“Dracula non è morto, si è solo trasferito a Roma” e, dopo aver trasformato Mina, ha ucciso tutti quelli che gli davano la caccia facendo sì che a farlo fosse il tempo e la convinzione.
Oggi vive a Roma, nella città eterna, che per questo gli si addice. Ha un fedele aiutante, Ion Tzara, e un gatto vampiro con due fedi d’oro a una zampa, l’unica cosa vivente che è riuscito a conservare dell’amore tra lui, che si fa chiamare Giacomo Koch, e Mina Harker, che invece oggi è Mina Murray.

Il Conte ha scoperto che più che eterno, è inestinto; che è un sistema e si adatta ai cambiamenti circostanti, così come da sempre fanno gli umani fino a quando le condizioni lo permettono. Giacomo però introietta le condizioni, le usa a suo favore e, per questo, più che eterno è inestinguibile.
Lo è diventato anche grazie alla “scienza” di un amico, lo psicanalista Carl Gustav Jung il quale ha saputo fiutare la morte, impedendo a Giacomo di ucciderlo. È quindi grazie a Jung che la luce, le croci e l’aglio non sono più letali ma si rivelano solo dei limiti autoimposti, delle “fisime”. La terapia permette al Conte di adattarsi sempre più, di comprendere che può nutrirsi di qualsiasi cosa scorra e che ogni volta che lo fa è vulnerabile perché più vicino al funzionamento umano.

Giacomo Koch è diventato un anatomopatologo al Fatebenefratelli di Roma mentre Mina vive a Venezia ma si è persa, pur restando sempre immobile nel suo passato con il Conte, che rinnega e maledice.
Mina è il motore della storia. Ciò che fa sì che Giacomo sia degno di interesse, ciononostante le sue “peculiarità”. Perché, ciò che non andrebbe detto, è che non è vero che si è importanti solo perché si è in sé ma anche perché si è per qualcun altro.

Il Conte, Giacomo, è tale perché è in Ion, in Zibetto, in altri e in Mina. Così come Mina è in Agnese, la compagna di una vita umana, in Luisa, la tuttofare di cui non può fare a meno, in Giacomo e in William, figlio suo e di Johnathan Harker.
Mina odia. E odia tutto ciò che la riporta a Giacomo, anche lo stesso William, come qualsiasi persona eternamente innamorata odia chi improvvisamente è scomparso. Mina è una vampira ma è colei che non ha dimenticato cosa significa essere umani, provare sentimenti e dolore. È colei che dimentica il suo non poter morire, pur di ricordare ancora com’è amare.
Mina odia. Odia il tempo che passa inesorabile e non uccide Giacomo, e nemmeno glielo restituisce, e per questo decide di aprire un salone di bellezza a Venezia in cui chi entra non potrà che uscirne “così” com’è “per sempre”.

Così per sempre è un romanzo in cui non sono importanti le regole imposte da cultura e società ma quelle della natura in cui uomini e donne possono non essere tali o esserlo a tratti, come ognuno di noi nel profondo. Queer, per intenderci, e con la consapevolezza che il sangue si mischia e non porta nessun privilegio, solo vita; come è naturale che sia. Consapevolezze tanto alte ma difficili da ricordare tutti i giorni se non hai fatto terapia con Jung o letto davvero tanti libri. È quindi per questo che siamo tutti Mina, consapevoli di tutto ciò che potremmo essere ma pur sempre umani.

Se Dracula non è morto, allora possiamo provare a incontrarlo e farcelo amico o, altrimenti, siamo e rimarremo sempre Mina.

“Il tempo non solo passa anche se nessuno lo conta, ma lascia addirittura il segno. O forse, piovere è un altro verbo che misura il tempo. Tu piovi, Giacomo”.

Un romanzo complesso, “romantico”, intellettuale e stratificato, ricco di storie e personaggi, che vi consiglio di leggere impiegando tutto il tempo che serve per godere di ogni singola frase!

Noemi Stabile

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