L’ultimo romanzo di Anna Bertini, 🔗Il tema di Ethna, oltre a delineare le tappe fondamentali della vita della protagonista attraverso la musica, rivela tutta la maestria romanzesca dell’autrice articolandosi in uno stile raffinato, che ricorda l’approccio narrativo di Hemingway, secondo il quale l’emozione non va descritta ma deve accadere. Anna Bertini fa accadere le emozioni e soprattutto regala ai lettori un vero e proprio romanzo di stampo novecentesco per tutta una serie di motivi e analogie con i grandi scrittori del secolo scorso.

Molti autori, da Joyce, a Woolf, passando per Svevo fino ad arrivare a Proust, si confrontarono con i concetti psicoanalitici di interpretazione dei sogni, motto di spirito e soprattutto di inconscio, concetto quest’ultimo che è sempre stato presente nel mondo della letteratura sin dagli albori assumendo nomi diversi e basandosi spesso sulla speculazione.

Da Freud in poi questo concetto non può più essere trascurato, perché è il risultato di una ricerca terapeutico-scientifica basata sull’osservazione. Questa autorevolezza rende l’inconscio un dato oggettivo e inesorabile tanto da convincere molti autori a introdurlo, spesso in maniera caotica e sconnessa, nei propri racconti. 

Sicuramente la parte iniziale del romanzo è una dichiarata analessi, quasi una sorta di anacronismo dal quale dipende poi tutta la storia.

Nel momento in cui Ethna scopre le sue vere origini e la provenienza di suo padre biologico, la descrizione si sposta su un livello impalpabile tanto da trasportare il lettore in una realtà di altri tempi. È proprio in questo momento che si comincia a respirare il Novecento, un secolo che si fregia delle scoperte in campo scientifico per integrarle nella letteratura ma soprattutto che contrasta il Romanzo Borghese con una nuova visione del mondo, permettendo così la nascita e la diffusione del romanzo psicologico.

La Bertini sembra risentire molto dell’influenza di questo tipo di romanzo: attraverso Ethna ci regala una storia piena di mistero e di introspezione senza diventare mai patetica o autocommiserativa.

La lettura è molto piacevole perché parla di Ethna come di una donna di ampie vedute, che sembra aver accettato la sua realtà e vive le sfide della vita con molta consapevolezza, come se fosse passata attraverso un processo di autoesplorazione.

Come per i grandi del secolo scorso, anche per la Bertini, la coscienza, il passato e la memoria sono ingredienti fondamentali del romanzo e per questo motivo ne arricchiscono la trama. Soprattutto la memoria è, nei romanzi come nella psicoanalisi, una memoria delle sensazioni, con un’ingerenza personale dovuta alla prospettiva soggettiva che gli autori esprimono attraverso i personaggi. La memoria, ovvero la confusione che ne deriva, si fonde con il subconscio e diventa un punto di partenza per andare alla ricerca di sé stessi.

Il nuovo assetto socioeconomico del mondo stabilisce una nuova struttura della società costringendola ad abbandonare le catene di un provincialismo borghese e creando, accanto ai nuovi schemi sociali, un rapporto diverso fra mondo interiore e mondo esteriore proprio come accade ne Il Tema di Ethna.

Si potrebbe dire che la Bertini è fondamentalmente novecentesca nel senso che incarna una letteratura onnicomprensiva e senza forti contrasti. Oltre a riportare in auge il romanzo psicologico, in una forma nuova e più lineare, introduce ulteriori elementi novecenteschi nel racconto, i quali si riscontrano nella caratterizzazione di uno dei personaggi, Lorenzo, che è un tipico esempio di eroe decadente. Lorenzo incarna il Decadentismo nel senso che sembra voler portare l’edonismo ai limiti e rifiuta una vita banale.

