Thomas Tsalapatis atenese classe 84 è uno scrittore, poeta, autore teatrale e critico letterario e scrive per varie testate nazionali. Il suo esordio nel 2011 con L’alba è un massacro signor Krak con cui vince il premio nazionale per la letteratura come esordiente. Con lo stesso testo che vado a recensire nel 2018 si aggiudica a Torino il Premio InediTO.

Il Signor Krak è un personaggio surreale a cui spunta un chiodo in fronte che nasconde appendendo un quadro. Egli ha anche un figlio senza nome che non conosce per nulla, sempre chiuso in camera a guardare film porno e masturbarsi con l’intento di diventare cieco per non guardare il mondo orribile in cui vive. Questo mondo abitato da personaggi tristi e cattivi che per lo più fanno dispetti al Signor Krak che si limita a osservarli. Si siede su una pietra in alto e osserva. Mentre il tempo che qui non ha tempo lo fa invecchiare anche di molti anni in pochi minuti.

Atene si impossessa della seconda parte del libro dove l’autore ne descrive i tratti artistici e misteriosi attraverso l’incontro con poeti e scrittori greci trapassati. Racconta di aneddoti tra cui la vecchia signora con l’Alzheimer e di un ragazzo nato il 29 febbraio e che salta 4 anni ogni 5 di compleanni. Tutto assecondato da dialoghi poetici.

Una scrittura originale che sfiora il fantasy mischiando al poetico e alle leggende.

Ritroviamo in questo libro i tratti distintivi degli autori greci, la scrittura enigmatica velata di metafore quasi a voler raggiungere una poesia aforistica.

Il libro presenta brevi racconti che possono leggere sia singolarmente ma che insieme diventano una dolce melodia che poi sfiora le corde dell’anima quando si trasforma in poesia.

“Il sonno signor Krak è una perdita, se potessimo ne faremmo a meno” chi non sarebbe d’accordo con quest’affermazione che ha della leggera ironia nel contesto in cui la inserisce l’autore.

Una prosa quasi folle e a volte irraggiungibile. Per leggere il testo bisogna entrare in sintonia mentale con un autore appartenente all’epoca dei ragazzi a cui stata lasciata una terra indebitata e fanno i conti con la sopravvivenza. La sopravvivenza arrancata e a volte detestata è un messaggio velato lungo tutto il testo.

In un breve tratto poetico in cui un personaggio invoca il proprio Dio in preghiera si può leggere tra le righe il dolore di chi sopravvive alla morte prematura di un operaio che stava recandosi a lavoro osservato da un Dio indifferente.

Libro da leggere su diverse prospettive.

Angelina Todarello

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