la pandemia, la paura del nucleare e della guerra, sono tutte condizioni reali che appartengono a temi drammaticamente legati alla letteratura fantascientifica.
Complice anche di un rinnovato interesse verso la fantascienza, anche le industrie del cinema e dei videogame hanno generato altre nuove narrazioni transmediali postmoderne e futuribili. Matrix, Final Fantasy, MineCraft, universi che non finiscono mai di ricreare all’infinito altre narrazioni.
Sotto la grande ala della fantascienza si percepiscono fermenti e movimenti letterari che appaiono iper contemporanei, anche se poi si possono ascrivere in letture preesistenti da oltre più di un secolo.
Ad esempio, il desiderio e l’empatia hanno spinto sempre di più la popolazione a relazionarsi scegliendo in prima battuta il mondo virtuale dei social, condividendo parti e aspetti della propria intimità in modalità digitale prima che fisica. Da una parte siamo sempre più isolati e dall’altra eternamente connessi al mondo. La massa che s’intrattiene e vive nel web si è evoluta in un flusso da governare da parte di pochi o di governi che impongono la propria visione politica.
Quanto di più distopico appare questa condizione umana? Quanto risultano profetiche certe narrazioni del secolo scorso che immaginavano futuri di orwelliana memoria?
Ma il punto interessante non è tanto trovare analogie tra romanzi di fantascienza e fatti reali, quanto la capacità di un genere letterario di essere una fonte inesauribile per la narrazione stessa attraverso sottogeneri e continue ibridazioni.
Ma in fondo non è stato sempre così?
Indietro nel tempo, grazie a una rivisitazione in chiave scientifica del mito dell’uomo che crea la vita, Mary Shelley dava il suo contributo nel far partire la fantascienza moderna con il suo Frankenstein, nonostante avesse affrontato la difficile condizione di essere un’autrice donna.
Negli ultimi anni, la voce femminile si è fatta sentire anche qui in Italia con autrici molto interessanti. Avrai i miei occhi di Nicoletta Vallorani (2019) pubblicato da Zona42, L’isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli (2020) Mondadori, Configurazione Tundra di Elena Giorgiana Mirabelli (2020) edito da Tunué, non sono che alcuni esempi di opere che raccontano di fantascienza, anche se in modo molto diverso tra loro.
Da molte di queste suggestioni è partita l’idea della collana {I Codici} nel cercare di aprire interessi verso mondi fantastici anticipando la narrazione fantascientifica per un pubblico più piccolo, ma non per questo meno immerso nel futuro. I più giovani della generazione zeta vivono ancora a metà tra l’infanzia che stanno abbandonando e l’adolescenza che li sta investendo. Interpretare il presente e il futuro prossimo con mondi alternativi o paralleli forse è una buona chiave di lettura per porre loro delle riflessioni. Il nome della collana deriva dall’idea di trovare e sperimentare chiavi di accesso che possano aprire connessioni tra gli adolescenti e l’editoria. Per i ragazzi avere a che fare con i mondi fantastici è di fondamentale importanza per la crescita e l’individuazione di una propria identità attraverso i filtri delle metafore. I giovani necessitano di strumenti, quindi di storie, nelle quali immergersi per trovare un personale punto di vista nei confronti della società con la quale un giorno dovranno rapportarsi.
La collana ha iniziato a prendere forma un paio di anni prima della pandemia, ma è stata pubblicata proprio durante quel periodo. Ha preso il via con Il disegnatore di nuvole di Giorgia Simoncelli, che ha già ricevuto importanti riconoscimenti: finalista come Miglior romanzo di esordio al Premio Strega ragazze e ragazzi 2021 e il Primo Premio Simonetta Lamberti, alla XXXVII edizione di Cava de’ Tirreni, Menzione della giuria al Festival Giallo Garda. Dastan verso il mare di Laura Scaramozzino, Salis e l’Equilibrio dei Regni di Daniela Morelli, Gli effimeri sono immortali di Azelma Sigaux fino ad Alice Bassi con Oltre la nebbia, in uscita a maggio 2022, sono le storie che stanno arricchendo lo scaffale, insieme al comparto dei codici XL con Everlasting di Juliette Pierce e Il sonno dei dannati di Pascal Millet.
Francesca Di Martino
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