A questo accenno di Decadentismo si affianca anche una nota di Crepuscolarismo con una certa malinconia che si riscontra in minima parte verso la fine del romanzo, dove alcuni personaggi sembrano volersi accomiatare da un secolo culturalmente immenso ma ricco anche di contraddizioni e lo fanno con molta consapevolezza. Questo novecento è agli sgoccioli e la tecnologia prenderà il sopravvento sulla cultura ma nel romanzo c’è un atteggiamento di totale accettazione del futuro, senza pregiudizi.

Il futuro sarà diverso da un’epoca fatta di scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato l’esistenza. Le correnti artistico-letterarie del Novecento furono le più disparate ma riuscirono a coesistere senza perdersi in dinamiche antitetiche. Le ricerche in campo della Fisica stravolsero i dogmi del Mondo, l’Europa fece l’esperienza del Totalitarismo e allo stesso tempo sperimentò le forme più moderne di democrazia e di costituzionalismo ma soprattutto esordì con la sfida lanciata da Freud e del suo contributo all’umanità.

L’architettura stessa è legata allo stato d’animo di autori e protagonisti dei romanzi. I luoghi del passato sembrano assumere un valore diverso in quanto vengono associati a determinate sensazioni emotive delle quali gli individui non sempre hanno il controllo ma sono un tassello importante che permette di creare un’atmosfera particolare, dando voce al mondo interiore e facendo da specchio della coscienza e sensibilizzando la dimensione dell’immaginario.

La Bertini con molta abilità ingloba l’architettura nella narrazione e lo fa alla maniera novecentesca quasi trasmettendo delle sensazioni che si estendono oltre. Accenna alle città dove l’elemento esperito dell’architettura non è solo confinato in una ratio funzionale ma pone l’individuo di fronte ad una sfida multisensoriale. Le città diventano depositarie di atmosfere magiche che vengono prima di tutto percepite nella loro interezza. Senza parlare dettagliatamente di Dublino, la Bertini ci comunica l’essenza e lo stile di una città di confine sempre in fermento, aperta al cambiamento e con una nota di tetraggine. Oppure Livorno, descritta o trasmessa come una città austera ma allo stesso tempo inclusiva fino a favorire la contaminazione culturale.

Oltre all’architettura, la musica assume un’importanza diversa dal solito, forse perché fa da supporto valido ad una letteratura basata sull’importanza della psiche. In altre parole, aiuta ad interpretare quelle emozioni di cui l’individuo non è ancora pienamente consapevole e che l’alienazione, in termini postmoderni, derivante dalla scienza o dal senso comune, ancora non riesce ad esprimere pienamente. Ne Il tema di Ethna, la musica assume quel ruolo universale, che la rende espressione di un’epoca e contemporaneamente un’opera senza tempo, sempre fruibile con stupore come se risvegliasse delle emozioni ogni volta diverse. L’arte diventa un canale di sublimazione che ci aiuta a comprendere gli stati d’animo e a dare voce all’inconscio. 

La compenetrazione tra letteratura e musica sembra quasi necessaria, in quanto interpreta un processo di trasformazione della realtà fino a voler usare le parole come se fossero musica, concetto questo che rimanda alla letteratura di Joyce considerata una vera e propria apoteosi del flusso di coscienza associabile ad una sinfonia.

Memoria, se pur confusa, e musica si fondono per riportare alla luce frammenti del passato che andrebbero rielaborati per capire sé stessi, e questo rapporto di fusione si accentua con il romanzo psicologico. Questo accade nel contributo di Proust, Alla ricerca del tempo perduto e ne La coscienza di Zeno, dove i protagonisti vanno alla ricerca del proprio vissuto, a volte anche in maniera ironica. In poche parole, la musica come strumento per riesumare la memoria.

In fondo psiche significa anima, quell’anima associata al respiro, di sicuro Il tema di Ethna è un romanzo con l’anima perché ci costringe ad abbracciare la grandezza di un Secolo, a leggere fra le righe e a trovare il legame fra mondo interiore e mondo esteriore. 

Samantha D’Angelo