Otto libri di recente pubblicazione, scritti da otto scrittrici, letti su otto spiagge. Questo è tipe da spiaggia, il passaparola delle mie letture estive che mi auguro possano essere presto anche le vostre.  Quelle che seguono sono le prime quattro tipe da spiaggia, seguiranno altre quattro la prossima settimana. Buona lettura e buon bagno!
(Se #tipedaspiaggia vi piace, condividete citazioni tratte da questi libri, fotografati rigorosamente sulla spiaggia.)
  • La straniera, Claudia Durastanti, La nave di Teseo
    (Scoglio dell’Eremita, Polignano a Mare)

Scrivere te stessa significa che sei nata con rabbia e sei stata una colata lavica densa e continua, prima che la tua crosta si indurisse per lasciare affiorare una specie di amore.” Mentre lo leggevo tutto di fila, sotto il primo sole dell’anno su uno scoglio a strapiombo a Polignano, mi sono chiesta: com’è che a un certo punto a una persona che scrive salta in testa di raccontare la propria vita?
Claudia Durastanti, recentemente entrata nella cinquina del Premio Strega 2019, ha scritto un romanzo bellissimo in cui “straniera” è una parola che gira come il vento. La prima volta che compare è riferita al personaggio della madre, che è il personaggio centrale della storia, sorda come il marito, eccentrica, praticamente uscita da un party dello Studio 54 se non fosse che invece è lucana, nata in un paese minuscolo di cui a stento si ricorda il nome. Andando avanti straniera diventa anche la figlia che racconta se stessa da outsider, poi straniera è l’Italia, straniera è la disabilità e infine è straniera perfino l’epoca che ogni giorno ci esula dalla vita.
La straniera è un sublime romanzo di autofiction che non specula sulla vita, ma la trasforma nel racconto di un’esistenza.

  • Libera uscita, Debora Omassi, Rizzoli
    (Riserva Naturale di Torre Guaceto, Apani)

Una donna in divisa non può sorridere.” Aperto e poi sfogliato, lasciato a prendere aria sulla lunga fetta di spiaggia di Torre Guaceto, l’ho ripreso e poi in due giorni l’ho finito. Il romanzo della Omassi è una lettura che scuote. Non è da tutti immaginarsi la ricerca della propria identità di donna dentro una divisa da soldato che livella e frena ogni squarcio di  femminilità. Non è da tutti nemmeno scriverla questa storia che l’autrice, molto lucida, una che sa il fatto suo, racconta a volte come un pugno nello stomaco e altre come un bacio rubato. “Noi donne qua dentro dobbiamo correre il doppio degli uomini. Ci umiliano per una pisciata troppo lunga. Ci guardano come se fossimo incapaci o mezze ritardate. Piccole fragili creature inutili. Ribellarsi, siamo donne Cristo Santo.
Libera uscita, titolo azzeccatissimo, ha un punto di vista insolito sulla perenne questione dell’identità femminile. Ci si chiede se una donna meriti a un certo punto di essere una donna. La Omassi risponde mostrando che la legittimazione a essere donna non deve essere ricercata più nei ruoli.  Per alcuni versi è qualcosa di unico, questo romanzo, con un taglio secco sulle cose, una scrittura snella e piccoli affondi in cui non si sprofonda ma ci si rialza.

  • Persone Normali, Sally Rooney, Einaudi, trad. Maurizia Balmelli
    (Spiaggia Torre Quetta, Bari)

Se dopo aver letto il suo esordio, Parlarne tra amici, ero quasi sicura che questa scrittrice irlandese fosse la voce che aspettavo di leggere in questi ultimi anni, ora ne sono certa. Anzi punto ancora più in alto dicendo che la Rooney è la nuova Zadie Smith. La ventisettenne Sally Rooney scrive senza voler dimostrare mai quanto è brava. Per questo lo è, brava, e anche molto. Persone normali, da cui la BBC trarrà una serie tv, è la storia di due liceali irlandesi, Marianne e Cornell, che si amano. Ma ovviamente c’è un problema. Lui è popolare, lei è middle class, insieme formano un’evoluzione cosmica e per certi versi molto più romantica di Giulietta e Romeo. Anche per questo, per l’universalità dei sentimenti messi in scena, questo romanzo riguarda tutti noi. A meno che non vi siate mai innamorati nella vita. Letto sulla spiaggia della mia città, tra una limonata e uno sguardo all’orizzonte, l’ho finito in tre pomeriggi ridendo e commuovendomi a fasi alterne. “Sa che se lei fa la spiritosa e si comporta in modo elusivo è perché vuole dimotrargli di non essere risentita. Potrebbe dirle: Mi dispiace molto per quello che ti ho fatto, Marianne. Ha sempre pensato che se l’avesse rivista le avrebbe detto questo. Ma in qualche modo lei non sembra consentirglielo, o forse è vigliacco lui, o entrambe le cose.” La Rooney ha un talento inarrivabile, quello di non limitare mai la responsabilità di una relazione a una parte sola ma di ricordarsi che la fragilità appartiene a tutti gli innamorati, ancora di più a chi non lo è mai stato davvero.

Io volevo quello che vogliono sempre le donne: sentirmi legittimata.” Chi scrive è la compagna di Jonathan Franzen, si chiama Kathryn Chetkovich e la citazione è tratta dal racconto, prima di questo libro ancora inedito in Italia, Invidia. Parla di Franzen, di quando sia maledettamente bravo agli occhi della sua donna, anche lei scrittrice ma consapevolmente meno scrittrice di lui. Invidia è una delle più belle dichiarazioni d’amore che si possano scrivere e leggere. Si può amare nell’altro ciò che non si potrà mai avere nella vita.
Non ricordo, negli ultimi anni, un’antologia di racconti fatta con una tale potenza e personalità. I racconti delle donne contiene venti voci di scrittrici dal primo Novecento ai giorni nostri, rappresenta una radiografia letteraria e umana della narrazione femminile, in cui pubblico e privato diventano le stesse questioni come, pardon monsieur, solo le donne sono in grado di concepire.
Tutte le scrittrici presenti sono tipe che nella vita non l’hanno mai mandata a dire, tantomeno a scrivere. La curatela è preziosa perché ambisce a creare una festa bellissima, come scrive Annalena Benini nella presentazione del volume, facilmente riconoscibile (ci sono la Morante e la Ginzburg, la Woolf e la Parker) e nello stesso tempo senza civetteria (leggete in proposito i racconti di Edna O’Brien, Chimamanda Ngozi Adichie e una strepitosa Nora Ephron). Le storie si possono leggere come l’evoluzione della persistenza femminile nel mondo. Ogni storia è una confessione di sentimenti indicibili come le confidenze tra donne, complesse e dunque libere, mamme amanti mogli scrittrici mai stereotipate. Non ho scelto una spiaggia per leggerlo, ho deciso di portarlo con me in più spiagge come ulteriore protezione non dal sole ma dalle ombre che – inviolabili – sorvolano – pure – la bella stagione.

Alessandra Minervini